Stagione Autunno 2019
X STAGIONE AUTUNNO 2019
spettacolo ideato e narrato da Andrea Scarduelli
sabato 12 ottobre | ore 16 | Lirica
domenica 13 ottobre | ore 16 | Lirica
ROSSINI À PARIS
spettacolo ideato e narrato da Andrea Scarduelli
DE L’ITALIE ET DE LA FRANCE
IL VIAGGIO A REIMS
IVANHOÉ
LE SIÈGE DE CORINTHE
MOÏSE ET LE PHARAON
LE COMTE ORY
GUILLAUME TELL
ROBERT BRUCE
Graziana Palazzo soprano di coloratura
Go Eun Lee soprano lirico di agilità
Livio Scarpellini tenore di grazia
Stefano Giannini concertatore e pianista
Riccardo Zangirolami pianista
Andrea Scarduelli ideatore e narratore
Il Teatro Belloni di Barlassina ci stupisce sempre più, grazie ad uno spettacolo completamente nuovo o con un preciso fil rouge che sostiene le tre ore e mezza di spettacolo. Andrea Scarduelli ha voluto proporre all’attento spettatore del teatro d’opera più piccolo al mondo, i primi anni francesi di Rossini che, nominato Premier Compositeur du Roy, strabiliava la capitale, un Parigi letteralmente ai suoi piedi. Sono 5 anni frenetici, durante i quali compone 5 opere liriche, capolavori che gli permetteranno (dopo una lunga causa col successore di Carlo X) di ottenere una pensione a vita. Scarduelli ci trasporta nella Parigi degli anni ’20 dell’ ‘800 facendoci conoscere composizioni preziose nella loro lingua originale. Se il Viaggio a Reims (ricostruito da Philip Gossett solo 35 anni fa) utilizza ancora l’italiano le composizioni seguenti saranno tutte in francese: Ivanhoé sarà un pasticcio, Le Siège sarà una ampia trasformazione del Maometto II, Moïse deriva dal Mosè in Egitto, Le Comte Ory userà il 50% della musica celata del Viaggio a Reims e solo Guillame Tell sarà una composizione completamente nuova senza alcun autoimprestito, un vero monumento musicale, la fine e l’inizio di una nuova era per la musica operisitica.
A Barlassina abbiamo quindi parlato di questo periodo poco conosciuto della carriera di Rossini. Andrea Scarduelli ha fatto un lavoro di ricerca di rara perfezione donandoci un programma di sala ricco di informazioni, una vera miniera con notizie sui drammi originali da cui sono tratte le opere, le varie versioni, i primi famosi interpreti e i teatri luogo delle prime assolute. Alcune di queste opere non sono mai state rappresentate al Rossini Opera Festival di Pesaro o a Wildbad nella Foresta nera, mentre qui a Barlassina abbiamo potuto ascoltare parte di questa rara musica.
Pilastro dei due concerti è sicuramente il maestro Stefano Giannini che ha “sostituito” letteralmente una grande orchestra, infatti oltre ad accompagnare i cantanti con la consueta professionalità eccolo solista nell’Entr’Acte, Orage da Le barbier de Séville, nell’ardua sinfonia dell’Ivanhoé (tratta da Semiramide), nei ritmicamente difficili balletti del Moïse e nell’Ouverture del Robert Bruce. Un vero tour de force per il maestro in piena forma.
Graziana Palazzo, soprano di coloratura, ci offre Contessa di Folleville in pieno affanno. Rossini in realtà rappresenta sulla scena Madame Recamier che soffre per la bancarotta dell’anziano marito. Qui è la perdita di un cappellino a suscitare l’affanno e la Palazzo anche nella coloratura sembra disperarsi e piangere. Ritrova il cappellino ed ecco intonare la briosa cabaletta che suscita l’entusiasmo del pubblico di Barlassina esaltato dalla minuta coloratura che ritroviamo in particolare nella lunga coda. Graziana Palazzo affronta anche l’aria di Jemmy, il figlio di Tell, una aria che Rossini tagliò per questioni di durata dell’opera non certo per la qualità della musica. Una superba aria che non finiremo mai di ascoltare. Intimista e concentrata, è una composizione in due movimenti che precede il lancio della frecci dalla balestra per colpire la mela. Neanche al Teatro alla Scala con Muti direttore si eseguì questo raffinato brano che qui a Barlassina ha avuto uno spazio importante.
Go Eun Lee, soprano lirico di agilità, dopo le numerose bambole meccaniche Olympia targate Offenbach, ci offre una virtuosistica Pamyra da Le Siège de Corinthe. Solo Nino Machaidze aveva affrontato l’aria di Pamyra eseguendo il primo tempo e tutte le ripetizioni nel cantabile. Il primo tempo (eliminato dallo stesso Rossini a Parigi) è quasi impossibile per la voce umana per via della fitta coloratura che Go Eun Lee dipana con professionalità. Un aria in tre movimenti che qui al Belloni assume una architettura ampia che neanche all’Opéra di Parigi erano riusciti a conferire.
Nel brano successivo, l’aria del tenore de Le Siège, Go Eun Lee continua il suo personaggio in una commossa preghiera.
Divertente la sua partecipazione anche al duetto de Le Comte Ory con uno scatenato Livio Scarpellini, tenore di grazia, travestito da suor Colette. Scarpellini ci fa dimenticare il momento musicale poiché tutti siamo concentrati sui suoi movimenti, le sue mossette, le sue avences verso Go Eun Lee/la Comtesse Adèle. Il duetto riesce benissimo musicalmente con una indiavolata stretta che porta le due voci ad intrecciarsi indissolubilmente.
Livio Scarpellini è impegnato in due arie tra le più difficili del repertorio tenorile di tutti i tempi. L’aria di Néoclès, giovane guerriero greco, ci viene proposta dal tenore bergamasco nella sua integralità ed espressa in un francese ben intellegibile. Già durante la preghiera di Pamyra che segue il recitativo Néoclès inserisce degli acuti di dolore. L’accompagnamento è quasi indipendente dall’aria e il tenore sicuro della sua linea vocale procede a grandi frasi nell’aria che ha una insolita cabaletta con numerose salite all’acuto sopra accordi mobilissimi. Tutti i brani impersonati da Scarpellini furono creati per la voce unica di Adolphe Nourrit. L’ultimo brano è proprio l’aria di Arnold nel IV atto del Guillame Tell. In questi mesi nei teatri di tradizione lombardi, Como, Cremona, Bergamo, Pavia e Brescia si sta proponendo il Tell ma… in italiano. Scarpellini propone invece la versione originale in francese “Asile héréditaire” con la guerresca cabaletta “Amis, amis, secondez ma vengange” che insiste su numerosi do acuti.
Andrea Scarduelli a completamento dello spettacolo ha proposto tre ascolti, l’inno De l’Italie et de la France composto per l’incoronazione del re reazionario Carlo X, protettore per 5 anni di Rossini, “Largo al factotum” e “Sois immobile” cantati non da un baritono ma da Mario Del Monaco, filmati rari.
Un giovane pianista di 17 anni ha arricchito l’offerta musicale eseguendo l’ouverture del Guillame Tell nella trascrizione di Ferenc Liszt: Riccardo Zangirolami è davvero una promessa come pianista. Un tocco sicuro e morbido, una scelta dei tempi azzeccati e un fraseggio ispirato hanno fatto di questa trascrizione un pezzo compatto e vibrante con i suoi celebri temi.
Due serate di alta qualità, che porta gli standard del Teatro Belloni a vette mai raggiunte per qualità della programmazione ed esecuzione musicale.
Fabio Tranchida