Musica di Giacomo Puccini

 

Manon Maria José Siri
Lescaut Massimo Cavalletti
Des Grieux Marcelo Álvarez
Geronte Carlo Lepore
Edmondo / Il maestro di ballo / Lampionaio Marco Ciaponi
L’Oste Emanuele Cordaro
Un Musico Alessandra Visentin
Sergente degli arcieri Daniele Antonangeli
Un Comandante di Marina Gianluca Breda
Musici Barbara Lavarian, Roberta Salvati (sop. primi)
Silvia Spruzzola (sop. secondo)
Julija Samsonova, Maria Miccoli (contralti)

 

Direttore Riccardo Chailly
Regia David Pountney
Scene Leslie Travers
Costumi Marie-Jeanne Lecca
Coreografia Denni Sayers
Luci Fabrice Kebour

Coro e Orchestra del Teatro alla Scala

Nuova produzione Teatro alla Scala

 

Eravamo presenti nel giugno del 1998 quando per l’ultima volta si diede Manon Lescaut alla Scala.  Riccardo Chailly sostiene che siano passati davvero troppi anni per una opera che dovrebbe essere invece sempre repertorio. Secondo il maestro tutti gli orchestrali devono avere familiarità con questa musica e il ciclo completo delle opere di Puccini alla Scala offre l’occasione di questo importante recupero oltretutto in una veste originale: si esegue infatti la prima delle 8 versioni pucciniane, la versione Torino 1893 che Chailly ha già portato in scena a Lipsia nel 2008. Questa versione si differenzia dalla corrente per moltissimi particolari ma i due episodi più macroscopici sono il finale del primo atto che stupisce per la complessità del concertato tra Lescaut, Geronte, Edmondo e i cori, e la più ampia esposizione dell’aria “Sola, perduta, abbandonata”.  I tagli che subì la partitura sono eseguiti spesso da Puccini obtorto collo, per esempio il concertato della fine del I atto fu tagliato su sollecitazione di Illica, mentre molti altre limature su insistenza di Ricordi che sosteneva che solo Wagner potesse essere prolisso. Ecco perché il Maestro Chailly recupera la prima versione, non per una velleità personale ma per restituire al mondo musicale la concezione originaria del Maestro Puccini. Roger Parker ha compilato questa edizione critica per Ricordi e ha lavorato anche per l’edizione critica di Tosca che inaugurerà la Scala questo dicembre.  La prima assoluta anticipò di una settimana la prima assoluta del Falstaff di Verdi, un vero e proprio passaggio del testimone traVerdi e Puccini.
Puccini utilizza spunti melodici da precedenti composizioni come dal II e III minuetto, dalla Serenata per archi, dal Capriccio Sinfonico, da Crisantemi, o in maniera parodistica dall’Agnus Dei  tratto dalla messa a 4 voci. Il Maestro Chailly parla in questi casi di cartoni preparatori utilizzati per l’affresco finale, cioè l’opera.
Massima cura è stata dedicata a questa produzione in tutti gli aspetti sia musicali che di allestimento.

Uno spettacolo ricchissimo con il fil rouge del treno che compare in tutti e quattro gli atti. Nel primo viene addirittura creata una intera stazione di fine ‘800 con il treno che entra in scena  ben tre volte lasciandoci positivamente stupefatti. Nel secondo atto potremmo essere su Le Train Bleu (da Parigi a Nizza…) su tre elegantissimi vagoni dorati mentre per contrappasso nel terzo atto ci troviamo a fianco dell’enorme mole della nave alla cui base ci sono piccoli vagoni neri che trasportano le prostitute. Colpo di scena è anche la partenza della nave che attraversa tutta la scena proprio a fine atto. Nell’ultimo atto Manon canta su un carro merci mentre la stazione iniziale non appare che come un ricordo sbiadito.
Ricchissimi i costumi sia dei protagonisti, in particolare Lescaut e Geronte in bianco ma anche di tutto il coro che presentava anche donne vestite alla maschietto con abito nero e cilindro.
Manon è Maria José Siri che continua la collaborazione con il Maestro dopo il successo di Madama Butterfly: Maria José Siri mostra tutta l’ampiezza del registro centrale nell’aria “In quelle trine morbide” e particolarmente incisiva nel successivo duetto col fratello dove le due linee di canto procedono indipendenti. Intensi i duetti d’amore e molto cesellata l’ultima aria “Sola, perduta, abbandonata” dove la voce risulta intensa e sofferta rendendo realistico il trapasso. Alle parole “La fiamma si spegne” un fremere di violini va indicare proprio l’affievolirsi delle forze della povera Manon.
Des Grieux impersonato da Marcelo Álvarez ha una delle parti più belle e più impegnative affidate ad un tenore. Una successione continua di arie e momenti lirici. “Tra voi belle brune e bionde” col suo ritmo saltellante e giocoso, è seguita poco dopo da “Donna non vidi mai” dove l’animo del protagonista già si turba.  Marcelo Álvarez soffre in queste settimane di una broncopatia che lo ha costretto a cancellare già 3 date, ma stasera ha tentato lo stesso col risultato di un canto dalle frasi staccate, un po’ discontinuo. Nonostante questi difetti causati dalla malattia il timbro possiede una bellezza innata, gli acuti, anche se pensati ogni volta, vengo raggiunti e sfolgorano. Solo in due occasione il tenore ha abbassato la parte.
Nel duetto d’amore iniziale nella stazione di Amiens ben realizzate le frasi all’unisono di notevole potenza da entrambi. Il tenore si scalda cantando “Si! Sciagurata!” sempre più acuto, mentre è capace delle mezze voci in “Oh, tentatrice”.

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Lescaut è Massimo Cavalletti, baritono presenza frequente nelle produzioni scaligere, dal canto sempre elegante e morbido riesce a disegnare un personaggio sfaccettato, frivolo, dedito al gioco, ma anche complice della sorella che alla fine tenta inutilmente di salvare. Massimo Cavalletti affronta il ruolo senza mostrare nessuna difficoltà, una disinvoltura anche come attore.
Geronte è il basso partenopeo Carlo Lepore, conosciuto per le sue doti uniche di basso buffo: qui il ruolo è più sottile, più complesso e Lepore nel primo e secondo atto ci regala delle frasi nobili e raffinate. Si apprezza parola per parola ognuna cantata col giusto accento. Il registro di basso è pieno e corposo e i suoi movimenti in scena sempre subdoli alla ricerca della giovane Manon o pronto ad utilizzare la sua nuova macchina fotografica per denunciare l’adulterio.
Marco Ciaponi è Edmondo, Il maestro di ballo e il Lampionaio. Il tenore nonostante la giovane età è molto bravo  e interpreta con varietà i tre ruoli con una voce tenorile chiara e ben intonata. Nel primo atto è quasi un deus ex machina che fa ribaltare la vicenda con la sua astuzia. Lepore, Cavalletti e Ciaponi sono stati molto bravi ad imparare il difficile concertato che in questa versione chiude il primo atto un vero tour de force premiato dagli applausi del pubblico.

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Il Musico del secondo atto è impersonato da Alessandra Visentin, bravissimo contralto trevigiano. Dopo il debutto scaligero nel 2016 in Fanciulla del West, Chailly stesso la richiesta per questo ruolo in Manon. Elegantissima nel suo vestito bianco settecentesco, ha cantato con un seducente timbro contraltile e la sua voce svettava su quella delle pastorelle che le facevano da coro. Una produzione che come vediamo è stata curata in tutti i suoi aspetti.
Il Maestro Riccardo Chailly ha diretto con una competenza massima la partitura originale del 1893, regalandoci molti dettagli inediti. Ogni frase era pensata e cesellata tale da rendere perfettamente comprensibile in grande affresco pucciniano. Il pubblico ha apprezzato molto i 4 atti con calorosi applausi anche dopo il celebre intermezzo suonato dall’orchestra con rara intensità.
Belle le tante invenzioni del regista David Pountney, che utilizza 8 bimbe vestite di bianco ad indicare la giovinezza disincantata di Manon. Una altra bella trovata e la sedia “gestatoria” una sedia ricca e elaborata per compiere le più svariate posizioni sessuali. Nel III atto le prostitute vengono pesate prima di salire alla nave con effetto molto realistico. Alla fine vediamo un deserto dove emergono gli elementi di una stazione ormai cancellata dalle dune e dalla memoria. Uno spettacolo molto ricco e coerente.

Ancora due repliche il 24 e 27 aprile.

Fabio Tranchida