Azione tragica in tre atti di Giovanni Emanuele Bidera e Agostino Ruffini
Musica di Gaetano Donizetti

Prima esecuzione: Parigi, Théâtre Italien, 12 marzo 1835

Edizione critica a cura di Maria Chiara Bertieri
© Fondazione Donizetti

Marino Faliero Michele Pertusi
Israele Bertucci Bogdan Baciu
Fernando Michele Angelini
Elena Francesca Dotto
Steno Christian Federici
Leoni Dave Monaco
Irene Anaïs Mejías
Un gondoliere Giorgio Misseri
Beltrame Stefano Gentili
Pietro Diego Savini
Strozzi Vassily SolodkyyVincenzo Daniele LettieriFigli d’Israele Enrico PertileGiovanni DraganoAngelo LodettiVoce di dentro Piermarco Viñas Mazzoleni

 Direttore Riccardo Frizza
Progetto creativo ricci/forteRegia Stefano RicciScene Marco RossiCostumi Gianluca SbiccaLighting design Alessandro Carletti

Orchestra Donizetti Opera
Coro Donizetti Opera

Maestro del coro Fabio Tartari

Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti


Il Festival Donizetti è stato di parola e nonostante la difficoltà di non poter accogliere il pubblico a teatro ha inaugurato con una diretta streaming sulla Donizetti Web Tv e su Rai5 permettendo ad una larga platea l’ascolto di quest’opera.
Quest’opera mancava dal 2008 da questo teatro ed è giusto riprenderla essendo un vero e proprio capolavoro.
Nell’estate del 1834 a Napoli Donizetti ricevette il libretto da Giovanni Emanuele Bidera e completò l’opera nella sua prima versione. Speriamo che il Festival Donizetti prima o poi metta in scena proprio questo urtext ancora inedito e con non pochi problemi editoriali. Infatti bisogna mettere ordine nella partitura autografa conservata al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e confrontarla con tante altre fonti manoscritte non autografe necessarie ad arrivare alla stesura originale. Un lavoro forse complesso ma possibile se pensiamo agli ottimi esiti raggiunti con L’ange de Nisida che potremmo quasi considerare un urtext de La favorite.
In attesa quindi di questa proposta abbiamo sotto mano la versione parigina dell’opera: Donizetti giunse a Parigi dopo le tre prime recite della Gemma di Vergy alla Scala di Milano, e Rossini gli diede moltissimi consigli su come sviluppare al meglio la partitura per far brillare il quartetto vocale a disposizione del teatro. L’opera da due atti divenne in tre, alcuni brani vennero modificati, riscritti ex novo e il testo subì molte revisioni. Il librettista disponibile a Parigi fu Agostino Ruffini mazziniano, che spinse ulteriormente l’afflato politico dell’opera con versi audaci che inneggiavano alla libertà, contro schiavitù e tiranni, parole proibite negli stati italiani come dimostrerà la censura nello spartito Ricordi e nei libretti editi. Donizetti lavorò alacremente, senza risparmiarsi per dare l’opera nuova moderna fisionomia, aggiungendo per esempio un’aria a Rubini nel secondo atto, riscrivendo completamente due cabalette, eliminando musica già composta a Napoli per dare più velocità all’opera. Nel terzo atto ad esempio eliminò la preghiera di Faliero rimasto solo dopo la sentenza e non compose la stretta del duetto tra Faliero e Elena per non compromettere lo scabro e veritiero finale. I 4 cantanti, Rubini, Grisi, Tamburini, Lablache fecero furore ne I Puritani e i Cavalieri di Bellini e l’anno dopo tennero a battesimo I Briganti di Mercadante. Donizetti ci lascia delle lettere dove descrive il suo entusiasmo sul canto di Rubini, bergamasco come lui, notando che il cantante concedeva il bis alle su arie cosa impensabile oggi pensando alla difficoltà insuperabili in entrambe le composizioni. A Bergamo era previsto Javier Camarena un importante tenore messicano che ha purtroppo dato forfait all’ultimo minuto. Fernando è stato quindi Michele Angelini che ha fatto ciò che poteva scontrandosi con una parete difficile da scalare. Il cantabile “Di mia patria il bel soggiorno” è svolto discretamente ma la cabaletta viene ridotta di 2/3 perdendo la sua architettura musicale e tutto il suo slancio verso i mi b e re b sovracuti. Purtroppo ciò succede esattamente anche nella seconda aria altrettanto impegnativa. Non possiamo certo giudicare un cantante che in breve tempo ha dovuto fare una sostituzione ma certo il ruolo è stato troppo sminuito, con i tagli nel duetto d’amore del primo atto, con un canto appena accennato per tutto il finale I dove il soprano svettava incontrastata senza il connubio della linea vocale tenorile a lei associata.

Protagonista assoluto della serata è Michele Pertusi già Faliero a Parma e Venezia anni fa. La parte è quindi ben sedimentata nel cantante parmigiano tanto che ogni accento o frase sono ben scolpite. Omaggiato di unica grande aria che si risolve nel Finale II, “Bello ardir di congiurati”, Pertusi ci impressiona con l’equilibrio della sua ampia voce da basso, con notevoli legati e ampie frasi. “Notte atroce, notte orrenda” è la cabaletta che segue: la voce di Pertusi è qui sostenuta dal coro dei congiurati portando l’atto ad una arroventata conclusione.
Molto ben riuscito il duetto col baritono dove le due voci erano sufficientemente differenziate. Israele Bertucci è Bogdan Baciu che Donizetti omaggia con due ampie arie una nell’introduzione e una nel terzo atto. L’aria del terzo atto non corrisponde a nessun episodio della tragedia francese di Casimir Delavigne da cui è tratta l’opera, ma è proprio una concessione per esaltare le virtù di Antonio Tamburini. Baciu ha le note di una parte molto acuta che insiste pericolosamente sul registro alto, forse manca un poco di nobiltà e intensità emotiva. Per via del Covid il baritono non può relazionarsi al coro, ai congiurati , ai suoi tre figli e a Faliero e noi come pubblico percepiamo quindi un distacco nel suo canto, probabilmente dovuto a questa situazione contingente.

Bene la prova di Francesca Dotto nel ruolo di Elena, ruolo che invero è un poco ingrato. Nella versione del 1834 Donizetti aveva previsto una grande aria per lei nel primo atto dopo l’aria di Fernando e un primo duetto confronto con Faliero. Questo duetto poi cassato è secondo noi importante e fondamentale per poi comprendere il duetto finale che svela il tradimento. Una vera perdita! Francesca Dotto, per quanto lo permetta l’ascolto in streaming, ha una ampia voce che sostiene con facilità l’ardua aria del terzo atto “Tutto or Morte, o Dio! M’invola”.  La cabaletta è particolarmente sviluppata con variazioni scritte per l’occasione e una lunga coda col coro muliebre a far da pertichino. La Dotto ben risalta anche nel Finale I e al contrario del tenore, canta distintamente tutta la sua parte dando brillantezza ai due assiemi.
Giorgio Misseri è un lusso per la parte del gondoliere e anche a Parigi vi era un importane cantante protetto da Rossini, Nicola Ivanoff. Misseri canta con particolare squillo la liquida melodia prima della ripresa del tetro coro. Tutte le altre numerose parti di fianco sono ben realizzate con particolare plauso a Steno e Leoni.
Riccardo Frizza fin dalla ampia sinfonia di 8 minuti tiene in saldo pugno l’orchestra del Festival, scegliendo sempre tempi comodi per i cantanti. Attento alla raffinata scrittura orchestrale di questo Donizetti parigino fa ben risaltare il clarinetto e il violoncello concertanti in alcune arie. Solo un appunto a metà della stretta del Finale I: prima della ripresa del tema “”Han deciso il guardo torbido spira” il quintetto di cantanti canta “Ah qual preparasi scena funesta”, ecco qui Donizetti segna un “Meno mosso” ma il Maestro Frizza esagera e rallenta troppo il movimento rendendo le 8 battute amorfe. Il coro ha svolto con accuratezza il suo lavoro, rinforzando le invettive patriottiche di “Zara,Zara infida” e dando un colore notturno nel coro dei congiurati del secondo atto che dà un particolare colore alla scena.

La regia di Stefano Ricci è risultata molto ripetitiva e con una sola idea: far camminare i protagonisti su passerelle metalliche avanti indietro, sopra sotto senza un significato preciso. Il regista si riferisce a queste passerelle come ai calli veneziani ma non si va più in la di questa considerazione. La regia televisiva non sapeva bene cosa inquadrare, controluci, cantanti che sparivano e apparivano, continue fughe non permettevano una costruzione della trama.
Colorati i costumi Gianluca Sbicca ma senza alcuna attinenza con l’opera.
Il Festival ha quindi inaugurato con una opera importante che forse dal punto visivo avrebbe meritato più chiarezza, ma che abbiamo apprezzato dal punto di vista musicale e vocale: i prossimi due appuntamenti Belisario e Le nozze in villa (mai sentita da 200 anni) sono disponibili sulla Donizetti Web Tv a pagamento per sostenere il festival. Buon Festival a tutti voi.

Fabio Tranchida