GIUSEPPE VERDI À PARIS
8-9-15 dicembre
Spettacolo ideato e narrato da Andrea Scarduelli
JÉRUSALEM | LES VÊPRES SICILIENNES
LE TROUVÈRE | MACBETH | DON CARLOS | OTHELLO
Lo spettacolo più importante e prestigioso della Stagione 2018 del Teatro Antonio Belloni
Laure Kieffer soprano lirico
Mayuko Sakurai mezzosoprano
Stefano Giannini concertatore e pianista
Andrea Scarduelli ideatore e narratore
Elena Palmieri danzatrice
Giusy Bizzozero coreografa
Il Teatro Belloni presenta in questi giorni lo spettacolo di punta della stagione: Giuseppe Verdi a Parigi, una città vista come metà per la consacrazione della carriera come era già successo Rossini, Bellini e Donizetti. La “grande boutique” come Verdi definiva l’Opéra, era un luogo mitico dove si potevano fare i più maestosi e ricchi allestimenti del mondo. Ma d’altra parte la prove erano estenuanti, la partitura veniva tagliata per esigenze pratiche e non musicali e ognuno voleva dire la sua in una babele infinita che snervava il povero Verdi. Una dicotomia evidente che non scoraggiava Verdi ad anelare al massimo teatro parigino. Nei grand-opéra era anche necessario un balletto interno all’opera solitamente nel terzo atto e per Verdi fu necessario una lunga pratica per affinare la sua arte di compositore di balli: dalla prova molto acerba di Jérusalem fino ai balletti modernissimi e riusciti di Aida e Otello. Il teatro Belloni grazie alla genialità di Andrea Scarduelli, direttore artistico, ha associato arie per soprano e mezzosoprano ai ballabili francesi in un mix di rarità musicali formidabile.
Il concerto è iniziato con l’ascolto del rarissimo preludio di Jérusalem e subito Scarduelli ci ha illustrato che in realtà Verdi nasce come cittadino francese essendo Roncole di Busseto sotto il governo francese dal 1808 fino 1814: il ducato di Parma infatti fu annesso al Primo impero francese e trasformato in un dipartimento. In ogni caso sappiamo bene quando Verdi si sentisse italiano e lottò attivamente e con la musica per difendere e creare l’idea di Italia unita. L’aria tratta da Jérusalem è la preghiera di Hélène che la morbida voce di Laure Kieffer dipana perfettamente. Il soprano di Strasburgo possiede una notevole musicalità e logicamente una perfetta pronuncia del francese che rende ogni parola intellegibile. Ancora più evidenti queste qualità nella Sicilienne “Merci jeunes amies” da Les Vêpres siciliennes”. Questo brano è stato composto da Verdi proprio sulla lingua francese e quindi le parole sono perfettamente adagiate su una raffinata linea di canto. Laure Kieffer esalta i trilli e le acciaccature piccanti guidandoci fino all’impegnativa coda. Una curiosità che pochi sanno: sebbene Verdi abbia indicato in partitura “Sicilienne” forse per associarla meglio al luogo dell’opera, il brano è chiaramente un bolero spagnolo evidente dal ritmo musicale. L’ottima padronanza della lingua permette al soprano di regalarci un gran momento in una altra preghiera quella di Desdemona sul letto di morte. Molti passaggi sono quasi in parlato o sulla stessa nota e la pronuncia francese permette la perfetta comprensione del lungo e cesellato brano.
Mayuko Sakurai è anche lei ospite frequente del Teatro Belloni e ci propone oggi i suoi cavalli di battaglia, le due arie di Azucena e le due arie di Eboli. Ne ammiriamo la voce che risulta ancora più piena e grave rispetto agli ultimi ascolti. Durante il Racconto “Condotta ell’era in ceppi” qui nella versione “C’est là qu’ils l’on trainè” Mayuko riesce ad esprimere tutte le fasi della vicenda da lei narrata fino all’acuto nel finale, dopo l’orrore da lei compiuto. Le arie di Eboli guadagnano infinitamente nella versione originale: l’aria del Velo, un micro racconto, è incomprensibile nella versione italiana mentre in francese procede semplice e spedita.
EBOLI “Au palais des fées, Des rois grenadins, Devant les nymphées De ces beaux jardins Couverte d’un voile Une femme, un soir, A la belle étoile Seule vint s’asseoir. Achmet, le roi maure En passant la vit, Et voilée encore, Elle le ravit. «Viens, ma souveraine, Régner à ma cour. » Lui dit-il : «la Reine n’a plus mon amour. » Ah! EBOLI «J’entrevois à peine, Dans l’obscure jardin, Tes cheveux d’ébène Ton pied enfantin, O fille charmante! Un roi t’aimera : Sous la fleur vivante De mon Alhambra. Mais quitte ce voile, Bel astre charmant Fais comme l’étoile Du bleu firmament!» «J’obéis sans peine : Tiens, regarde-moi.» «Allah! C’est la Reine!» S’écria le roi! Ah! O jeunes filles, tissez des voiles! Quand le ciel brille des feux du jour, Aux lueurs des étoiles, Les voiles Sont chers à l’amour!”
Vi invito a questa lettura che spiega bene la vicenda, il racconto e ciò che succederà da li a poco dopo il ballo della Peregrina proprio tra Eboli e don Carlos.
La Peregrina, set originale
Grande successo in questo concerto evento lo ha avuto il pianista concertatore Stefano Giannini che oltre ad accompagnare con il consueto gusto le due cantanti, ha avuto molti momenti di protagonismo eseguendo una Air de danse da ogni balletto e il balletto del Don Carlos integralmente. Come dicevamo, il ballabili di Jérusalem sono ancora acerbi e simili ai balli di salotto di metà ‘800, mentre già con Les Quatres Saison da Les Vêpres siciliennes riesece ad essere molto descrittivo ed efficacie. Caratteristici e “spagnoli” quelli de Le trouvère mentre Giannini ci stupisce sia nel Preludio del Macbeth che nel Valse infernale difficile da eseguire con quel ritmo sincopato. Giannini ha il Macbeth nel sangue e Verdi cercava di superare Meyerbeer con questo Valse infernale che è ispirato a quello arcinoto ai parigini de Robert le Diable. Ottimo la prova nella “Perègrina dal Don Carlos: Scarduelli ci ha illustrato che il nome del balletto deriva dalla famosa perla di Filippo II passata in numerose corti tra ‘600 e ‘800 fino ad essere proprietà di Elisabeth Taylor. Un grande pianista per questi brani musicali di rarissimo ascolto. Alcuni dei ballabili sono stati coreografati da Giusy Bizzozero e danzati con notevole grazia da Elena Palmieri. Una lettera di una bambina che voleva la danza al Belloni ha fatto si che Scarduelli scritturasse questa ballerina per accontentare la piccola e completare anche visivamente i brani coreutici.
Teatro da tutto esaurito per le prime due date e ciò ha portato la direzione ad istituire una nuova data per il 15 dicembre. Contattate il teatro in caso ci siano ancora posti per questo spettacolo unico e raro che porta a Barlassina musica di raro ascolto di un compositore di cui pensiamo di conoscere ogni brano ma ci rivela sempre sorprese.
Fabio Tranchida