Johann Sebastian Bach
Passione secondo Giovanni BWV 245
Ensemble laBarocca – Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi

Evangelista Bernard Berchtold

Gesù Simon Schnorr

Soprano Camille Poul

Alto Pascal Bertin

Tenore Fernando Guimarães

Baritono Lars Johansson Brissman

Baritono Lukáš Zeman

Viola da gamba Cristiano Contadin

Maestro del Coro Erina Gambarini

Direttore Ruben Jais

 

Ogni anno l’appuntamento con le Passioni di Bach è imprescindibile con l’Auditorium Giuseppe Verdi: quest’anno si è scelto la Passione secondo San Giovanni meno monumentale rispetto a quella secondo San Matteo, ma per niente secondaria per qualità musicale. E’ stata ricostruita in anni recenti anche la Passione secondo San Marco sebbene non sia entrata stabilmente in repertorio.
La passione secondo San Giovanni ebbe luogo in occasione dei vespri del Venerdì Santo del 7 aprile 1724 presso la Nikolaikirche, in quel tempo chiesa principale della città di Lipsia. Si contano tre versioni successive con alcuni cambiamenti apportati dal compositore.

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La capacità di Bach nel trasformare le situazioni evangeliche in pura emozione musicale è notevole: attenzione alla singola parola, perfetto inserimento dei corali luterani con raffinate armonizzazioni, la figura dell’evangelista che conduce l’azione sacra.
Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi che ha ormai in repertorio da vari anni questa composizione svolge bene il suo compito regalandoci gli ampi due cori di apertura e di chiusura: questi due cori (e non corali) sono di un’ampiezza straordinaria raggiungendo i dieci minuti di durata in un continuo divagare armonico che assume proporzioni grandiose. Le voci del Coro Sinfonico ben si amalgamano, rimanendo comunque distinte nelle complesse articolazioni delle frasi realizzate da Bach. Il direttore è molto attento alle dinamiche delle voci del coro, attento a contrasti di piano e forte e alle lumeggiature che permettono di variare al massimo anche i corali che parrebbero fissi nella loro scansione.

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Ottimo l’Evangelista Bernard Berchtold che dimostra di conoscere la parte perfettamente ed averla ben meditata: ottimo accento, ottimo spiccato nella parola e suoni sempre molto pieni e calibrati. Conduce come un burattinaio i fili della vicenda e lo fa con una padronanza perfetta con nell’indicare le lacrime amare di Pietro con una frase piena di ritardi musicali.
Simon Schnorr è un Gesù corretto e preciso, molto brava il soprano Camille Poul che nelle due arie a commento dell’azione sfoggia una voce ben definita e adamantina e precisa nella coloratura. Pascal Bertin è un contraltista dalla voce molto costruita e un timbro artefatto che non suscita alcuna emozione. Svolge il suo compito discretamente: bisogna pensare che all’epoca di Bach sia nel registro sopranile che di contralto sfoggiavano la loro voce due ragazzi che non avevano fatto ancora la muta della voce e in alcune registrazioni moderne si può in effetti cogliere la magia di queste arie cantate da fanciulli.
Il tenore Fernando Guimarães appare invece in difficoltà con un canto spezzato e nervoso, problemi che si acuiscono nel registro un poco più acuto che deve affrontare talvolta. Lars Johansson Brissman baritono svedese, non brilla certo per morbidezza e rende la sua parte alquanto ruvida e poco raffinata. Meglio il baritono Lukáš Zeman che interviene dal coro per impersonare alcuni personaggi minori della vicenda.

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Ottimi i solisti dell’orchestra che spesso commentano alcune preziose arie: i due oboi per esempio dalle sonorità morbide o le viole e viole da gamba che commentano la seconda aria del tenore. Una orchestra molto duttile e compatta grazie al lavoro di lima attuato da Ruben Jais.  Celebrazione religiosa e musicale si confondono in questo “rito” che l’Auditorium ci propone ogni anno.
Grazie per le raffinate foto di Mario Mianino che ha messo gentilmente a disposizione.

Fabio Tranchida

 

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