Libretto di Niccolò Giuvo
Musica di Georg Friedrich Händel
Aci Raffaele Pe
Galatea Giuseppina Bridelli
Polifemo Andrea Mastroni
Ensemble Barocco La Lira di Orfeo
Maestro concertatore e clavicembalo Luca Guglielmi
Regia, scene e costumi Gianmaria Aliverta
Proiezioni video Tokio Studio
Disegno luci Elisabetta Campanelli
La serenata di Händel Aci, Galatea e Polifemo, a cui avremmo dovuto assistere di persona, è stata invece registrata a porte chiuse e trasmessa in streaming gratuitamente sul canale YouTube Opera Streaming. Anche se il pubblico non è ammesso il Teatro Municipale di Piacenza ha avuto la sua opera inaugurale.
Si tratta a suo modo di una prima moderna assoluta di una versione della serenata ad oggi ancora inedita: con l’aiuto di esperti musicologi, Fabrizio Longo e Luca Guglielmi, Raffaele Pe ha ritrovato una delle molte varianti autografe di questo soggetto e l’ha consegnata al pubblico in questa occasione.
Aci, Galatea e Polifemo non è una vera opera ma una serenata, un pezzo d’occasione composto a durante il soggiorno napoletano nel 1708. Il libretto di Niccolò Giuvo non prevede uno sviluppo drammatico vero e proprio, narrando una vicenda che vuole in realtà solo esaltare la fedeltà d’amore dei due protagonisti. Händel amò molto questa opera e anche il pubblico tanto che si prodigò in innumerevoli revisioni anche nel periodo inglese.
Raffaele Pe e i suoi colleghi ricercatori hanno esaminato il manoscritto Ms. Egerton 2953 conservato a Londra. Bisogna dire che gli inglesi hanno custodito con attenzione tutte le opere e oratori del caro Sassone. Non si può dire lo stesso di Vivaldi il cui patrimonio operistico e di oratori è conservato solo parzialmente, solo 1/3 delle sue opere liriche è giunto fino a noi.
Il manoscritto Ms. Egerton 2953 permette di ricostruire una versione intermedia con delle varianti che forse sono state scritte per il famoso castrato Senesino attivo nel 1713 a Napoli. E’ una supposizione ma abbastanza probabile visto che il ruolo di Aci è riscritto per contralto (maschile si intende). A questo punto Händel acutizza la parte di Galatea trasformandola in soprano in maniera di differenziare i due amanti nei registri.

Raffaele Pe cantando il ruolo di Aci vuole far rivivere in scena l’arte dei grandi evirati cantori del ‘700. Forte del successo a San Gallo (Svizzera) del suo recentissimo Giulio Cesare si impone con la sua morbida voce capace di cesellare con assoluta precisione la linea vocale virtuosistica a lui assegnata. Una aria al centro della composizione “Dell’aquila gli artigli” è accompagnata dal solo cembalo: quale momento migliore per ascoltare il timbro traslucido, gli acuti corroboranti, la coloratura nitida. Belli i duetti con l’amata e l’ultimo spettacolare largo “Verso già l’alma col sangue” dove Raffaele Pe riesce a commuovere veramente, dando la sensazione di perdere le forze nota dopo nota. Il canto resta quasi sospeso, concentrato con leggere pulsazioni fino alla morte del protagonista mentre un cuore umano pulsa sullo schermo più basso dell’allestimento.
La Galatea di Giuseppina Bridelli ci sorprende con una voce equilibrata e compatta. All’inizio della cantata ci commuove con “Sforzano a piangere” dove gli oboi con frasi discendenti esaltano la situazione lacrimevole. L’aria di tempesta “Benché tuoni e l’etra avvampi” è messa ben a fuoco con precisione e limpidezza mentre “Se m’ami, o caro” è dal ritmo lento e cullante descrivendo così i vari “affetti” del personaggio.

Polifemo è il basso Andrea Mastroni, anzi lo definiremmo in questa sede basso profondo. Fin dalla sua scena iniziale e aria “Affanno tiranno” si possono sentire le sofferenze di un cuore non corrisposto: la voce è robusta e la coloratura espressa con un effetto a nostro parere di ruvidezza quasi a delineare un personaggio negativo. Ma il basso è capace anche di alleggerire il suo volume sonoro nell’aria “Non sempre, no, crudele” dove Mastroni canta le note più acute in una effettistico falsetto presente anche nella successiva “Fra l’ombre e gl’orrori” tutta giocata su un lento salire e scendere della voce che mette a dura prova il cantante che ne esce pienamente vittorioso. Le note più basse sono anch’esse un vero prodigio e sembrano morbide note emesse da un contrabbasso.
L’Ensemble Barocco La Lira di Orfeo è stato creato proprio da Raffaele Pe a Lodi e anche in questa occasione, diretto da Luca Guglielmi, mostra tutta la sua preparazione con una grande capacità stilistica e la scelta di tempi sempre molto appropriati tanto da esaltare i vari “affetti” nelle arie. La serenata ha anche vari pezzi d’assieme e Gugliemi riesce ben ad amalgamare le tre voci come nel terzetto finale che esalta l’unione dei due amanti.
Il regista Gianmaria Aliverta sfrutta tre pannelli dove vengono proiettati video che hanno riferimento alla natura, i fulmini, il sole, il ghiaccio e il mare. La vicenda dovrebbe essere ambientata ad Aci Trezza dove ancora sono presenti i faraglioni scagliati da Polifemo e quindi il mare e l’acqua hanno grande parte nell’illustrazione di questa serenata. Molto suggestivo verso l’epilogo vedere Galatea che annegata scende le profondità marine mentre Aci la contempla.
Davvero un bello spettacolo sia dal punto musicale che visivo che potrà essere ancora visto online a questo link https://www.youtube.com/watch?v=8rsUU2gp1dg .
Fabio Tranchida