Musica di Luigi Cherubini
Libretto di Etienne De Jouy
Noraïme | Anaïs Constans |
Almanzor | Edgaras Montvidas |
Alémar | Thoma Dolié |
Gonzalve/Trovatore | Artavazd Sargsyan |
Kaled | Philippe-Nicolas Martin |
Alamir | Tomislav Lavoie |
Abdérame | Douglas Williams |
L’araldo | Lóránt Najbauer |
Égilone | Ágnes Pintér |
Direttore | György Vashegyi |
Orchestra Orfeo | |
Coro Purcell | |
Etichetta Outhere/Bru Zane | |
ASIN : B0BGQBBM3F | |
Catalogo No: BZ1050 | |
Supporto 3CD |
Accogliamo con grande interesse questa nuova registrazione dell’ultimo capolavoro di Cherubini.
L’ opera era già stata incisa in occasione del Maggio Musicale nel 1956: si trattava di recite in italiano dal titolo Gli Abencerragi con l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Firenze diretti da Carlo Maria Giulini. Gli interpreti erano Anita Cerquetti (Noraima), Luis Roney (Almansor) e Mario Petri (Alemar). Esiste anche un’edizione in francese diretta da Peter Maag con Margherita Rinaldi, Francisco Ortiz, Jean Dupouy e l’Orchestra Sinfonica e Coro della RAI di Milano incisa nel 1975.
La presente registrazione Bru Zane è avvenuta il 7 e il 9 marzo 2022 presso la Béla Bartók National Concert Hall del Müpa di Budapest. L’esecuzione dell’Orchestra Orfeo, diretta dall’ungherese György Vashegyi, propone l’utilizzo di strumenti d’epoca. Di grande impegno è la prestazione del Coro Purcell.
Come d’abitudine i 3Cd sono allegati ad un libro di 140 pagine con vari saggi introduttivi fondamentali per un’opera così rara. All’interno troviamo “Les Abencérages, entre histoire et légende” di Raúl González Arévalo e “À la découverte des Abencérages de Luigi Cherubini” di Jean Mongrédien, e alcune recensioni d’epoca dal giornale Mercure de France. Il libretto dell’opera come tutto il resto è proposto sia in francese che in inglese.
La vicenda narra del conflitto storico tra due tribù les Zégri e les Abencérages presso l’Alhambra di Granada. Almanzor è un eroe conquistatore, che vince la battaglia a Jaén contro gli Spagnoli ma perde l’importante stendardo della tribù, in realtà a lui sottratto in maniera truffaldina dai nemici Zégri. Il cattivo della situazione è il malvagio Alémar. Il disonore è grande e la condanna a morte viene commutata in esilio.
Ma uno spagnolo mascherato, Gonzalo Fernández de Cordoba, amico di Almanzor, combatte in sua vece in un torneo per stabilire la sua innocenza, vince e insieme allo stendardo gli dona la libertà coronata dall’amore per Noraïme che gli è sempre stata compagna fedele.
ll racconto si snoda su tre scene, una per atto, ambientate nell’Alhambra: la celeberrima Corte dei Leoni nell’atto I, più volta ritratta dai viaggiatori dell’epoca, la galleria delle armi nell’atto II e i giardini del Generalife al chiaro di luna nell’Atto III.

La lotta tra i due popoli fa si che gli interventi corali siano molto numerosi e creano il contrasto paradigmatico che ritroveremo in Moïse, Tell e Les Huguenots.
Les Abencérages è l’ultima opera di Cherubini, venne messa in scena una ventina di volte e successivamente ripresa in versione ridotta.
Bru Zane decide di realizzare la prima versione con alcuni tagli ai momenti di danza (nel secondo e nel terzo atto).
Il libretto è basato sul romanzo del 1791 di Jean-Pierre Claris de Florian, Gonzalve de Cordoue sebbene il librettista, Étienne de Jouy, semplifichi troppo la vicenda e costruisca tre atti abbastanza statici.
La vicenda amorosa tra Almanzor e Noraïme non subisce molte variazioni nell’evolversi del racconto. Largo spazio viene dato ai momenti di danza e agli interventi corali, utili a rendere spettacolare la storia.
Come scritto nel volume allegato, Le Mercure de France sottolinea le molteplici bellezze dell’opera: situazioni originali, musica di qualità, numerose danze e scenografie piene di colori locali che solo la Spagna moresca poteva ispirare; Felix Mendelssohn apprezzò molto l’opera, elogiando tutti gli aspetti della composizione.
Les Abencérages è uno dei primi grand-opéra, genere già sperimentato con l’imperiale Vestale (1807) e il napoleonico Fernand Cortez (1809) di Spontini (da poco dato nella sua completezza a Firenze, disponibile in DVD) Questi due titoli sono sempre stati creati dalla penna di Étienne de Jouy.
Il soggetto di quest’opera darà materiale anche al giovane Donizetti per la sua Alahor in Granata scritta per il Teatro Carolino di Palermo, e per le tre versioni di Zoraida di Granata scritte per il Teatro Argentina di Roma, uno dei suoi primi veri successi.
In questa registrazione Almanzor è Edgaras Montvidas, tenore lituano, vero protagonista dell’opera.
Nel primo atto “Enfin j’ai vu naître l’aurore!” è una aria dall’andamento misurato e solenne. Il tenore canta in modo appassionato ma sempre con un ottimo controllo sul fraseggio. Nel secondo atto, incuneata nel finale II, Montvidas canta “C’en est fait, j’ai vu disparaître” dove esprime tutto il suo disagio e la sua costernazione. La voce è calda e suadente.Nell’atto III ascoltiamo “Ne me plaignez pas”, cantata mentre il protagonista sta partendo per l’esilio definitivo. La voce segue la tortuosa melodia mentre il fagotto solista esalta questo momento così peculiare nell’opera.
Noraïme è Anaïs Constans. Al personaggio sono affidate due arie la più interessante delle quali si trova all’inizio del secondo atto: “Ô toi, l’idole de mon cœur”, una pagina piena di slancio e passione.
Anaïs Constans con voce luminosa e dal bel timbro sopranile svetta con acuti perfettamente centrati, gioendo della vittoria del suo amato Almanzor. Nella seconda parte dell’aria “Livrez vos coeurs” è bello il dialogo tra il soprano e il coro in un inno festivo. Il terzo atto si apre al chiaro di luna, presso una tomba moresca del Generalife, il giardino dell’Alhambra. Davanti alla tomba della madre Noraïme canta “Épaissis tes ombres funèbres” tutta a mezza voce, con brevi frasi malinconiche. Il personaggio acquisisce quindi una nuova dimensione, molto più drammatica.
Belli e appassionati i duetti tra gli amanti uno per ogni atto dell’opera.
Alémar, il personaggio negativo, è impersonato dal baritono Thomas Dolié che apre l’opera con una trio molto intrigante. Nella sesta scena del II atto Dolié canta “Des cités reine trionphante” con timbro brunito ed eleganza nel porgere le frasi. Il suo recitativo accompagnato “Le Zégris sont vengés” è di particolare forza e fa da trampolino al coro che conclude l’atto secondo. Altresì potente e drammatico l’episodio “D’une haine longtemps captive” nell’atto III, in cui il baritono canta con acuti ben tenuti e con un ritmo sostenuto. Questa è la sua aria più bella.
Lo spagnolo Gonzalve è impersonato da Artavazd Sargsyan, tenore laureato alla Normale di Parigi, che nell’Atto I esegue “Poursuis les belles destinées”: l’aria è nobile e il tenore, ben intonato, svolge il compito ottimamente con luminosi acuti in punti scomodi della frase. In questa registrazione gli viene affidato anche il ruolo del Trovatore che intona “Vous qui n’aimez rien sur la terre” accompagnato dall’arpa. Cherubini dà al brano uno stile di improvvisazione, mentre le risposte del coro di Trovatori completano ognuna delle due strofe del brano. Segue il balletto, “Les folies d’Espagne”, un bellissimo pezzo con molte variazioni affidate a strumenti sempre diversi. Un vero tocco d’eleganza ben eseguito dall’orchestra.
Kaled è il baritono francese Philippe-Nicolas Martin, mentre Alamir è il basso-baritono Tomislav Lavoie: entrambi della tribù degli Zégris sostengono Alèmar in particolare nel trio che apre l’opera e nei concertati a conclusione degli atti.
Abdérame è a capo del consiglio degli anziani, lo impersona Douglas Williams valido basso-baritono.
L’araldo è Lóránt Najbauer. Un poco debole il soprano ungherese Ágnes Pintér nel ruolo di Égilone.
L’orchestra ne Les Abencérages ha modo di emergere in molti punti, dalla potente ouverture, nei ballabili e nella raffinatezza degli accompagnamenti sia delle arie che nei superbi ensemble. Spiace che alcuni ballabili siano stati tagliati nel II atto e soprattutto che il divertissment a conclusione dell’atto terzo sia ridotto ad un solo brano: Bru Zane dovrebbe imporre l’integralità nelle sue registrazioni per non perdere un’occasione difficilmente colmabile. E’ vero che si è scelto di registrare la versione originale, completa di tutte le parti vocali ma anche le parti esornative dovrebbero essere eseguite per dare una immagine più completa dell’opera. Nella Reine de Chypre di Halevy si erano fatti tagli ancora più gravi eliminando del tutto cori e ballabili restituendo all’ascoltatore soltanto un “torsolo” rispetto l’originale. Ciò non succede per fortuna con questa registrazione, che infatti viene incisa non su due ma tre CD (anche se avremmo sentito volentieri anche i ballabili dell’atto III).
L’orchestra è protagonista del finale I con musica militare, che esalta la figura di Alamzor, caratterizzata da una stretta insolitamente energica.
Il Coro Purcell è impegnato in molti passaggi di assoluto valore: cori gioiosi nel primo e secondo atto e un coro che esprime la massima desolazione nel terzo atto. Ma l’opera termina in maniera positiva con coro e solisti impegnati in “Un jour d’allégresse”, quattro minuti di un indissolubile intreccio sonoro.
Un’ottima registrazione che finalmente dà all’opera la giusta caratura, lontana anni luce dalle due precedenti registrazioni di cui abbiamo accennato. Si è fatto giustizia a Cherubini e ora siamo in attesa della prossima registrazione annunciata da Bru Zane, La vestale di Spontini.
Fabio Tranchida