IL PROGRAMMA: 

John Williams

Star Wars Suite per Orchestra

I Main Title

II princess Leia’s Theme

III The Imperial March (Darth Vader’s Theme) IV Yoda’s Theme

V Throne Room & End Title

Giacomo Puccini (1858 – 1924)

Preludio Sinfonico SC 32 (1881/1882) Andante Mosso – Animato

Giacomo Puccini (1858 – 1924)

Manon Lescaut Intermezzo Atto III

Lento Espressivo – Andante Calmo

John Williams 

Schindler’s List Suite per Orchestra

I Theme from Schindler’s List

II Jewish Town (Krakow Ghetto – Winter ’41)

III Remembrances

Jurassic Park Theme

Superman Superman March

La genialità dell’esperimento Virgo, e della sua sconvolgente riuscita, è qualcosa di spiccatamente italiano – qualcuno, forse senza ironia, direbbe addirittura toscano, dal momento che ha avuto il suo fulcro principale a Cascina, nella campagna pisana -. Il grandioso progetto, la cui più compiuta realizzazione fu intuita da Adalberto Giazotto, ha portato, nel 2016, niente meno che alla scoperta delle onde gravitazionali, comunemente definite il “suono” o la “musica” dell’universo. Poter “ascoltare” la lingua, l’espressione sonora del cosmo, dei suoi sconvolgimenti, dei suoi fenomeni più remoti, trascende tutt’ora la fisica, la scienza, e conduce l’umanità ha ripensare se stessa, la propria cultura, perfino la propria arte. In tal senso, il concerto tenutosi a Pisa, presso il Teatro Verdi, col titolo Musiche dal Cosmo – L’universo sonoro di Sir John Williams non potrebbe essere più esplicativo: la produzione di uno dei più grandi compositori del 900’, che ha dedicato la propria arte allo spazio, alla fantascienza, all’avventura, all’uomo e la sua storia, si incontra con la “vera scienza”, grazie a una fruttuosa sinergia tra il teatro pisano e l’Osservatorio Gravitazionale Europeo.

Si parte con il più classico dei classici, la suite per Orchestra da Star Wars: qui Williams ha condensato l’espressione più iconica e rappresentativa dei suoni cosmici, fantascientifici, dando un volto sonoro ad eventi immaginari che fanno ormai parte del nostro quotidiano – si potrebbe quasi dire che abbia anticipato i rumori reali dell’universo, donando loro una dimensione musicale -. L’All Stars Orchestra, compagine di prime parti e maggiori professori d’orchestra italiani, creata ad hoc per l’evento, suona davvero molto bene: Williams, nella sua suite “stellare”, pone fin da subito allo scoperto ogni sezione dei fiati, dai legni agli ottoni, che qui fanno un buon lavoro, se non ottimo – ad onta di alcune imprecisioni qua e là (ma va detto che i vari assoli sono difficili, specialmente da un punto di vista esecutivo e, quando la tensione musicale dell’insieme sale, la gestione dell’intonazione e delle note più estreme, unita alla varietà di agogiche, diviene oltremodo impegnativa). Semplicemente straordinaria la Marcia Imperiale di Darth Vader, solenne e affascinante nella sua malvagità oscura, di buco nero (con un plauso speciale ai tre percussionisti, fondamentali come non mai nella produzione di Williams). Toccante e commovente il tema di Leia: efficacissima la direzione del maestro Carmine Pinto, che ha tirato fuori tutta la dolcezza, ora divenuta malinconia, con la mente vagante a Carrie Fisher, la nostra principessa mai dimenticata.

Due pezzi pucciniani hanno fatto da raccordo: il Preludio Sinfonico in La, con i suoi echi wagneriani, eseguito con apprezzabile ricerca di sfumature e particolare attenzione allo sviluppo dei temi, e l’Intermezzo dalla Manon Lescaut, la cui chiusa si ritroverà nella colonna musicale di Star Wars, unita alla celebre fanfara da Kings Row, di Korngold (peccato che quest’ultimo breve pezzo non sia stato eseguito: il cerchio sarebbe stato completo).

Si è ascoltata poi la Suite da Schindler’s List: poco spazio e poca scienza, si potrebbe pensare, ma l’uomo non può spingersi ai confini dell’universo senza riflettere sugli eventi storici tragici che hanno plasmato il nostro mondo, rivolgendosi su tutto un “universo interno” prima che esterno. La Suite ha visto protagonista il violino di Pietro Horvath: non si è ascoltato banalmente, nelle sue tre parti, un grande pezzo musicale eseguito bene, ma un abbandono raro alla commozione e alla tragedia, che nascondeva i germi della resistenza, del desiderio di sopravvivere all’indicibile. Horvath, insomma, non ha suonato il violino, ma l’ha fatto piangere, singhiozzare, chiedere flebilmente pietà, autodeterminarsi quasi fosse, quello strumento, il rappresentante di un popolo distrutto eppure unito nella disgrazia dalle tradizioni e dalla sofferenza.

Hanno chiuso il programma il tema di Jurassic Park – con il suo senso di commozione scaturito dal trovarsi di fronte ad un passato estinto, lontano milioni di anni, come quelli che ci separano dalla varie origini delle onde gravitazionali – e la Marcia da Superman, l’eroe spaziale per eccellenza, dove corni e trombe, assieme al fascinoso tappeto sonoro degli archi, hanno dato il meglio.

A conclusione del concerto, dopo i due bis della Marcia Imperiale e del primo tempo della Suite da Schindler’s List, l’esecuzione della Marcia di Radetzky (scelta peregrina ma comprensibile nell’ottica di un concerto di buon augurio per l’anno nuovo) ha chiuso lo splendido concerto tra gli applausi “ritmati” generali. Gran bella serata.

Mattia Marino Merlo – Teatro Verdi di Pisa, 29 dicembre 2023