Nerone Mikheil Sheshaberidze (9-11-14-16-18)
Konstantin Kipiani (10-13-15-16-17)

Simon Mago Franco Vassallo (9-11-14-16-18)
Abramo Rosalen (10-13-15-16-17)

Fanuèl Roberto Frontali (9-11-14-16-18)
Leon Kim (10-13-15-16-17)

Asteria Valentina Boi (9-11-14-16-18)
Rachele Stanisci (10-13-15-16-17)

Rubria Deniz Uzun (9-11-14-16-18)
Mariangela Marini (10-13-15-16-17)

Tigellino Dongho Kim (9-11-14-16-18)
Alessandro Abis (10-13-15-16-17)

Gobrias  Vassily Solodkyy

Dositèo/Voce dell’oracolo   Antonino Giacobbe
Pèrside/Cerinto/Prima voce di donna Natalia Gavrilan
Primo viandante/Il Tempiere/Voce di tenore Fiorenzo Tornincasa (9-13-14-16-18)
Marco Frigieri (10-11-15-16-17)
Secondo viandante/Lo schiavo ammonitore/Voce di basso Nicola Ebau
Seconda voce di donna Francesca Zanatta
Terza voce di donna Luana Spìnola

Direttore Francesco Cilluffo

Orchestra e il Coro del Teatro Lirico di Cagliari
Maestro del Coro Giovanni Andreoli

Regia Fabio Ceresa
Scene Tiziano Santi
Costumi Claudia Pernigotti
Luci  Daniele Naldi
Coreografia Mattia Agatiello

Siamo davvero entusiasti di questa produzione del Nerone di Arrigo Boito a cento anni dalla prima assoluta che avvenne al Teatro alla Scala sotto la bacchetta di Arturo Toscanini. Boito lavorò al Nerone tutta la vita dagli anni ’60 fino al 1918 anno della morte. Una tela di Penepole, un dramma da fare e rifare, musica da correggere e raffinare, un enorme lavoro che schiacciò la psiche di Boito il quale non portò mai a compimento l’impresa. Ricordi lo indusse ad abbandonare la messa in musica del V atto di cui ci rimangono solo alcuni bravi brani musicali e lo invitò a concludere l’opera col IV atto con la morte di Rubria, la cristiana. Ciò portò ad un diverso orizzonte drammatico per l’opera che non risulta più focalizzata su Nerone che avrebbe avuto grande parte proprio nel V atto. Chi, in futuro, musicherà il V atto di Nerone, come è stato fatto per il completamento di Lulu, Le duc d’Albe o Les contes d’Hoffmann? Attendiamo validi compositori per questa immane impresa.  
Il libretto dell’opera è tra i più raffinati mai scritti e Boito studiò l’epoca neroniana a fondo, usi e costumi, riti e personaggi. Squisita la terminologia del libretto con termini rari, latinismi e preziosismi di cui vi diamo un assaggio: ridente lalage, inferie, anervalmente, colubro, acerra, delubri, angiporti, greculo rubel, numidici corsier, Eneator, l’ebra Mimallone, lettisternio, ambubaje, Proarche, Bythos, Sigeh, Logos, Anthrophos, Zoé, Nous, Ecclesia, eccelsa Ogdoade, Ramnusia, Eone, nefario orror, ebrioso, Paracleto, dì delle Lucarie,falsarda,ligustri, ciclame, asfodel, corimbi, viburno, charisma, macte, l’infula sacra, spoliario, reziario, Genesareth… ecc ecc…. Vi invitiamo ad approfondire i significati di questi termini desueti ed arcani.


Un’opera originale, profonda e immensa accompagnata da una musica scapigliata, wagneriana in alcuni momenti, impregnata di decadentismo in altri punti. In Italia l’ultima rappresentazione (in forma di concerto) avvenne a Torino sotto la bacchetta di Gianandrea Gavazzeni nel 1975.  Un pessimo DVD  di uno spettacolo del 1989 non rende giustizia all’opera.
Qui a Cagliari abbiamo visto uno spettacolo meraviglioso del giovane Fabio Ceresa coadiuvato da tutta la su equipe. Per ogni atto ha realizzato una scenografia completamente diversa dando molta varietà alle 3 ore e 10 minuti di spettacolo. L’ultimo atto era inoltre diviso in due scene come prescritto dal libretto. Colonne romane e luci soffuse per l’Appia antica con le sue tombe nella bruma mattutina, il tempio di Simon Mago con una cupola tipo Pantheon, un prato verde per l’atto cristiano con l’elencazione delle Beatitudini, una Roma con il Colosseo quadrato dell’EUR per l’incendio che distrugge tutta Roma. Bellissimi i costumi di Caludia Pernigotti, dai colori intensi e uniformi. Di rilievo le coreografie di Mattia Agatiello che fa muovere sempre in scena un Apollo dorato, doppio di Nerone. Nella scena del circo, mimi e ballerini portano sopra i loro capi delle teste di tori con ottimo effetto. Danza e movimenti coreutici sono molto studiati e danno eleganza allo spettacolo.



Per il ruolo di Nerone si sono scelti due tenori georgiani entrambi molto validi,  Mikheil Sheshaberidze e Konstantin Kipiani. Caratterizzati da voce stentorea e da acuti penetranti hanno reso giustizia all’ostica parte creata nel 1924 da Aureliano Pertile. La cetra che suonava nel 1924 è conservata al Museo degli Strumenti musicali presso il Castello Sforzesco di Milano. Una copia di essa è stata realizzata per questo spettacolo e la regge sempre Apollo che segue come una ombra Nerone. Il tenore è protagonista nei primi due atti con una grande scena con Asteria nel secondo. Anche nel primo quadro del IV atto ha degli interventi. Il V atto l’avrebbe visto assoluto protagonista come  testimoniato dal libretto completo. I due tenori hanno superato le numerose difficoltà dell’ingrato ruolo con una caratterizzazione completa.

Simon Mago è un altro protagonista dell’opera. Boito amava molto i ruoli negativi, pensiamo a Barnaba, Jago e Mefistofele: Franco Vassallo e Abramo Rosalen sono validi baritoni che hanno tratto il meglio dalla complessa ed ambigua parte. Abbiamo preferito, ma di poco, l’interpretazione di Vassallo, più carismatica. Un ruolo complesso che necessita un baritono di particolare ampiezza. Bellissima la scena del secondo atto quando canta dietro all’altare mentre i fedeli lo credono in volo. Realizzata scenicamente in maniera geniale.

Fanuèl, il cristiano, è l’autorevole Roberto Frontali e il corretto Leon Kim. Hanno modo di emergere nel terzo atto con la scena della Beatitudini e nel finale ultimo con la preghiera/ninna nanna sul corpo di Rubria. Frontali ha dato il meglio di sé, dando serietà e austerità al ruolo. Kim era un poco più anonimo, ma comunque bravo musicalmente.

 

Bravissima Valentina Boi come Asteria, di cui ha enfatizzato tutti gli isterismi. Un ruolo difficilissimo dove il soprano canta con una voce ampia, con acuti ben arroventati. La Boi riesce nella difficile parte superando il magma orchestrale. Rachele Stanisci invece non ci ha soddisfatto appieno: poco il volume che si scontra con una orchestrazione invadente.
Rubria è Deniz Uzun e Mariangela Marini validissime nella parte che fa da contraltare ad Asteria. Le loro voci mezzosopranile sono ampie e calde e ci regalano dei personaggi molto realistici pieni di amore sacro. Terminando l’opera col IV atto Rubria assume un ruolo centrale nell’opera.

Tigellino è Dongho Kim e Alessandro Abis. Entrambi i bassi hanno reso bene il ruolo e abbiamo preferito il cagliaritano Alessandro Abis per il timbro scuro e la valida presenza scenica. Presto Abis sarà Mustafà nell’ Italiana in Algeri sullo stesso palcoscenico, un ruolo molto impegnativo e da protagonista.  

Bene il Gobrias di Vassily Solodkyy e dei tanti ruoli minori.

La direzione del giovane Francesco Cilluffo ci ha sorpreso per l’assoluta padronanza nel gestire una partitura così complessa. Una edizione critica permetterebbe discoprire l’orchestrazione originale di Boito. Dalle fonti sappiamo che ciò che ascoltiamo oggi è una orchestrazione mutata dagli interventi di Toscanini, Smareglia e Tommasini. Siamo davanti ad una opera in parte falsata che meriterebbe una “pulitura” per restituire le volontà più prossime a Boito. L’orchestra e il coro del Teatro Lirico di Cagliari, quest’ultimo preparato dal Maestro Giovanni Andreoli sono in forma splendida e ci donano un affresco ampio ed articolato. I vari saggi e interviste sul ricco programma di sala completano l’offerta dal Lirico di Cagliari che concentra nell’opera di apertura molte delle sue risorse. Dopo la bella Gloria di Cilea dell’anno scorso anche Nerone brilla di un caloroso successo. Sono 20 anni che la stagione è aperta con opere rarissime, una missione culturale vinta da Cagliari. Immaginiamo che l’opera sarà distribuita in DVD visto le numerose telecamere presenti. Importante eternare questo spettacolo.

Fabio Tranchida