Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Antonio Ghislanzoni
In occasione dei 95 anni di Franco Zeffirelli
Aida | Krassimira Stoyanova |
Radames | Jorge de León |
Amneris | Violeta Urmana |
Amonasro | George Gagnidze |
Ramfis | Vitalij Kowaljow |
Il re | Carlo Colombara |
Direttore | Daniel Oren |
Regia | Franco Zeffirelli |
Scene e costumi | Lila De Nobili |
Luci | Marco Filibeck |
Coreografia | Vladimir Vasiliev |
Coro, Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala Con la partecipazione degli Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala Produzione Teatro alla Scala Franco Zeffirelli è stato allievo prediletto del grande Luchino Visconti, capace di affrontare le regia più dal punto di vista pittorico e scenografico diversamente da Visconti più regista in senso stretto, più attento ai movimenti e al dramma di ogni opera. Zeffirelli ha collezionato successi su successi, sia in campo operistico che filmografico ma è sempre stato definito dai critici più scenografo sublime che regista completo. Pensiamo al suo Gesù di Nazareth o Romeo e Giulietta bellissimi visivamente ma con una presa drammatica un poco debole. Spettacolari le regie hollywoodiane pensate per l’Arena di Verona ancora in repertorio o la mitica Bohéme scaligera tutt’ora insuperata. Abbiamo potuto ascoltare nel ruolo del tenore Jorge de Léon chiamato da Pereira il giorno stesso direttamente da Barcellona dopo sta provando Manon Lescaut. Il bravo tenore ha già ampia carriera alle spalle e già l’ascoltammo nei teatri berlinesi; famoso inoltre il suo recital con Domingo con musiche spagnole, è presente anche al Met e Vienna con una certa assiduità. Certo affrontare senza prove “Celeste Aida” immagino sia molto difficile, ma Jorge de Léon forse proprio per l’adrenalina della serata supera appieno la prova: voce piena dotata di ottimo squillo con un acuto finale nell’aria iniziale che ha portato ad un fragoroso applauso. Molto valida la sua interpretazione nel duetto con Aida, fino alle lancinanti note ribattute di “Io sono disonorato”. La voce è robusta, forse un poco fissa ma sicuramente il personaggio di Radames è emerso con precisione. Krassimira Stoyanova ci regala una Aida intima e sofferta dotata di mezzevoci e interiorità. Ne è un esempio il profferire di “Numi pietà”. Negli assieme è capace invece di superare per volume sonore i grandi assiemi anche se è avvertibile un leggero vibrato nelle note più estreme. Ottima l’aria del terzo atto scritta da Verdi pensando alla Stolz.
Violeta Urmana ha cambiato registro un po’ troppo spesso e ora questa discrepanza è tutta udibile con una registro acuto tutto sopranile che non concede niente alla tensione con cui un mezzo dovrebbe affrontare il ruolo. Mentre la parte mezzosopranile è poco accentata, talvolta sfocata senza dare quella potenza prescritta da Verdi ad un ruolo così innovativo e potente. George Gagnidze è un valido Amonasro sia nel finale secondo che sopratutto nel duetto con la figlia nel descrive le condizioni funeste dell’Etiopia. Potente ma ben intonato. Altrettanto bravo il Ramfis di Vitalij Kowaljow nella sua austerità e monodirezionalità ci ha impressionato per volume e forza ben calibrata nella voce. delusione per Carlo Colombara che ha vissuto giorni migliori: è entrato nelle prime frasi fuori tempo con disappunto del maestro e ha proseguito con un canto sempre molto sfocato che ci ha lasciato alquanto perplessi. Fabio Tranchida
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