Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Libretto di Giuseppe Petrosellini
Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici
Produzione Festival di Glyndebourne
Podestà | Kresimir Spicer |
Sandrina | Julie Martin du Theil |
Belfiore | Bernard Richter |
Arminda | Anett Fritsch |
Ramiro | Lucia Cirillo |
Serpetta | Giulia Semenzato |
Nardo | Mattia Olivieri |
Direttore | Diego Fasolis |
Regia | Frederic Wake-Walker |
Scene e costumi | Antony McDonald |
Luci | Lucy Carter |
Mozart era solo diciottenne quando accetta di comporre per Monaco di Baviera La finta giardiniera opera che era stata da poco rappresentata con la musica di Pasquale Anfossi a Roma al Teatro delle Dame. La versione del musicista ligure, precisamente di Taggia, fu molto fortunata e ebbe molte riprese nel ‘700 cosa che non avvenne con il lavoro di Mozart che perlomeno nella versione italiana ebbe solo tre repliche. La fortuna dell’opera mozartiana si può invece vedere nella versione approntata dallo stesso Mozart in tedesco che ebbe la sua prima ad Augusta , la città del padre, ed ebbe buona circolazione come singspiel. Si tratta dell’unica opera dove si sia accertato che la entrambe le versioni siano autografe. Il libretto dalla tipica ascendenza goldoniana intreccia le vicende di 7 personaggi: una coppia seria, una coppia di mezzo carattere e tre comici di cui uno caricato. Una gerarchia perfettamente rispettata dalla profonda musica del salisburghese che fin dall’introduzione riesce a diversificare i distici dei personaggi in perfetti ritratti psicologici.
Bello vedere l’orchestra nella sua veste settecentesca con i 4 corni naturali provvisti di ritorti per variare le tonalità, le trombe naturali dal suono così spiccato e il suono del flauto traversiere e dei due oboi cosi caratteristici. Il continuo era garantito oltre dal cembalo da un ottimo ed elegante fortepiano e violoncello. Una delizia per le orecchie questo ensemble guidato dalla sapiente mano di Diego Fasolis che ha concertato con attenzione e dovizia di particolari. L’orchestra veniva messa in risalto sopratutto nella divertente aria del Podestà “Dentro il mio petto io sento” dove il dialogo pungente con l’orchestra era serrato.
Anett Fritsch è una ottima Arminda gentildonna milanese che canta con intelligenza il suo ruolo serio: particolarmente violenta nel primo incontro col Contino sembra spaventarlo con schiaffi e graffi mentre canta con rara precisione la sua aria di particolare impegno. La voce è chiara e di notevole precisione e supera brillantemente le insidie delle difficili arie con voce ben proiettata.
Il Podestà è Kresimir Spicer tenore già ascoltato nel Lucio Silla e nel Tamerlano qui alla Scala. La sua prova risulta sufficiente ha delineare il buffo Podestà, ma il tenore non evita qualche asperità nella regione più acuta della sua parte. Il clima di ottobre non ha facilitato le cose essendo molti cantanti un po’ ammalati e provati dagli sbalzi termici. Ciò ha causato l’annullamento delle prime due repliche di Hanna-Elisabeth Müller sostituita da Julie Martin du Theil che alla prima ha cantato in proscenio mentre la titolare del ruolo agiva silente sulla scena mentre a questa seconda replica ha anche agito nell’opera. La voce non è abbastanza ampia per supplire al ruolo e spesso era coperta dall’ensemble. La precisione e l’intonazione ci sono comunque e particolarmente delicate sono le sue arie come quella del primo atto della tortorella che ricorda quella di Antonia ne Les contes d’Hoffmann cento anni più tardi. Bellissimi gli accompagnamenti nelle arie della protagonista e Julie Martin du Theil riesce bene nell’imitare il pianto e singhiozzo nel finale del secondo atto con una aria molto drammatica e diversificata. Buono anche il duetto finale tra i due innamorati che suggella il loro amore con una virtuosistica cadenza intrecciata . Duetto cantato con il Contino Belfiore un distinto Bernard Richter di bella presenza e ottimo canto. Disinvolto tenore con voce corposa e omogenea ha tratto dalle sue arie serie dei piccoli gioielli. Come personaggio serio viene omaggiato nel secondo atto anche di un ampio recitativo accompagnato “Ah non partir… m’ascolta” e di una grande aria.
Ottima la prova di Mattia Olivieri nella parte comica di Nardo. Il personaggio insieme a Serpetta si muove come una marionetta dinoccolata ricordando l’Arlecchino servitore di due padroni di Ferruccio Soleri. Le sue arie sono molto divertenti e ben interpretate tra cui spicca nel secondo atto “Con un vezzo all’italiana” con tre lingue diverse per corteggiare una donna e nell’ultimo atto “A forza di martelli” che Olivieri canta con una voce stentorea e potente e con alcuni versi che rasentano il parlato prima della ripresa che danno intensità a tutta l’aria. Molto impegnato nei pezzi concertati supera appieno la prova nel disegnare il buffo ruolo di giardiniero! Serpetta è altrettanto brava, una Despina ante litteram: Giulia Semenzato spicca la parola con molta energia e giocando su più registri invidiosa com’è della povera Sandrina. Non cede fino alla fine all’amore che prova per lei Nardo. Nella voce del giusto peso e dalla bellezza di timbro spicca l’aria del primo atto interpretata come un moderno Burlesque!
Lucia Cirillo che spesso compare nelle produzioni con Diego Fasolis agisce in un ruolo serio il Cavalier Ramiro che alla prima fu cantato da un giovane castrato. Il mezzosoprano ha un capacità ad elargire le veloci terzine della prima aria dell’opera, mentre nel secondo atto l’aria “Dolce d’amor” emerge il colore brunito della sua voce in un pasto formidabile con l’orchestra d’archi. Bella l’introspezione che insiste sul tema della speranza.
Belli i finali d’atto molto lunghi e complessi a cui Mozart si dedica con estrema diligenza. Nel secondo atto la tonalità in bemolle si concentra in un tipico momento di notturno dove due coppie si confondono come nel IV atto de Le nozze di figaro o come nel turco in Italia di Rossini. Lo spettacolo di Frederic Wake-Walker è molto bello con un interno settecentesco che durante i tre atti viene mano a mano demolito in un senso di decadenza che lascia spazio ad un paesaggio autunnale. Bellissimi i costumi tra cui spiccano i 5 che indossa la ricca Arminda sempre all’ultima moda. Uno spettacolo vincente che da lustro a questa opera di Mozart, opera giovanile ma con già il sentore del capolavori con Da Ponte.
Fabio Tranchida
Non si capisce il crollo finale di tutta la scenografia. ma che vuol dire? bisogna essere eccentrici per forza….