Libretto di Antonio Somma
Musica di Giuseppe Verdi
Melodramma in 3 atti
Edizione critica della partitura edita da Chicago University Press e Casa Ricordi, Milano
a cura di Ilaria Narici
Riccardo | Francesco Meli |
Renato | Luca Salsi |
Amelia | Sondra Radvanovsky |
Ulrica | Yulia Matochkina |
Oscar | Federica Guida |
Silvano | Liviu Holender |
Samuel | Sorin Coliban |
Tom | Jongmin Park |
Un giudice | Costantino Finucci |
Un servo d’Amelia | Paride Cataldo |
Direttore | Nicola Luisotti |
Regia, scene e costumi | Marco Arturo Marelli |
Luci | Marco Filibeck |
Maestro del Coro | Alberto Malazzi |
Nuova produzione Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
E’ istruttivo fare il confronto tra il grand-opéra Gustave III di Auber e l’opera di Verdi. I 5 ampi atti vengono ridotti a tre succinti atti mantenendo inalterata la successione delle scene. Il senso del ritmo teatrale ancora prima del ritmo musicale ha permesso alle opere di Verdi di sopravvivere all’oblio. Un senso del teatro, un senso della parola scenica, che Auber certo non aveva. Ma Verdi negli anni ’50 dell’ ‘800 visse per parecchio tempo a Parigi e divenne molto pratico delle opere monstre di Meyerbeer che andava per la maggiore. Dal Robert et le Diable e da Les huguenots capì che un dramma non doveva essere tetro ed uniforme come I due foscari ma avere anche registri intermedi che alleggerendo il dramma, creando dei chiaroscuri. La figura di Oscar è una versione verdiana del simpatico paggio degli Ugonotti. Il lungo detto d’amore tra Riccardo e Amelia deve molto come struttura musicale al duetto Raoul e Valentine. L’utilizzo di due melodie differenti che poi vengono sovrapposte verticalmente come nella stretta del finale I è un espediente di Meyerbeer che utilizza per esempio nell’Etoile du Nord. Lo stesso procedimento di armonie verticali lo utilizzerà nel finale II di Aida. Questo a significare come l’esperienza parigina avesse arricchito la tavolozza verdiana.
L’opera viene presentata qui alla scala nella nuova edizione critica curata dall’illustre dottoressa Ilaria Narici. Sono tanti i particolari nei fraseggi, nelle linee melodiche e nell’orchestrazione che vengono introdotti nell’edizione critica seguendo da vicino le indicazioni nella chiara partitura verdiana. La partitura denuncia non meno di 4 revisioni a causa della censura che non permetteva un regicidio in scena, l’uso di una arma di fuoco e l’impressionante scena della congiura. Compito dell’edizione è ripristinare i versi coerenti con una edizione “ideale” di Verdi. Gossett aveva fatto una edizione ricostruttiva del Gustavo III mentre in questa versione si fanno scelte meno invasive. Stupisce la censura odierna del verso “dell’immondo sangue dei negri” con un innocuo “del futuro divinatrice”, una esagerazione del politically correct secondo noi! Tutte le frasi cambiate sono segnalate in rosso e nero sul libretto del bel programma di sala sempre ricco di foto degli allestimenti precedenti e di saggi di vero approfondimento.
Francesco Meli festeggia 15 anni in Scala dove debuttò giovanissimo a 23 anni. Incarna la parte di Riccardo in maniera mirabile con voce ampia e luminosa. Ogni frase è iridescente e piena di slancio. Verdi si era affidato al grandissimo Gaetano Fraschini. Meli non ha successo solo nelle arie a lui affidate (“La rivedrò nell’estasi” per esempio) ma poco dopo stupisce tutti con la frase “E mi protegga iddio” con una potenza e rotondità inaudita. Slancio e passione nel lungo duetto d’amore soprattutto negli episodi ponte prima della cabaletta e a metà di essa dove l’amore cantato ha davvero modo di emergere. Oasi liriche sognanti garantite anche dalla bravura di Sondra Radvanosky che mancava dalla Scala da troppo tempo. Lei, già Amelia con la regia di Michieletto, ritorna con la sua voce piena di personalità. La mancanza di limpidezza e supplita da potenza e dramma nella suo canto. Gli acuti sono delle sciabolate, talvolta iniziati in pianissimo per poi emergere con una estrema tensione. Intimistica l’aria del terzo atto con violoncello concertante “Morrò ma prima in grazia” mentre massima tensione nell’aria del secondo nel campo degli impiccati. Sondra Radvanosky ha da poco pubblicato un doppio CD con le tre regine Tudor di Donizetti, un cofanetto che ha avuto molto successo. La registrazione dal vivo ci restituisce pregi e difetti della voce come ascoltato nella recita del Ballo in maschera. Alcuni suoni sono leggermente “sporchi”, alcuni acuti non perfettamente calibrati ma poi vengono rinforzati e resi pieni e strasbordanti. Una interpretazione quindi non “pulita” ma ricca di eccessi che vanno a caratterizzare il personaggio nel pieno senso drammatico.

Luca Salsi da autorevolezza al ruolo grazie a un timbro pieno e felice, stentoreo in “Eri tu che macchiavi” una delle invenzioni di Verdi più belle. Per tutta l’opera il baritono sostiene la parte con sicurezza e piena espressione. Sostiene con preciso senso drammatico tutta la lunga scena della congiura, scena a cui Verdi teneva tantissimo. Ulrica è Yulia Matochkina che fa parte dell’ensemble di San Pietroburgo. Ci è sembrata molto valida affrontando anche le note più gravi con il giusto piglio. Peccato che la parte di Ulrica compaia solo nella seconda scena del primo atto e non arrivi alla completezza di Azucena nel Trovatore. Oscar è Federica Guida, piacevolissima nel canto e nella brillantezza delle sue frasi. Applausi a scena aperta dopo “Saper vorreste”. Bravi i due cospiratori con il loro canto fugato e pieno di contrappunti. Debole Silvano. Direzione di Luisotti puntuale e misurata senza inutili eccessi. “Dunque signori aspettovi” è suonato e cantato in maniera controllata e divertente senza inutili parossismi in orchestra. Ottimo l’equilibrio tra coro e orchestra. Luisotti ha sostituito fin dalle prove il maestro Chailly che ha alcuni non gravi problemi di salute. Lo spettacolo è una fantasmagoria di prospettive settecentesche che ci ha molto affascinato. La presenza della figura della morte che si traveste in vari personaggi è una felice idea. Tutto bello visivamente e ravvivato costumi ricchi e colorati. Ancora una manciata di repliche con cast alternativo in molti ruoli. Accorrete.
Fabio Tranchida