Musica di Ludwig Minkus
Nuova produzione Teatro alla Scala
Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala
Balletto in tre atti
Libretto di Marius Petipa e Sergej Kudekov
(orchestrazione di John LANCHBERY)
Editions Mario Bois
rappresentante per l’Italia Edizioni Curci s.r.l.
Coreografia e regia | Rudolf Nureyev da Marius Petipa |
Ripresa da | Florence Clerc e Manuel Legris |
Supervisione coreografica di | Manuel Legris |
Direttore | Kevin Rhodes |
Orchestrazione | John Lanchbery |
Scene e costumi | Luisa Spinatelli |
Assistente scene e costumi | Monia Torchia |
Luci | Marco Filibeck |
Artista ospite | Svetlana Zakharova (28 gennaio 2022) |
Negli anni passati, dal 1992 al 2008, avevamo assistito a varie esecuzioni della Bayadere sempre con la coreografia di Natalia Makarova. Lei stessa seguiva la coreografia fondamentale di Marius Petipa in base a ciò che tramandavano le fonti. La versione vista tra questo dicembre e gennaio alla Scala è una novità poiché si basa sulla coreografia di Nureyev di cui deteneva i diritti in esclusiva l’Opéra di Parigi. Nureyev creò la sua versione nel 1992 per la capitale francese. Appena l’Opéra decise di concedere la rappresentazione ad altri teatri la Scala si è proposta e oggi possiamo vedere il balletto con un nuovissimo allestimento di Luisa Spinatelli, grande insegnante dell’Accademia di Brera, collaboratrice storica del Teatro alla Scala. Una produzione di grande qualità con i costumi curati fino ai minimi dettagli. I passi scelti da Nureyev sono molto numerosi e complessi. Ogni passaggio è ricco di virtuosismi e variazioni. Il balletto si conclude non con la distruzione del tempio a cui ci eravamo abituati ma nel candore del Regno delle Ombre, il quadro più bello, dove avviene la conciliazione tra il principe Solor e la povera Bayadere ormai passata a miglior vita.

La Spinatelli, ispirata dai tessuti sari della tradizione indiana, ci regala costumi dai vivaci colori. Apprezziamo le 8 bayadere in verde che si esibiscono in una carola circolare intorno al fuoco sacro del tempio. Guizzi di muscoli e slanci ferini caratterizzano il fachiro Rinaldo Venuti e i suoi compari. Tra le rovine del tempio divelto dalle radici di piante secolari, ispirato alla città tempio di Angkor Wat ecco il passo a due tra Vittoria Valerio e Claudio Coviello il loro unico momento felice sulla terra. Nel secondo tempo del passo a due si percepisce una tensione particolare mentre il bramino spia i due amanti. Nel secondo quadro dell’atto I particolare raffinatezza ha il pas de Jampe con 8 ballerine che reggono il velo per tutto il brano. Si distingue per la massiccia presenza lo Schiavo di Gioacchino Starace. Il confronto tra le due donne la Bayadere Nikiya e la rivale Gamzatti finisce cn un tentato accoltellamento in una scena pantomima.

Il secondo atto è tutto dedicato alla festa per le nozze tra Solor, Coviello e Gamzatti, Virna Toppi che si presenta in scena con un tutù rosa acceso per distinguersi su tutte e su tutti. Dal buffo elefante scende Solor che non sa prendere una decisione. I ventagli e i pappagalli caratterizzano due gruppi femminili. Federico Fresi è un ottimo “meccanico” Idolo d’oro. Molto complesso il Pas de deux ideato da Nureyev con la coppia in primo piano e due gruppi da tre (2 ballerine e un ballerino) nelle retrovie. Una triste melodia in minore concentra l’azione sulla sola Bayadere: Vittoria Valerio esprime il suo dolore non solo con le gambe ma anche con le sinuose braccia. Quando la musica vira in maggiore lei afferra un cesto di frutta che nasconde l’aspide che l’uccide.

L’ultimo atto è caratterizzato dal regno delle ombre e lo sfoggio di tanti tutù bianchi. Le ombre dovrebbero essere 24 ma causa covid sono solo 18 più le tre soliste. Atto meraviglioso con il corpo di ballo della Scala perfetto. Maria Celeste Losa, Marta Gerani e Alice Mariani eseguono le loro variazioni con particolare attenzione. Il violino solista caratterizza il passo a due tra Solor e Nikiya. Un vero trionfo. A dicembre ci fu una unica rappresentazione di questo balletto e finalmente ora a fine gennaio si sono recuperate tutte le recite in una settimana di superlavoro. Uno spettacolo che sicuramente avremo l’occasione di rivedere nelle prossime stagioni scaligere.
Fabio Tranchida
