Personaggi e interpreti principali Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni
Santuzza, Sonia Ganassi
Turiddu, Diego Torre
Alfio, Gevorg Hakobyan
Lola, Giuseppina Piunti
Mamma Lucia Carlotta Vichi
Personaggi e interpreti principali Pagliacci di Ruggero Leoncavallo
Nedda, Donata D’Annunzio Lombardi
Canio, Diego Torre
Tonio, Carlos Álvarez
Silvio, Francesco Verna
Peppe, Matteo Roma
Un contadino, Giuliano Petouchoff
Un altro contadino, Matteo Armanino
Direttore, Paolo Arrivabeni
Regia Teatrialchemici – Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi
Scene, Federica Parolini
Costumi, Agnese Rabatti
Luci, Luigi Biondi
Nuovo Allestimento in coproduzione
Fondazione Teatro Carlo Felice – Fondazione Maggio Musicale Fiorentino
Orchestra e Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro, Francesco Aliberti
Maestro del Coro di Voci Bianche, Gino Tanasini
Il Carlo Felice mette in scena un dittico che è riflesso della stagione verista italiana con questi due capolavori che inaugurarono proprio il genere. Mascagni ebbe a dire “Maledetta Cavalleria, maledetta!” in quanto il successo di questa prima composizione fu superiore sempre ai successivi lavori, che non furono pochi. Anche di Leoncavallo questa è l’unica opera di repertorio e le altre composizioni che vanno da I Medici dramma storico alle operette non vengono eseguite se non rarissimamente. A livello discografico la situazione è migliore e si può ascoltare quasi tutto l’excursus dei due compositori ma a teatro Cavalleria e Pagliacci sono ormai un classico. Il Carlo Felice ha scelto un ottimo cast per queste due opere e noi vi parleremo del primo cast ascoltato domenica 26 maggio. Protagonista assoluta in Cavelleria, Sonia Ganassi ascoltata di recente da noi nel ruolo mezzosopranile di Léonor ne La Favorite a Palermo. Santuzza è ruolo molto più acuto e la Ganassi costretta ad alzare la tessitura fa miracoli creando una linea vocale sempre tesa e al calor bianco, capace di destare una attenzione continua e prolungata. Il declamato è incisivo con una notevole quantità di accenti. Lancinante risulta essere “Ditemi per pietà dov’è Turiddu” e il successivo “Sono scomunicata”. Molto concentrato è il lungo intervento “Voi lo sapete o mamma” che strappa applausi a scena aperta. Ben sfruttato il registro basso nel parlato “A te la malapasqua”.
Foto: Marcello Orselli
Altro punto di forza della produzione l’australiano Diego Torre che nella Siciliana iniziale ci dona una voce slanciata e piena di armonici. Il dialetto siciliano fa il resto creando un pezzo molto caratteristico. Torre è irruento nel duetto con Santuzza e lo squillo della sua voce nel registro acuto è sempre piacevole. Ottimo tenore. Alfio è Gevorg Hakobyan un baritono potente che ha i momenti principali nella famosa aria della frusta e ancor più nel duetto con Santuzza dove il ripetersi del verso “Ad essi non perdono” rende ossessivo e efficace il suo desiderio di vendetta. Un poco debole la Lola di Giuseppina Piunti dove lo stornello viene cantato con un timbro solo discreto. Ottimi i numerosi interventi del coro preparato da Francesco Aliberti. Massima catarsi si ha con “Inneggiamo il Signore non è morto” con una notevole compattezza e potenza.
Diego Torre è l’unico cantante che partecipa ad entrambe le opere. Qui il personaggio da traditore diventa tradito e la gelosia lo ossesiona. Ben riuscita l’aria “Vesti la giubba” con “Ridi Pagliaccio” portato allo spasmo. La voce solida si sfrangia apposta in un ghigno di dolore, una maschera di pianto che da forza al canto, tutto ciò premiato dal pubblico. Nedda è Donata D’Annunzio Lombardi dalla notevole presenza scenica ci offre una Nedda disinvolta che rischia la vita per amore. La vaporosa orchestrazione della sua aria tutta di trilli e acciaccature sostiene una voce chiara e adamantina in “Stridono lassù” dove si imita il suono delle rondini e degli uccelli. Bella la frase lirica successiva “Vanno laggiù verso un paese strano” cantata con passione dal soprano.
Carlos Álvarez è uno dei più grandi baritono viventi e lo dimostra in questa produzione. La parte del baritono fu accresciuta notevolmente su insistenza del primo interprete Victor Maurel già primo Jago e Falstaff per Verdi. Chiese una aria per sè, ed ecco il prologo, fece dividere l’atto unico in due con l’inserimento dell’intermezzo e volle essere presente nel titolo: il titolo previsto era Pagliaccio e lui riuscì e cambiarlo in Pagliacci in modo da includerlo. Il grande prologo “Si può?” è un capolavoro di scrittura musicale con i continui ammiccamenti al pubblico. Un vero manifesto della poetica verista. Carlos Álvarez ne fa un pezzo magistrale: la voce è robusta e corroborata da nobili accenti. La linea di canto solida è capace di lunghe frasi che emozionano. Anche fisicamente Álvarez fa cose eccellenti con i suoi movimenti da sciancato e il suo incedere incobbito.
Viene creato così un personaggio a tutto tondo.
Matteo Roma ci consegna un Arlecchino delicato con la sua aria “O Colombina” e Silvio, il baritono Francesco Verna, sostiene bene il lungo duetto d’amore. Anche in quest’opera il Coro del Carlo Felice dà buona prova di se in particolare nei tre grandi interventi iniziali “Son qua! Ritornano” “Evviva il principe se’ dei pagliacci” e il coro “Din don” con tanto di campane e coro di fanciulli.
In tutte e due le opere è da apprezzare la direzione di Paolo Arrivabeni maestro che svolge il suo compito con particolare attenzione. In particolare nelle Cavalleria ha creato tensione nel lungo preludio e nell’accattivante intermezzo. Anche nei Pagliacci Arrivabene è riuscito a dare continuità drammatica alle varie scene fino alla fatale conclusione.
Lo spettacolo sfrutta gli stessi elementi scenici per le due opere risultando un poco ripetitivo. Interessanti le maschere rosse popolari all’inizio di Cavalleria mentre in Pagliacci bello l’uso dei ragazzi che ascoltano il Prologo. Le masse corali sono però poco mosse dando poca varietà alla scena di per sé statica. Sarebbero bastate luci più accattivanti e qualche movimento in più per enfatizzare le passioni travolgenti di questi due drammi che hanno fatto il tutto esaurito di pubblico. Continua la stagione del Carlo Felice con Madama Butterfly a giugno.
Fabio Tranchida