IL DISSOLUTO PUNITO OSSIA DON GIOVANNI TENORIO
DRAMMA SEMISERIO PER MUSICA IN DUE ATTI
La musica è del Sig. Maestro Mozart
Prima esecuzione assoluta in tempi moderni della versione originale e integrale
andata in scena nella Quaresima dell’anno 1816 al Regio Teatro alla Scala in Milano
sabato 18.  domenica 19 e martedì 21 novembre 2017

 ATTORI

DON GIOVANNI, giovane Cavaliere estremamente licenzioso
Sig. Byung Jin Lee

DONNA ANNA, promessa sposa al Duca Ottavio
Signora Go Eun Lee

IL COMMENDATORE, padre di Donna Anna
Sig. Elcin Huseynov

IL DUCA OTTAVIO
Sig. Livio Scarpellini

DONNA ELVIRA, Dama di Burgos, abbandonata da Don Giovanni
Signora Elisa Maffi

ZERLINA, Contadina, promessa sposa a Masetto
Signora Serena Erba

LEPORELLO, Servo di Don Giovanni
Sig. Jaime Eduardo Pialli

MASETTO, Contadino
Sig. Elcin Huseynov

Maestro Concertatore al Pianoforte e al Cembalo
Sig. Stefano Giannini

Le macchine le scene e gli attrezzi sono d’invenzione e disegno
del Sig. Marco Belloni e del Sig. Andrea Scarduelli

 

L’operazione compiuta dal Teatro Belloni di Barlassina ha dello straordinario: riportare alla luce una versione del Don Giovanni inedita che ebbe delle rappresentazioni nel 1814 e 1816 al Teatro alla Scala modificata per ragioni sia censorie che musicali. Inanziatutto il libretto fu in queste due riprese molto emendato delle parole più scabrose e riferimenti sessuali. Ne sono un esempio il verso “Ogni donna per lui va” al posto del più insistente “Voi sapete cosa fa” nell’aria del catalogo, o Masetto che arrabbiato dice “Di furor m’accenda” al posto di “Come è andata la faccenda” tra Zerlina e Don Giovanni, o infine Don Giovanni che non sente “odor di femmina” ma semplicemente i passi di femmina. In una città repressa dal governo austriaco non si poteva certo cantare “Viva la libertà” ma semplicemente “Viva la società” con effetto veramente annacquato.

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Un libretto quindi che subisce molti cambiamenti. Il Teatro Belloni e il suo direttore artistico Andrea Scarduelli hanno creduto molto a questo progetto per l’importante valore documentario ma anche logicamente per la riuscita musicale e artistica. La versione proposta infatti è anche musicalmente diversa essendo state tagliate nella versione 1816 tre arie nel primo atto (rispettivamente di Masetto, Elvira e Ottavio) , due duetti e due arie nel secondo atto e tutto il finale moraleggiante dopo la discesa negli inferi di Don Giovanni.  Siamo certi che il valore di questa musica sia altissimo essendo il Don Giovanni capolavoro dalla prima all’ultima nota ma in questa sede vogliamo sottolineare che aver sfrondato in maniera così decisiva il libretto ha permesso all’opera di concentrarsi in una successione di pezzi d’assieme con una frenesia e uno sviluppo vorticoso davvero incandescente. Obliate tante scene statiche di puro lirismo ecco in questa versione l’azione che prende sempre più vita. Il primo atto è costituito quasi solo da brani a più personaggi (anche l’aria di Leporello è un dialogo con Elvira in fin dei conti). Il personaggio di Masetto scompare quasi certamente poiché un servo non doveva ribellarsi ad un padrone in una Milano della Restaurazione. Il personaggio di Elvira scompare molto con la perdita di due arie sublimi: immaginiamo che questi tagli siano dovuti all’impossibilità di avere due prime donne nella compagnia di canto  come era di abitudine in quegli anni: solo una donna doveva primeggiare e Zerlina era una buffa di minor importanza disponibile sulla piazza. La scena finale con i vari personaggi ha intento morale e già a Vienna lo stesso Mozart aveva provveduto a reciderla terminando l’opera nella tonalità di Re così come l’inizio della Sinfonia.

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L’esecuzione di questa interessante versione ha potuto contare su validi professionisti, primo fra tutti un potente Don Giovanni cantato da Byung Jin Lee cantante coreano dalla voce come un torrente in piena, risonante sotto la volta del piccolo teatro Belloni come non mai. Buona la dizione italiana e le presenza scenica di questo giovane cantante che con la sua tenacia e veemenza si è davvero ritagliato la parte di protagonista. Bravissimo il Leporello di Jaime Eduardo Pialli un buffo eccezionale nella dizione e nei vorticosi sillabati sempre ben scanditi anche nei numerosi pezzi d’assieme. Un giullare nelle sue movenze, nei suoi gesti a completamento della parola. Livio Scarpellini, un tenore ormai di riferimento al Belloni, svolge la sua parte con sicuro piglio: bene il duetto con Donna con i ritmi sincopati e la veloce stretta, ottima l’unica aria svolta in questa versione. “Il mio tesoro intanto” è cantata da Scarpellini con ottimi toni, buona la coloratura sulla parola “tornar” in 6 battute virtuosistiche e bella la messa di voce poco seguente. Un vero gioiello.

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Go Eun Lee è venuta in soccorso al teatro ha causa di una defezione a causa di impegni del precedente soprano scritturato. Donna Anna in questa versione ha tutti i brani e arie al loro posto e ciò ha enfatizzato la sua importanza sul resto del cast: Go Eun Lee ha accenti patetici nel duetto con Ottavio nel primo atto e riuscita è la bella aria “Or sai chi l’onore!” che trasforma la vicenda in una dramma senza via d’uscita. L’aria è molto difficile e un poco più di slancio avrebbe fatto bene, ma i risultati sono stati comunque apprezzabili e il personaggio ne è uscito vincente. Un poco sottotono la prova di Serena Erba che abbiamo apprezzato nei mesi passati per i ruoli di ampia coloratura leggera: qui la parte di Zerlina le va un poco stretta: certo riesce a trasmettere la timidezza e ingenuità della giovine ma gli accenti sono un poco deboli e non perfetta l’intonazione che risulta un poco calante. Brava comunque nel celeberrimo duetto “La ci darem la mano” dove ogni frase viene iniziata da lei sui tempi deboli della battuta con effetto di impotenza verso la passione del libertino che canta sui tempi forti. Anche la prova di  Elcin Huseynov non convince appieno nel doppio ruolo a lui proposto: Masetto, eliminata l’aria, non ha molto da cantare e nel Finale I molte battute si sono perse nell’affanno della concertazione; gli accenti infernali del Commendatore prima dell’omicidio e come Statua parlante non suscitavano il terrore che avrebbero dovuto. La voce non ha quella potenza granitica che va associata ad un personaggio che con poche battute dice tutto e bene.
Bene la prova di Elisa Maffi, una Elvira esagitata che ha però pochi luoghi per esprimere la sua ira: ci riesce bene nel due finali d’atto e la Maffi è bravissima con i suoi accenti agitati ha esprimere la furia della moglie tradita. Buona la sua prova.
Il coro era composto da tre donne che cantavano nella sortita della coppia Zerlina-Masetto e con effetto spettacolare durante la punizione di Don Giovanni nel finale: al posto della voce dei bassi, spiriti dell’inferno ecco le donne tradite da Don Giovanni che lo chiamano all’eterna punizione.

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La parte orchestrale è stata eseguita nella riduzione pianistica dal grande maestro Stefano Giannini che ha staccato dei tempi molto veloci che hanno aumentato l’effetto frenetico di questa versione. Non è facile eseguire al piano tutto quello che dovrebbe fare una orchestra mozartiana con i suoi sincopati e veloci figurazioni ma Giannini ci è riuscito brillantemente sostenendo che acutezza le voci in un vortice continuo di emozioni. Belli i costumi scelti, di una certa ricercatezza come la scena unica tutta dorata. Tre ore di spettacolo davvero entusiasmanti nella piccola cornice del Teatro Belloni che ci ha stupito un’altra volta con questa scelta unica nel repertorio operistico. Grazie all’intuizione di Andrea Scarduelli che ha confezionato un programma di sala che va alle origini del mito di Don Giovanni e di cui ci ha raccontato molto in una conferenza stampa  presso la Banca di Credito Cooperativo di Barlassina che sostiene le stagioni del teatro. Un evento che ha avuto tre serate di tutto esaurito.

Fabio Tranchida

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