In occasione del 20° Anniversario del Coro Sinfonico
e nella ricorrenza del 150° Anniversario della morte di Rossini

Franz Joseph Haydn Sinfonia n. 44 in Mi minore “Trauer Symphonie” (Sinfonia Funebre)

Gioachino Rossini Stabat Mater

Auditorium di Milano

venerdì 12 ottobre 2018

Soprano Aleksandra Sennikova

Mezzosoprano Valeria Girardello

Tenore Shanul Sharma

Basso Roberto Lorenzi

Maestro del Coro Erina Gambarini

Direttore Claus Peter Flor

Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi

 

Il Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi viene fondato nel 1999 dal Maestro Romano Gandolfi, celebra quindi il suo ventesimo anniversario con l’esecuzione dello Stabat Mater di Rossini. Durante un viaggio in Spagna nel 1831 per riavere una ingente somma di denaro che aveva prestato promette di comporre questo brano sacro: nel 1833 viene eseguita a Madrid nella chiesa di San Felipe Real chiesa oggi non più esistente. Rossini aveva giocato un poco sporco componendo solo alcuni pezzi dello Stabat Mater e affidando al compositore Tadolini altri, tutto ciò in assoluta segretezza. Nel 1841 però lo spartito rischiava di essere pubblicato a Parigi e Rossini con un atto di orgoglio sistemò tutto componendo tutti brani che aveva tralasciato per Madrid. Accolto fin dalla sua prima esecuzione, nelle nuova veste, nel 1842 come uno dei vertici più alti mai toccati nella storia della musica sacra, lo Stabat Mater di Gioachino Rossini, per il suo gusto scenico e la sua espressività immediata, rappresenta ancora oggi un compromesso fra teatralità e spiritualità così come avverrà per la Petite Messe Solennelle. Infatti i brani hanno forti legami con il mondo teatrale basti pensare all’aria del tenore o il duetto tra le due donne così tipico dei capolavori lirici passati. Chiusa ormai da anni la folgorante carriera teatrale, Rossini cominciò ad esplorare nuovi generi compositivi in cui è riuscito a veicolare i propri sentimenti e la propria interiorità. Nei due capolavori sacri, lo Stabat e la Petit Messe Solennelle, è evidente il senso del sacro di questo autore che, con soluzioni in anticipo sui tempi, lascia trasparire qualcosa di straordinariamente moderno. La prima esecuzione italiana dello Stabat Mater avvenne nella amata Bologna sotto la direzione di Gaetano Donizetti.
I giovani che hanno partecipato al progetto Accademia Rossiniana “Alberto Zedda” hanno eseguito questo brano sacro stasera. Noi abbiamo già avuto modo di sentirli nel Viaggio a Reims che funge da saggio annuale nel mese di agosto proprio al Teatro Rossini di Pesaro.

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Il bravissimo Roberto Lorenzi acclamato Don Profondo nel Viaggio a Reims oggi ha eseguito la parte del basso con l’ampia aria “Pro peccatis suae gentis”: la voce è molto generosa, corposa e con un legato perfetto. Nei pezzi d’assieme è sempre facilmente distinta dalle altre che sostiene armonicamente.
Shanul Sharma indiano di origine, ha studiato canto in Australia e li ha debuttato. La voce ha un discreto timbro e un sufficiente squillo. Ben realizzata l’aria “Cuius animam gementem” con i due acuti a fine frase ben intonati. Aleksandra Sennikova di origine russe e con studi musicali a Mosca l’abbiamo ascoltata quest’anno come Corinna nel Viaggio a Reims. Ci è parso positivo il lato lirico della sua voce sufficientemente intensa nella grande aria in minore “Inflammatus et accensus” dove sovrastava l’intero coro. Intimistico poi il duetto con il mezzosoprano Valeria Girardello dotata di rara eleganza e seducente timbro. Anche lei ha primeggiato nell’aria “Fac ut portem”. Coro straordinario nei numerosi brani in cui è sia protagonista che gregario. Compattezza e potenza di suono come nel fugato Amen finale.

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Il concerto ha avuto come preludio la sinfonia n. 44 in Mi minore “Trauer Symphonie” (Sinfonia Funebre) di Franz Joseph Haydn. La direzione di Claus Peter Flor ci è parsa molto autorevole con tempi molto corretti sia nell’Allegro con brio iniziale con eccitanti progressioni via via più serrate sia nel minuetto seguente pervaso di una grazia settecentesca. Una bellissima serata che ha riunito due composizioni per così dire “funebri” ma che entrambe hanno dimostrato di avere una particolare vitalità.

Fabio Tranchida

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