Grand-Opéra en cinq actes

Libretto di  Eugène Scribe e Émile Deschamps
Musica di Giacomo Meyerbeer

Marguerite de Valois   LENNEKE RUITEN
Valentine    KARINE DESHAYES
Urbain    AMBROISINE BRÉ
Raoul de Nangis    ENEA SCALA
Comte de Saint-Bris   NICOLAS CAVALLIER
Comte de Nevers    VITTORIO PRATO
De Retz   YOANN DUBRUQUE
Marcel    ALEXANDER VINOGRADOV
Cossé   PIERRE DERHET
Tavannes   VALENTIN THILL
Thoré    PATRICK BOLLEIRE
Méru    JEAN-LUC BALLESTRA
Dame d’honneur   BLANDINE COULON
Une bohémienne   FIORELLA HINCAPIE
Une bohémienne   LOUISE FOOR
Une coryphée   ALESSIA THAIS BERARDI
Maurevert e 3° Monaco   LUCA DALL’AMICO
Bois-Rosé  e 1° monaco MAXIME MELNIK
Un monaco   EMMANUEL JUNK
Un valetto   ALAIN-PIERRE WINGELINCKX
Deux jeunes filles catholiques     ALESSIA THAIS BERARDI, MARTA BERETTA
Un archer du guet  RENÉ LARYEA
Un étudiant catholique   ALAIN-PIERRE WINGELINCKX
Trois coryphées  ALAIN-PIERRE WINGELINCKX, PASCAL MACOU, EMMANUEL JUNK

Direttore EVELINO PIDÒ
Regia OLIVIER PY
Ripresa da DANIEL IZZO anche coreografo
Scene e costumi PIERRE-ANDRÉ WEITZ
Luci    BERTRAND KILLY
Maestro del coro EMMANUEL TRENQUE

La Monnaie Symphony Orchestra and Chorus
La Monnaie Choral Academy, led by Benoît Giaux

Prima assoluta Académie Royale de Musique Salle Le Peletier Parigi, 29, febbraio, 1836

L’edizione critica edita da Ricordi di Berlino in 7 volumi fa finalmente giustizia a questo mastodontico, ma al tempo stesso raffinato, Grand-Opéra. Meyerbeer ne compose quattro di grand-opéra, Robert le diable (ancora un poco acerbo), Les Huguenots (quello dotato di miglior equilibrio formale), Le prophete (il più innovativo e moderno ma anche difficile da seguire) e Vasco de Gama( capolavoro dalla lunghissima storia compositiva, dove una melodia accattivante succede ad una altra senza soluzione di continuità). Ma anche L’etoile du Nord ha forme impressionanti sebbene sia formalmente una Opéra-Comique. Di recente Les Huguenots sono “quasi” diventati di repertorio con le produzioni a Ginevra, di cui vi abbiamo dato resoconto, Parigi (Bastille) e Berlino. Evelino Pidò segue da vicino l’edizione critica eseguendo passi musicali che già all’epoca di Meyerbeer venivano soppressi. Nel terzo atto effettua piccoli tagli nel duetto Marcel/Valentine e nel balletto che sarebbe potuto essere più ampio. Anche la stretta del terzo atto sarebbe più ampia e degli episodi interni darebbero più struttura al grande affresco. Ma non ci lamentiamo affatto. Siamo invece entusiasti di uno spettacolo di 5 ore e 15 minuti che abbiamo visto 2 volte con la stessa magnetica attenzione. Anche la recensione potrebbe essere mastodontica come l’opera, ma vogliamo dare solo qualche accenno. Interessante in questa regia la presenza Caterina de’ Medici o Enrico IV. La regina doveva secondo le intenzioni di Meyerbeer essere un vero e proprio personaggio ma è stata eliminata dalla partitura perché probabilmente la censura non avrebbe permesso la sua presenza.  Bene ha fatto quindi il regista a reinserirla e la sua presenza muta l’ha resa una presenza anche più ingombrante.


Raoul de Nangis è il grande tenore siciliano Enea Scala, ospite frequente qui a Bruxelles. Il tenore, che interpreta una parte scritta per Nourrit, è dotato di una voce potente, dotata di importante squillo. “Plus blanche que la blanche hermine” nel primo atto viene svolta sul fiato con evidente leggerezza, descrivendo una scena quasi sospesa, onirica. “Pareille loyauté vaut son prix, chevalier” è il duetto con Marguerite e qui Enea Scala mostra tutto il suo lato cavalleresco nel canto, mentre in scena la situazione mostra prepotentemente lati erotici. “Le danger presse et le temps vole” così inizia il duetto d’amore lungo 20 minuti da cui Verdi per il Ballo in maschera trarrà più di un suggerimento. Resta un mistero come Enea Scala possa cantare con inusitata perizia questo lungo duetto e pochi istanti dopo nel V atto la grande aria di vendetta scritta per evidente confronto con quella del Tell scritta sempre per Nouritt. Il tenore esce vittorioso appieno ed è uno dei pochi tenori al mondo capace di reggere un ruolo di tale lunghezza e difficoltà.


Valentine è Karine Deshayes apprezzata da noi come Elisabetta Regina d’Inghilterra al Rof 2021. “Parmi les pleurs mon rêve se ranime” è la romanza del IV atto che la vede protagonista. La voce ben strutturata dialoga con gli strumenti a fiato in un gioco molto raffinato. Ottima la sua presenza nel lungo duetto con Marcel e nel successivo con Raoul. Domina tutto il secondo atto la Marguerite de Valois di Lenneke Ruiten che piega la coloratura effervescente della parte, per costruire una nobile piena di passione e raffinatezza. “Ô beau pays de la Touraine!” si avvale di un tempo di mezzo (terzetto di voci femminile e coro di donne) tra i brani più elaborati di Meyerbeer con brillanti effetti eco. Il duetto con Raoul è un capolavoro. La voce è molto acuta, dal timbro molto argentino capace di ricami e gorgheggi mai fine a se stessi.

Simpatico Urbain, il paggio di Ambrosine Bré che canta una aria ben tornita nel primo atto, di affascinante sensualità e orchestrata a meraviglia. Nel secondo atto le viene affidata anche l’aria alternativa “Non, vous n’avez jamais je gage”.
Le Comte de Nevers è affidato ad un baritono di lusso, Vittorio Prato, che con la sua ampia voce brunita, rotonda in ogni frase, dona la giusta nobiltà a Nevers. Tutto il primo atto lo vede protagonista, risaltando vocalmente, sugli altri nobili signori del festino. L’orgia del primo atto, con le sue tornituranti terzine, è guidata da Vittorio Prato grazie alla sua autorità vocale. Nella congiura Nevers è l’unico che si oppone alla strage di Ugonotti e per questo viene arrestato e poi ucciso nel V atto. Meyerbeer prima di abbandonare il personaggio al suo crudo destino gli permette di cantare un frase della congiura, un estremo saluto al pubblico. La presenza scenica di Vittorio Prato dà ulteriore valore alla costruzione del personaggio che grazie a lui si muove in scena con insolita nonchalance.

   

Veramente ottimo il Marcel di Alexander  Vinogradov, voce compatta, potente, spessa. I corali che intona hanno insito il significato religioso. Ma riesce anche alleggerire il canto nella canzone ugonotta del primo atto. Il duetto con Valentina è preceduta da una aria con non abbiamo mai sentito prima, scoperta dall’edizione critica. Nel terzetto finale Marcel dialoga col clarinetto basso in un effetto religioso potente.  
Il Comte de Saint-Bris è Nicolas Cavallier che svolge sufficientemente bene la sua parte ma con dei limiti verso l’acuto.

Orchestra molto precisa nello svolgere una partitura così complessa. Spesso gli strumenti solisti dialogano con i cantanti principali. Il coro, diviso in varie formazioni, è di rara bravura. i cattolici con le loro armature oro mentre i gli ugonotti tutti in nero con vestiti ottocenteschi. Oliver Py ha ideato uno spettacolo con case metalliche dorate, una elegantissima silhouette della città di Parigi. Gli elementi sono sempre quelli ma vengono ben variati durante i lunghi atti. L’uscita ed l’entrata dei solisti e del coro è studiatissima. Alcuni balletti arricchiscono lo spettacolo. Viene rappresentato prima dell’aria di Margherita il mito di Atteone e Diana con i due ballerini completamente nudi. Nude le tre bagnanti nella successiva scena. Niente per cui scandalizzarsi, comunque. Uno spettacolo interessante e molto ricco e con una unità interna. Pidò ha mantenuto l’attenzione per le più di 5 ore di spettacolo dando energia e interesse ad ogni brano. L’opera più riuscita di Meyerbeer ha avuto una ottima accoglienza e calorosi applausi da parte del pubblico internazionale presente alla Monnaie. Due i volumi di programma di sala per approfondire la storia di questa pietra miliare nella storia dell’opera.

Fabio Tranchida