Libretto di Carlo Goldoni (da Apostolo Zeno)
Musica di Antonio Vivaldi
Gualtiero, Re di Tessaglia Jorge Navarro Colorado
Griselda, sua moglie Ann Hallenberg
Costanza, sua figlia Michela Antenucci
Roberto, Principe Antonio Giovannini
Ottone, cavaliere Kangmin Justin Kim
Corrado, fratello Roberto Rosa Bove
Everardo, figlio di Gualtiero, e Griselda, che non parla Alessandro Bortolozzo o Damiano Paccagnella
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore Diego Fasolis
Regia, scene e costumi
Gianluca Falaschi
Light designer
Alessandro Carletti e Fabio Barettin
Drammaturgo
Mattia Palma
Griselda di Antonio Vivaldi è un vero capolavoro con arie piene di pathos e arie di estremo virtuosismo. Anna Girò era una virtuosa prediletta da Vivaldi che per lei compose molte prime parti. Corre voce che i due fossero in intimi rapporti nonostante lo stato sacerdotale di Vivaldi. Vivaldi non aveva compiti nella chiesa ed era stato esonerato dal dire messa per “una strettezza di petto” probabilmente un asma bronchiale. Siamo nel pieno della carriera operistica dell’autore che ci dice in alcune lettere di aver composto 92 opere di cui ce ne sono pervenute circa 22, ma nuove scoperte ci potrebbero essere come è capitato negli ultimi 40 anni. L’opera utilizza una versione rivista del libretto italiano del 1701 di Apostolo Zeno basato sull’ultima novella del Decameron di Giovanni Boccaccio. La decima novella del decimo giorno si intitola La paziente Griselda ma i librettisti rielaborano alquanto la vicenda. Il celebre drammaturgo veneziano Carlo Goldoni fu ingaggiato per adattare il libretto di Vivaldi. Nelle sue Memorie parla di questo incontro in cui il compositore era alquanto sospettoso del lavoro del poeta ma ben presto ne apprezzò le doti facendo cadere per terra il breviario. L’opera fu rappresentata per la prima volta a Venezia presso il Teatro San Samuele il 18 maggio 1735. Il Teatro non è più esistente a causa dei nefandi decreti napoleonici che ridusse l’attività teatrale veneziana concentrandola in pochi teatri. La prima rappresentazione moderna dell’opera fu in forma di concerto l’11 maggio 1978 al Bach Festival con John Eliot Gardiner come direttore. L’opera ha avuto la sua prima teatrale nel Regno Unito il 23 luglio 1983 come parte del Buxton Festival , mentre negli Stati Uniti non è stata presentata fino al 2000. Cecilia Bartoli ha cantato più volte la difficilissima “Agitata da due venti” e “Dopo un’orrida procella” di pari difficoltà.
Anni prima dell’inizio dell’azione, Gualtiero, re di Tessaglia, aveva sposato una povera pastorella, Griselda. Il matrimonio era profondamente osteggiato tra i sudditi del re e quando nacque una figlia, Costanza, il re dovette fingere di averla uccisa mentre segretamente la mandava ad essere allevata dal principe Corrado di Atene. Ora, dopo che la recente nascita di un figlio ha portato a un’altra ribellione dei Tessali contro Griselda come regina, Gualtiero è costretto a ripudiarla e promette di prendere una nuova moglie. La sposa proposta è infatti Costanza, ignara della sua vera parentela e sconosciuta a Griselda. È innamorata del fratello minore di Corrado, Roberto, e il pensiero di essere costretta a sposare Gualtiero la porta alla disperazione. Costanza canta i suoi affetti contrastati nell’aria di coloratura già citata “Agitata da due venti”. Griselda torna nella sua casa di campagna dove viene inseguita dal perfido cortigiano Ottone, che è invaghito di lei e ha fomentato di nascosto i moti popolari per far naufragare il suo matrimonio, ma lei rifiuta con fermezza le sue profferte. Gualtiero e i suoi seguaci escono a caccia e si imbattono nel tugurio di Griselda. Gualtiero sventa un tentativo di Ottone di rapire Griselda e la fa tornare a corte, ma solo come schiava di Costanza. Ottone insegue ancora risolutamente Griselda e Gualtiero gli promette la mano non appena avrà sposato lui stesso Costanza. Griselda rifiuta e dichiara che preferirebbe morire. A questo punto Gualtiero l’abbraccia, dopo averne mostrato la virtù al popolo ribelle, e la riprende in moglie. Gualtiero e Corrado svelano la vera identità di Costanza, Ottone viene graziato e la ragazza può sposare Roberto.

Abbiamo assistito a due recite al Malibran, martedi 3 e giovedi 5 maggio, per meglio approfondire e godere di questo capolavoro. La direzione di Fasolis è sempre una garanzia e il cast che riesce ad attirare intorno a sé è di altissimo livello. Spiccano su tutti in particolare la Hallenberg, Kim e la Antenucci di cui ora parliamo.
Il mezzosoprano svedese Ann Hallenberg è interprete di riferimento del repertorio barocco. Abbiamo in passato recensito il suo Cd dedicato a Maria Marcolini prima musa di Rossini e il cd dedicato al Manoscritto di Farinelli con le sue arie favorite. Fin dalla sua prima aria “Brami le mie catene” capiamo che Vivaldi non intende Griselda completamente passiva, ma una donna combattiva che resiste alle profferte di Ottone. Il cambio di personalità rispetto alle opere precedenti sullo stesso soggetto (pensiamo a Scarlatti) è dovuto alla prima interprete Anna Girò, l’Annina del Prete Rosso, sua cantante prediletta. La voce corposa e intonatissima della Hallenberg sviluppa questa aria con “motti” ciò parole ripetute e insistite tipiche della Girò. In “Ho il cor già lacero”, l’aria che chiude il primo atto, la cantante sviluppa la sezione B in pianissimo creando un bel contrasto e massima concentrazione. Anche in “No, non tanta crudeltà” le parole “spietato” e “tiranno” sono ben spiccate. Sebbene scritta da Vivaldi l’aria “Sonno, se pur sei sonno” di rara suggestione, non venne interpretata dalla Girò. La Hallenberg ne fa un piccolo capolavoro: in 60 secondi canta note lunghissime, con ritardi armonici e affascinanti figurazioni.
Kangmin Justin Kim ci aveva già affascinato l’anno scorso nel Farnace. La sua voce non è per nulla costruita, ma di una spontaneità unica, dalla coloratura iridescente. Ottone è un ruolo negativo ma la sua prima aria è di amoroso “Vede orgogliosa l’onda”: su un accompagnamento cullante, si sviluppa un canto morbidissimo e sognante ornato da trilli a fine frase. “Scocca dardi l’altero suo ciglio” è cantato con suoni perfettamente centrati e ampi intervalli ben governati. Ma la vera aria virtuosistica per lui è nel terzo atto “Dopo un’orrida procella” una aria con note “a sbalzo” gravi e acute, con una fittissima coloratura che Kim non teme affatto. I corni, con le loro scale, incitano il canto del controtenore esaltandolo al massimo.
Costanza, figlia di Griselda, ma a lei ignota, è la valida Michela Antenucci che si presenta sperduta come Cappuccetto Rosso proprio con una mantellina rossa. Bene “Ritorna a lusingarmi” con i suoi acuti soavi ed eccellente “Agitata da due venti” apice della produzione vivaldiana. L’Antenucci la canta attraversando una grande cornice dorata, sviluppando la fosforescente coloratura in una onda drammatica. La ripresa è tutta variata seguendo la lectio difficilior. “Ombre vane, ingiusti orrori” è invece una aria d’ombra tutta sospesa su un accompagnamento puntato. Il soprano realizza un capolavoro.

Roberto è il controtenore Antonio Giovannini dotato di buona scuola ma che non ci ha affascinato per il timbro. Manca di morbidezza il suo canto. Al pari Gualtiero, Re di Tessaglia, lo spagnolo Jorge Navarro Colorado, ci lascia un poco freddi. La sua prima difficilissima aria è costellata da una fitta coloratura cantata puntualmente ma senza la morbidezza necessaria e con poco legato. Molto meglio la lenta “Tu vorresti col tuo pianto” con veri accenti. Corrado, fratello Roberto, è il mezzosoprano en travesti Rosa Bove, che ha un ruolo secondario. Bene le due arie che canta nell’opera con voce solida e discreto timbro.

Diego Fasolis fin dalla sinfonia ci propone una lettura piena ritmo e colori. Accompagnamenti alle arie vaporosi oppure di forte pregnanza ritmica. Il doppio cembalo permette di realizzare ulteriori effetti. Corni e trombe naturali ben intonate. Lo spettacolo di Gianluca Falaschi è diviso in due scene. Nella prima siamo in una fabbrica dove le donne cuciono sottomesse con macchine da cucire. La seconda scena è un folto bosco dove Griselda viene cacciata, ma presto e importunata da un po’ tutti gli altri personaggi. Le scene sono visivamente molto belle e suggestive ed eleganti gli abiti di alta sartoria. Uno spettacolo veramente curato nei minimi particolari. Siamo in attesa del nuovo titolo vivaldiano dell’anno prossimo che dovrebbe concludere questo progetto quinquennale.
Fabio Tranchida
Bella recensione che condivido.
Grazie