Musica di Umberto Giordano
Libretto di Luigi Illica

Nel cinquantenario della scomparsa di Victor de Sabata

Coro, Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala
Nuova produzione Teatro alla Scala

Andrea Chénier Yusif Eyvazov
Maddalena di Coigny Anna Netrebko
Carlo Gérard Luca Salsi
La mulatta Bersi Annalisa Stroppa
La Contessa di Coigny Mariana Pentcheva
Madelon Judit Kutasi
Roucher Gabriele Sagona
Il romanziero, Pietro Fléville, pensionato del Re Costantino Finucci
Fouquier Tinville, accusatore pubblico Gianluca Breda
Il sanculotto Mathieu, detto “populus” Francesco Verna
Un “Incredibile” Carlo Bosi
L’Abate, poeta Manuel Pierattelli
Schmidt, carceriere a San Lazzaro Romano Dal Zovo
Il Maestro di Casa/Dumas, presidente del Tribunale di Salute Pubblica Riccardo Fassi

Direttore  Riccardo Chailly
Regia  Mario Martone
Scene Margherita Palli
Costumi Ursula Patzak
Luci Pasquale Mari
Coreografa Daniela Schiavone

 

Con orgoglio il Teatro alla Scala propone nelle ultime stagioni vari titoli veristi che hanno fatto la storia del melodramma: in questa stagione oltre alla prossima Francesca Da Rimini ecco che l’inaugurazione si concentra sull’Andrea Chénier capolavoro di Umberto Giordano che il maestro Chailly dedica a Victor De Sabata a cinquant’anni dalla scomparsa. Il foggiano Giordano sullo sfondo della rivoluzione francese fa risaltare le passioni amorose in maniera molto vivida. Alcuni criticarono che l’ambientazione storica fosse solo un’orpello alla vicenda, ma pensiamo che giustamente Giordano agli albori della cinematografia realizzi un’opera molto veloce e varia senza mai soffermarsi troppo nei singoli episodi che sono sempre in divenire proprio come un film, un film appassionante, dove le arie e i duetti dei protagonisti risaltano come gemme.
Per questo spettacolo inaugurale non si è badato a spese e Mario Martone ( che realizzò per la Scala anche il dittico verista Cavalleria-Pagliacci) ha fatto del suo meglio con una scenografia rotante che mutava non solo atto per atto, ma veniva sviluppata anche nelle singole scene di uno stesso atto. Il trionfo settecentesco del primo atto con il sofisticato balletto di pastori (da segnalare la performance di Massimo Garon) e delle pastorelle faceva da contrasto alla seconda scena del ponte Perronet e la scena del tribunale. Nessun minuto veniva sprecato per i cambi scena e il maestro Chailly non permetteva gli applausi dopo le arie ma come prescritto da Giordano proseguiva senza soluzione di continuità nell’esecuzione della partitura. Belle le scene della ticinese Margherita Palli ( si ricordano le numerose collaborazioni con Ronconi) e i costumi elegantissimi di Ursula  Patzak.

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Il protagonista Yusif Eyvazov compagno nella vita di Anna Netrebko ha studiato con attenzione la parte riuscendo a fronteggiare la difficile parte: spiace che il timbro non sia affatto bello  e piacevole e spiace che la correttezza nell’esecuzione non riesca a forgiare un personaggio vivo ed autentico. Anna Netrebko è dotata di una voce che si fa sempre più suadente, più robusta verso le regioni gravi del soprano. Attrice disinvolta sulla scena, provoca il tenore nel primo atto per poi rimanerne soggiogata. Ottima la sua prova ne “La mamma morta” cantata con una intensità incredibile così come il duetto finale col tenore quando lei si sacrifica per amore. Eccezionale per vigoria e intensità Gli acuti sono sempre splendidi.
Luca Salsi è un Gérard che da servo ribelle diventa poi carnefice. Il passaggio da un atteggiamento all’altro è stato ben studiato da Salsi riuscendo a conferire umanità al personaggio che vuole rimediare ai suoi errori. La parte è molto acuta per il baritono ma Salsi si è ben destreggiato basti pensare all’arroventata frase “E’ l’ora della morte” nella prima scena. Bene la prova di Annalisa Stroppa (di recente Fenena) nel ruolo di Bersi vero mezzosoprano dal bel colore caldo della voce.

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Orchestra in stato di grazia per merito del Maestro che ha reso la brillantezza di ogni passaggio orchestrale dal coro pastorale alla gavotta e poi dalla carmagnola alla marsigliese. Una prima della Scala coronata da pieno successo: il Maestro Chailly ha deciso di inaugurare sempre con opere italiane e gli diamo ragione e ha già annunciato che il prossimo 7 dicembre sarà la volta di Attila.

Fabio Tranchida