La fille du régiment
Opéra comique in due atti di Jean-François-Alfred Bayard e Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges
Musica di Gaetano Donizetti
Prima esecuzione: Parigi, Opéra-Comique, 11 febbraio 1840
Edizione critica a cura di Claudio Toscani
© Casa Ricordi, Milano, in collaborazione con il Comune di Bergamo e la Fondazione Teatro Donizetti
La Marquise de Berkenfield Adriana Bignagni Lesca
Sulpice Paolo Bordogna
Tonio John Osborn
Marie Sara Blanch
La Duchesse de Krakenthorp Cristina Bugatty
Hortensius Haris Andrianos
Un caporal Adolfo Corrado
Un paysan Andrea Civetta
Direttore Michele Spotti
Regia Luis Ernesto Doñas
Scene Angelo Sala
Costumi Maykel Martinez
Coreografie Laura Domingo
Lighting design Fiammetta Baldiserri
Drammaturgo Stefano Simone Pintor
Assistente alla regia Vanessa Codutti
Assistente alle scene Denia GonzalezAssistente alle luci Emanuele Agliati
Orchestra Donizetti Opera
Coro dell’Accademia Teatro alla ScalaMaestro del Coro Salvo Sgrò
PROLOGO ALL’OPERA
Ideato da Luis Ernesto Doñas con
Gaston Manuel Ferreira
La Duchesse de Krakenthorp Cristina BugattyPercussioni Ernesto López Maturell
Ballerini della Scuola di ballo Dance for Love
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti in coproduzione con il Teatro Lírico Nacional de Cuba
Senza togliere nulla alla bravura di tutti i cantanti coinvolti in questa produzione, di cui parleremo in seguito, la performance di John Osborn è stata straordinaria. Il primo motivo è dovuto all’edizione critica che permette al tenore americano di esprimersi al meglio nella sua seconda aria “Pour me rapprocher de Marie”. Questa aria viene per la prima volta ascoltata come la concepì Donizetti con una ampia e difficile coda finale e con i pertichini di Marie, Sulpice e La Marquise. Diventa così una aria più difficile della prima, quella dei nove do! “Pour me rapprocher de Marie” si sviluppa in due strofe di cui la seconda molto variata. John Osborn l’affronta con una ampia voce tenorile, con un timbro generoso e rotondo. L’aria si intensifica nella coda e il tenore raggiunge con facilità il re sovracuto e il mi bemolle sovracuto con apparente facilità. Una performance che ci restituisce un Donizetti inedito.

Nella prima aria Osborn anche alla seconda recita regala il bis cantando quindi 24 do acuti. Si permette di fare anche delle appoggiature sul do, cantando do, re, do esaltando il pubblico, si permette di giocare con la sua voce proprio perché ne ha una padronanza incredibile. Il ruolo sarebbe stato ancora più completo se si fosse eseguito il duetto tra Tonio e Marie del secondo atto ritrovato tra gli schizzi di Donizetti. Il duetto è completo e orchestrato da cima a fondo quindi speriamo che presto venga proposto per scoprire un nuovo tassello di questa opera.
Marie è la giovanissima Sara Blanch che ha la stoffa della prima donna. “Chacun le sait, chacun le dit”, il cui motivo principale è una rielaborazione di un tema dal Diluvio universale di Donizetti, viene cantato dalla Blanch in maniera elettrizzante. I virtuosismi e le ampie cadenze sono pienamente rispettate. Nel terzetto della lezione di canto, la protagonista di proposito stona in maniera comica tutta la canzone affidatale portando all’ilarità tutto il pubblico. “Salut a la France” nel secondo atto, ha mosso fin dal 1840 i cuori patriottici francesi e talvolta era seguita dalla Marsigliese.

La Marquise de Berkenfield è Adriana Bignagni Lesca cantante del Gabon, che ha come prima lingua proprio il francese. Una Marquise perfetta, piena di vigore e di vis comica. Le sue prime strofe ci fanno scoprire l’ampiezza della sua voce che scende in maniera comica nelle regioni più gravi e sale fin sopra l’ultimo rigo con facilità. Prima del terzetto della lezione di musica viene omaggiata di una canzone “El arreglito” una habanera, quasi una parafrasi di quella della Carmen. Eccezionali anche i suo dialoghi esuberanti con la Duchesse de Krakenthorp Cristina Bugatty, anch’essa sempre sopra le righe.
Sulpice è il mitico Paolo Bordogna che fin da subito ci trascina nel vortice del primo duetto con Marie dove Donizetti riesce a differenziare in maniera perfetta i due personaggi. Bordogna è elegante e spumeggiante nel canto. Intona con vigore insieme a tutto il reggimento la stretta del finale I. Si intrufola nella lezione di canto portando Marie ai vecchi canti militari. Nonostante Donizetti non preveda per lui una aria buffa il personaggio è perfettamente delineato.

La Fille du régiment venne composta nel 1840 e i francesi accolsero proprio in quell’anno le ceneri di Napoleone da Sant’Elena agli Invalides. Molti erano stati in quegli anni i vaudevilles militari, un sottogenere molto apprezzato. Donizetti aveva già composto Les martyrs ma problemi organizzativi stavano rallentando l’esecuzione e così si buttò a capofitto nell’agile Fille.
Quest’opera viene presentata al Festival Donizetti Opera nell’originale francese e finalmente nell’edizione critica di Claudio Toscani, che arricchisce l’opera di squarci inediti, come spiegato nell’articolo. L’orchestrazione viene corretta per tutto la partitura e Michele Spotti ne approfitta per restituire tutta la brillantezza del capolavoro di Donizetti. Fin dalla sinfonia si nota la cura di Spotti a cesellare ogni particolare, a rendere frizzanti le marce militari senza mai scadere nel bandistico. Le strette dell’introduzione e del finale primo vengono restituite in una precisione cronometrica. Il finale primo è arricchito anche da un breve episodio con l’addio tra Marie e alcuni soldati che spesso viene tagliato. Lo spettacolo di Luis Ernesto Donas fa un parallelo fra l’epopea dei granatieri di Napoleone e quella dei “barbudos” di Castro. Ci troviamo a Cuba, ma una Cuba coloratissima mentre gli Stati Uniti sono in bianco e nero, vittime del consumismo. La bandiera degli USA, nel secondo atto, a stelle e strisce che sembrano di più un barcode a sottolineare i legame con i soldi, soldi, soldi. Le scene di Angelo Sala sono dei murales colorati, i costumi di Maykel Martinez sfruttano il contrasto giallo e rosso dei militari che sembrano piuttosto una allegra truppa. Si tratta di una coproduzione con il Teatro Lirico Nacional dell’Avana dove ha già debuttato lì con grande successo.
Il coro è molto impegnato in quest’opera e la preparazione è stata ottimale rendendo questo spettacolo molto coinvolgente ed estremamente comico. Le venature sentimentali sono state anch’esse ben espresse come nel grande concertato del Finale I e nell’aria del tenore del secondo atto. Grande entusiasmo in sala dove alla seconda recita erano presenti decine di militari, tra cui le fiamme gialle! Tranquilli il biglietto lo avevamo pagato!
Fabio Tranchida
