Idomeneo: Brenden Gunnell
Idamante: Monica Bacelli
Elettra: Michaela Kaune
Ilia: Ekaterina Sadovnikova
Arbace: Anicio Zorzi Giustiniani

Direttore: Jeffrey Tate
Regia: Alessandro Talevi

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro: Claudio Marino Moretti

Idomeneo è un’opera che funge da spartiacque tra la prima stagione operistica di Mozart e la sua piena maturità. Un’opera che impegnò non poco Mozart a stretto contatto con i cantanti così da adattare al meglio non solo le arie e i pezzi d’assieme ma anche i magnifici recitativi di rara complessità che mantengono in ogni loro punto intensità drammatica. Già nel Lucio Silla il giovanissimo salisburghese aveva creato ampi archi musicali che travalicavano i numeri chiusi, nell’Idomeneo questa tecnica è ormai raffinatissima e la compattezza e tenuta drammatica è notevole. Il compositore poteva contare sull’eccellente orchestra di Mannheim che suonava al Teatro di Monaco, tanto abile da permettere una scrittura attenta agli impasti orchestrali e abilissima nel quartetto dei fiati solisti (flauto,oboe, corno e fagotto) nell’aria di Ilia “Se il padre perdei”. Poche orchestre in Europa avrebbero potuto eseguire delle parti così complesse.

Vero protagonista dell’odierna esecuzione al Gran Teatro la Fenice è stato Jeffrey Tate direttore di lunga e rinomata esperienza che ha lavorato con raro impegno con l’orchestra e i cantanti. Il risultato è stato una grande coesione di tutti gli elementi musicali dell’opera, le arie confluivano con i recitativi seguenti con grande naturalezza, ben architettati i 3 brani di assieme e stupende le grandi scene drammatiche del secondo e dell’ampio terzo atto. La partitura è stata eseguita pressoché integralmente tranne poche battute de La Voce, come giustamente richiedeva Mozart nelle sue lettere riferendosi alla voce del padre-fantasma di Amleto, e alcune danze eliminate alla fine del terzo atto. Scelte perfettamente condivise, guidate a mantenere unitario l’arco drammatico.
L’orchestra de La Fenice si è mostrata duttile ai consigli di Tate e dalla sinfonia simbolo del mare in tempesta, ai grandi brani corali e all’intermezzo ha garantito alta professionalità e colori perfetti.

Il cast vocale ha avuto il punto di forza nel protagonista Brenden Gunnell tenore americano dalle notevoli capacità vocali, un tenore che sfrutta il registro centrale (la parte non supera mai il sol sopra al rigo) bravo nella difficilissima aria al centro di tutta la composizione “Fuor dal mar ho un mare in seno”: sebbene sembri la tipica aria da “tempesta”, l’inventiva mozartiana nell’orchestrazione che sfrutta tutti gli strumentisti (tranne i clarinetti) e l’esuberane linea vocale che non lascia respiro, la portano ad essere considerata un’aria paradigmatica. Ottimo quindi il tenore in questo “non plus ultra” e bravo anche nei numerosi recitativi drammatici specie nel terzo atto tra cui “Popoli, a voi l’ultima legge impone” che porta al coro e ballo conclusivo.

Monica Bacelli è stata un interessante Idamante (parte in origine affidata al musico Vincenzo dal Prato) .Nel primo atto Idamante è ancora ignaro del destino funesto: anche il canto e la recitazione su suggerimento del regista risultavano spigliati. Poi la parte della Bacelli si è fatta più intensa e la voce si è colorata di nuova intensità fino al motto con cui si apre il quartetto “Andrò ramingo e solo” pezzo che afferma Mozart come eccellente sperimentatore nell’opera. La voce della Bacelli sebbene di un timbro non del tutto gradevole, è dotata di accenti drammatici e la notevole estensione della parte non ha creato difficoltà alla cantante che ricordiamo in numerosi ruoli barocchi.

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Ekaterina Sadovnikova ha voce adamantina che ben si adatta all’infelice principessa Ilia. Intonatissima, sicura nella suddetta “Se il padre perdei” a lei è affidato il compito di aprire l’opera dopa la burrascosa sinfonia e di avere cruciale importanza per sventare l’uccisione di Idamante. Proprio la purezza della sua voce definivano ottimamente il personaggio, puro, innocente idealizzato.

Michaela Kaune ha alcuni problemi di fraseggio e pronuncia che hanno reso poco credibili i suoi interventi nei recitativi, meglio le arie, veri tour de force risolti solo discretamente

Anicio Zorzi Giustiniani in un secondo ruolo ha cantato correttamente le due arie a lui assegnate con particolare precisione. Ci è sembrato molto strana la scena di amplificare elettronicamente “La Voce” che risparmia la vita ad Idamante: l’effetto straniante voluto da Mozart non necessitava certa una amplificazione moderna. Penso che mettere “La Voce” e ottoni dietro le quinte sarebbe bastato a dare l’effetto. Ottima la prova del nutrito coro che ha largo spazio in questa opera dove due popoli sono in conflitto.

Lo spettacolo di Alessandro Talevi ha mischiato con disinvoltura l’antico con il moderno, con Ilia all’antica e gli altri protagonisti con elementi del presente. I vestiti di Elettra risultavano un poco ridicoli e alcune scene grottesche. L’intermezzo che in origine prevedeva un balletto pantomima è stato risolto goffamente con un banchetto visivamente brutto che ha danneggiato l’ascolto della musica che aveva in questo punto un’oasi di pace e allegrezza. Due le scene principali, una Wunderkammer con tanto di mostro “marino” e le solite onde di retaggio settecentesco. Idee male assortite che non certo andavano nella stessa direzione del musica volta verso il sublime.

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Felici di aver ascoltato l’opera integralmente (mai però ci è capitato di ascoltare il lungo balletto finale del terzo atto) con buone voci e una direzione orchestrale davvero straordinaria. Ci complimentiamo sicuramente alla redazione dei programmi di sala che non hanno eguale perlomeno in Italia per completezza e analisi musicale. Ogni programma è utilissimo poiché redatto da grandi musicologi che danno informazioni storiche e musicali davvero interessati e aggiornate. Vi diamo appuntamento allo Stiffelio di gennaio: una vera rarità.

Fabio Tranchida

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