Tragedia lirica in tre parti di Salvadore CammaranoMusica di Gaetano Donizetti

Prima esecuzione: Venezia, Gran Teatro La Fenice, 4 febbraio 1836

Edizione critica a cura di Ottavio Sbragia
© Ottavio Sbragia (2020)

Giustiniano Simon Lim
Belisario Roberto Frontali
Antonina Carmela Remigio
Irene Annalisa Stroppa
Alamiro Celso Albelo
Eudora Anaïs Mejías
Eutropio Klodjan Kacani
Eusebio Stefano Gentili
Ottario Matteo Castrignano
Un centurione Piermarco Viñas Mazzoleni

Direttore Riccardo Frizza

Orchestra Donizetti Opera
Coro Donizetti Opera
Maestro del Coro Fabio Tartari

Esecuzione in forma di concerto

La seconda opera proposta in streaming dal Festival Donizetti e dalla sua Web TV è il Belisario una opera che manca dal cartellone del Teatro Donizetti dal 2012. Complimenti agli organizzatori che nonostante l’assenza del pubblico sono riusciti a mantenere praticamente intatta la programmazione con due capolavori e una riscoperta giovanile.
Le opere che precedono Belisario sono tutte molto significative: Rosmonda d’Inghilterra, Maria Stuarda, Gemma di Vergy, Marino Faliero, Lucia di Lammermoor. Un gruppo di opere con finale tragico davvero notevole con titoli che ancora oggi sono tra i preferiti dal pubblico.
Il libretto di Belisario di Salvadore Cammarano era già pronto da tempo e quando a Donizetti venne una proposta di contratto dalla Fenice invece di utilizzare il librettista locale del teatro veneziano, andò controcorrente e  impose Cammarano che gli aveva regalato la perfetta Lucia di Lammermoor. L’opera venne composta in gran parte a Napoli e Donizetti scrisse più volte all’impresario della Fenice per avere ragguagli sul cast. La cantante più famosa sarebbe stata Carolina Ungher, ungherese, a cui venne affidata la parte di Antonina: ciò è importante sottolinearlo poiché Donizetti per lei decise di ampliare il ruolo della sposa di Belisario a discapito della figlia Irene. Sapeva bene cosa vuol dire avere due cantanti protagoniste in scena dopo i terribili contrasti durante le prove di Maria Stuarda al San Carlo. Irene venne quindi legata agli aspetti più patetici della vicenda e Antonina tenne tutto il suo carattere drammatico. Il baritono protagonista fu Celestino Salvatori che già era stato il primo Zar ne Il borgomastro di Saardam al teatro Nuovo sopra Toledo. Senza affidargli neanche una aria Donizetti riesce a dipingere un ruolo complesso, combattuto, efficace fino alla breve scena finale in cui lascia la vita terrena. Per questo ruolo era attesa la presenza di Placido Domingo ma una non grave indisposizione gli ha fatto cancellare alcuni impegni, come questo e il Requiem di Piacenza.

Belisario è stato quindi Roberto Frontali che avrebbe dovuto debuttare in questo ruolo a Vienna. Frontali ci aveva positivamente impressionato il dicembre scorso a Roma durante le recite de Les vêpres siciliennes: il suo Guy de Montfort era stato davvero notevole togliendo tutto il lato negativo del personaggio e privilegiando gli affetti verso il figlio. Anche Belisario ha un figlio, anzi due Alamiro (che considera tale fin dall’inizio anche se l’agnizione è nel terzo atto) e la dolce Irene che lo guida durante l’esilio e la cecità. Roberto Frontali a modo di primeggiare nel Finale primo con due scene molto forti “Ah… da chi son io tradito” e la successiva “Sognai fra genti barbare” dall’andamento spezzato e convulso. Verdi farà tesoro di queste scene per il finale II del suo Nabucco dove il Re verrà colpito dell’ira divina. Frontali non ha perduto lo smalto e con voce piena svolge con professionalità i duetti con i due figli, il primo marziale e il secondo con Irene lacrimevole.

Irene è la magnifica Annalisa Stroppa, bresciana, che canta divinamente la parte di Irene; nella sua prima aria “Corri, amica” lunghissima e rotonda la nota sulla parola “intuonò”. Nella cabaletta puntata ecco alleggerire la frase alle parole “rapita in estasi” e proseguire nella ripresa con intelligenti variazioni.  Patetica nel duetto col padre intona “Seguirti io vo’, dividere il tuo crudel destino” con una cadenza generosissima e ben studiata e ancora più sensibile nel terzetto aperto proprio da lei con “Se il fratel stringere m’è dato al seno”.

Antonina è Carmela Remigio notevole cantante donizettiana già molto apprezzata l’anno scorso nella Lucrezia Borgia. L’aspetto drammatico del personaggio è colto in pieno con una voce scura, generosa, molto ben accentata. Spiace però che nella cabaletta del primo atto “Oh desio della vendetta” non siano stati eseguiti i numerosi trilli sparsi nel brano che avrebbero elettrizzato molti passaggi. Anche le indicazioni di note “smorzate” e “strisciate” sono state completamente eluse impoverendo la parte. Dopo il finale I Antonina compare solo per il finale dell’opera con una aria impegnativa, della miglior fattura donizettiana, aria che la Remigio realizza con la dovuta precisione portando l’opera al suo climax.


Alamiro è il tenore spagnolo Celso Albelo molto apprezzato in tutto il mondo. Generosa e squillante la sua voce nella cabaletta “Trema Bisanzio sterminatrice” dove in nuce possiamo già vedere il “Di quella pira” verdiano. Il cantante vi inserisce alcuni do acuti della copiosa rotondità Ottimo il legato nel cantabile precedente “A si tremendo annunzio” dove la tonalità in minore amplifica il pathos. La figura del tenore è meno sviluppata da Donizetti in questa opera rispetto agli altri tre protagonisti ma è una scelta ponderata, Donizetti non amava ripetersi. Anche nella Stuarda il tenore è defilato rispetto alle due prime donne. Celso Albelo disegna un bel duetto col padre nel I atto, un duetto di amicizia eterna che non può che ricordare che Rodrigo e Don Carlos.
La parte di Giustiniano è ridotta a poche battute ma la imperiosa voce di basso di Simon Lim da spessore al personaggio facendo comprendere che si tratta di un imperatore.
Bravo il Coro Donizetti Opera che in quest’opera è spesso impegnato in cori di Guerrieri, Popolo e Senatori. Interventi sempre ben studiati e intonati che hanno dato la giusta potenza alle numerose marce e scene d’assieme.
Ottima la direzione di Riccardo Frizza che fin dalla galoppante sinfonia d’apertura spinge l’acceleratore per tenere alta la tensione drammatica. La concertazione è davvero precisa e ben equilibrata spiace solo che per questioni contingenti non vi sia la banda sul palco per gli effetti stereofonici. Ma giustamente l’ascolto via streaming non avrebbe permesso di apprezzare questi effetti.
L’edizione critica è stata seguita appieno tranne che in un punto: Irene ha una quindicina di versi di recitativo accompagnato dopo il cantabile dell’ultima aria di Antonina, questi versi avrebbero in qualche modo bilanciato il rapporto vocale delle due donne sul palco. Donizetti tagliò questa musica (forse perché la Ungher non voleva interferenze) ma la musica è conservata e il Festival avrebbe dovuto eseguire questa parte per proporla all’attento pubblico e differenziare questa esecuzione dalle precedenti. Avendo poi Annalisa Stroppa la scelta sarebbe dovuta certo essere questa.
Una ottima esecuzione tutta concentrata sulla musica trattandosi di esecuzione in forma di concerto. L’opera è visibile per un mese sulla Donizetti Web TV. A presto con il prossimo appuntamento… Le nozze in villa.

Fabio Tranchida