Farnace Christoph Strehl
Berenice Lucia Cirillo
Tamiri Sonia Prina
Selinda Rosa Bove
Pompeo Valentino Buzza
Gilade Kangmin Justin Kim
Aquilio David Ferri Durà
Un fanciullo Pietro Moretti 

maestro concertatore e direttore Diego Fasolis
regia Christophe Gayral
scene Rudy Sabounghi
costumi Elena Cicorella
light designer Giuseppe Di Iorio

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti

La prima rappresentazione assoluta di questo capolavro di Antonio Lucio Vivaldi avvenne a Venezia presso il Teatro Sant’Angelo il 10 febbraio 1727. Questo teatro vide molte prime vivaldiane poiché il Prete Rosso fu per vari anni anche impresario del teatro il quale, purtroppo, non esiste più. Ancora oggi esiste la fermata del vaporetto “Sant’Angelo” che indica, prima di tutto, la antica presenza della chiesa di San Michele Arcangelo anch’essa distrutta dopo le soppressioni napoleoniche. Distruggendo la chiesa sono andate disperse anche le spoglie di Cimarosa che visse gli ultimi anni di vita, in esilio da Napoli, proprio in Campo Sant’Angelo. I teatri prendevano spesso il nome delle chiese principali vicine a loro, come il San Cassiano, il San Samuele, il San Benedetto, il Santi Giovanni e Paolo e il San Giovanni Grisostomo. Il Teatro Sant’Angelo si affacciava sul Canal Grande ed era considerato minore rispetto al più ricco San Giovanni Crisostomo appartenente alla potente famiglia Grimani. Vivaldi che doveva far quadrare i conti usava poco il coro o addirittura non lo prevedeva nelle sue opere. Usava spesso ruoli femminili en travesti al posto dei costosi castrati e se proprio necessitava di evirati cantori li sceglieva giovani e non ancora famosi così da non dover sborsare eccessive somme.
Farnace, così come il padre Mitridate, ispirò vari libretti, i quali a loro volta vennero musicati da molti compositori per tutto il ‘700. Una prima versione del Farnace fu musicata da Antonio Caldara su libretto di Lorenzo Morari e vide la sua prima al Teatro Sant’Angelo nel 1703, 24 anni prima della versione vivaldiana. Il testo della presente edizione, di Antonio Maria Lucchini, fu intonato per la prima volta dal compositore calabrese Leonardo Vinci nel 1724 a Roma. Vivaldi era presente a Roma in quei mesi proprio per far eseguire il suo Ercole sul Termodonte e il Giustino.

L’opera fu ripresa molte volte da Vivaldi stesso e ciò testimonia il successo che godette vivente il compositore. Fu profondamente riveduta ed oggi disponiamo di molto materiale alternativo, molte arie diverse, permettendo agli esecutori moderni delle scelte molto oculate sfruttando i materiali dell’edizioni critica che attende ancore le stampe da parte di Ricordi.
Lo svizzero Diego Fasolis sta creando un ciclo molto importante presso il teatro Malibran di Venezia, tutto dedicato a Vivaldi, il quale, in città, non ha neanche una calle o un campo col suo nome. Orlando, Dorilla e Ottone sono i titoli prodotti nelle passate stagioni. Griselda verrà eseguita il prossimo anno.
Fasolis ha inciso questa opera per l’etichetta ERATO nella versione preparata, ma non eseguita allora, per Ferrara, una versione che dura esattamente 3 ore (ma con 15 minuti di appendici). La versione scelta qui al Malibran è la versione di Pavia del 1731 con 4 arie tagliate per ridurre la durata dello spettacolo. Avremmo preferito ascoltare tutte le arie previste dalla partitura e di questo parere era anche il Maestro Fasolis. Il maestro dirige al cembalo e basterebbero i suoi raffinati ricami alla tastiera nel secondo tempo della sinfonia per capire quanto abbia approfondito questa musica, quanto la sua interpretazione sia frutto di anni di lavoro su questo titolo e sugli altri titoli del Prete rosso. Durante la sinfonia il protagonista è il figlio di Farnace che gioca con un aquilone coi colori della bandiera dello stato del padre. L’incresparsi della musica sembra proprio suggerire il vento che muove l’aquilone.

Trionfano terrorismo e sesso nel Vivaldi veneziano | laRegione


Tamiri, la moglie di Farnace è impersonata da Sonia Prina che ci regala subito l’aria  “Combattono quest’alma la gloria, la pietà”. La voce è piena, pastosa, ricca di riflessi bronzei mentre l’orchestra pulsante varia la dinamica rendendo viva l’aria. Le variazioni, studiate a tavolino, arricchiscono il da capo mostrando le doti di Sonia Prina. Il lungo recitativo accompagnato “Figlio, non v’è più scampo: l’empia Roma trionfa” vale più di una aria tanto è l’impegno di Vivaldi di illustrare ogni parola. Del successo di questo accompagnato ha parte anche il lussuoso basso continuo predisposto da Fasolis. Sonia Prina dice addio al figlio con passaggi strazianti. A lei è riservata la chiusa della prima parte dello spettacolo (metà secondo atto) con “Arsa da rai cocenti io son misera pianta” dove il da capo si riduce, dopo un assolo di violoncello, alla ripresa di una sola frase a cappella; un effetto straniante e moderno che ben suggella la scena.
Gilade, amante di Selinda, è il controtenore coreano  Kangmin Justin Kim, che con voce intonatissima e soave intona le sue arie, prima fra tutte la cullante “Nell’intimo del petto, quel dolce e caro affetto”. Increspata di coloratura è “E’ un dolce furore” mentre nell’aria del terzo atto l’amore non è più platonico e gli abbellimenti più minuti vanno a descrivere senza volgarità l’amplesso amoroso con Selinda. Speriamo di poter presto riascoltare la voce Kangmin Justin Kim, magari alla Merope di Giacomelli a Basilea.
La perfida e glaciale Berenice di Lucia Cirillo è forse l’interpretazione più riuscita di questo allestimento. La prima sua aria è “Da quel ferro ch’ha svenato il mio sposo sventurato” con volate verso l’acuto dell’orchestra che danno massima tensione. La voce mezzosopranile è piena e intensa con salite verso regioni più acute su armonie veramente moderne che danno il senso di malignità e crudeltà del personaggio. La dinamica chiaroscurata sottesa da Fasolis fa il resto. Gli “affetti”, in questo caso negativi, vengono esplicitati da Vivaldi anche in “Langue misero”, aria più pacata ma con un fine ambiguo: Berenice seduce Gilade e nella cadenza affonda la sua testa nei suoi seni. Anche nel terzo atto Lucia Cirillo tratteggia il ruolo con frasi ben spiccate e recitativi tesi fino alla sua morte per accoltellamento da parte di Farnace con una rotto recitativo drammatico.

Venezia, Teatro Malibran – Farnace - Connessi all'Opera


Nella prima versione Veneziana (perduta), Farnace era impersonato da un contralto en travesti mentre nella versione di Pavia il ruolo viene affidato ad un tenore: nelle recite di questi giorni Farnace è stato il tenore Christoph Strehl, che superando le difficoltà della recita di martedì 6 luglio ha reso bene il personaggio giovedì 8 luglio con un personaggio tormentato fin dalla sua prima aria “Ricordati che sei regina madre, e sposa” cantata con particolare piglio. Il timbro in generale non è particolarmente bello e il personaggio non appare del tutto messo a fuoco. “Gelido in ogni vena scorrer mi sento il sangue” è uno vertici espressivi della musica di Vivaldi e non ci stanchiamo mai di ascoltarla in 100 versioni e suonarla al pianoforte o all’organo. Affidarla alla voce di tenore fa perdere, forse, un poco dell’aspetto aulico del brano. Giovedì il tenore ha fatto sufficientemente bene, ma il pezzo ha ben altre potenzialità, magari con un tempo un poco più lento.

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Il tenore Valentino Buzza affronta con successo il ruolo di Pompeo. La parte è particolarmente bassa, quasi da baritenore oseremmo dire, e Buzza risolve il tutto con una aria da tempesta ben sviluppata chiudendo il primo atto. Bello il timbro, sicura la linea di canto. Nel secondo atto affronta una aria senza inutili fronzoli come si addice a un proconsole: il ritmo è puntato, perfetto per gli intenti militari, e le note vengono pesate con la giusta forza. Un Pompeo quindi molto credibile nella sua fierezza.
Selinda, sorella di Farnace è Rosa Bove che seduce sia Gilade che Aquilio per salvare il fratello. “Al vezzeggiar d’un volto” viene cantata in maniera leggera e soave ma con mire ben precise. Bene la colorature e le scalette discendenti nell’aria del terzo atto prima del famoso quartetto che verrà riutilizzato anche nel Bajazet.

Venezia, Teatro Malibran – Farnace – Connessi all'Opera

Aquilio, prefetto delle legioni romane è il bravo tenore David Ferri Durà che nella sua unica aria attua per ben due volte una libera messa di voce di particolare bellezza. David Ferri Durà ha gran parte nei recitativi e alcune arie di Selinda diventano quasi dei terzetti con Gilade e Aquilio poiché lei si rivolge a questo e a quello alternativamente.
Il coro canta due brani con particolare forza all’arrivo di Pompeo. Il coro maschile, dai palchi di proscenio, è infervorato dallo stesso Fasolis che li sprona insieme al suono marziale di trombe naturali e dei timpani barocchi.

Farnace (direttore Diego Fasolis): Date e Biglietti | Teatro.it

L’orchestra, di particolare ampiezza per un ensemble barocco, sostiene in maniera mirabile le voci. Il suono è sempre corposo e avvolgente. Il basso continuo, costituito da cembalo, liuto e fagotto è perfetto nei recitativi che seppur sfrondati fanno da forte legante tra le sovracitate arie. Lo spettacolo, ambientato in un moderno medio oriente con bunker in cemento armato stride con la raffinata musica di Vivaldi. Il regista ha fatto però un buon lavoro per quanto riguarda la recitazione dei cantanti, intessendo tra loro gesti e relazioni. Anche le arie tutte tripartite non erano affatto statiche ma prevedevano nel da capo una successione di azione, che insieme alle variazioni vocali tenevano desta l’attenzione del pubblico.
Farnace è un vero capolavoro, con musica tutta di altissimo livello, musica che illustra con precisione la psicologia dei vari personaggi in una vicenda dalle forti tinte. In attesa della prossima Griselda… Viva Vivaldi.

Fabio Tranchida