Dramma per musica in tre atti
Musica di Leonardo Leo
Libretto Pietro Metastasio

Prima esecuzione in tempi moderni.

Personaggi,  Interpreti cantanti e Interpreti attori:

Clisthene: David Ferrri Durà (tenore)-Ruben Rigillo (attore)

Aristea Cinzia Forte (soprano)-Angela Bertamino (attrice)

Argene :Manuela Custer (contralto)-Serena Mazzei (attrice)

Licida :Daniela Cappello (soprano)- Francesco Scolaro (attore)

Megacle : Gaia Petrone (contralto)-Emanuele  D’Errico (attore)

Aminta: Michela Antenucci (soprano)- Roberto Pappalardo (attore)

Alcandro: Raffaellla Milanesi (soprano)-Davide D’Antonio (attore)

Direttore: Gianluca Marcianò

Maestro del coro:Marco Faelli

Libera drammatizzazione e messa in scena:Filippo Zigante

Revisione critica ed inserti a cura di Ivano Caiazza

 

L’Olimpiade di Leonardo Leo, eseguita per la prima volta nel 1737 al teatro S.Carlo di Napoli, viene riproposta  per la prima volta in epoca moderna nello stesso teatro in occasione dei 280 anni del teatro napoletano e della chiusura dei festeggiamenti  per Carlo III di Borbone che lo fece costruire. Opera seria, su libretto di Pietro Metastasio, fu musicata da quasi tutti i musicisti del ‘700.  Fra questi: Caldara (prima esecuzione a Vienna 1733), Pergolesi, Vivaldi ( di cui esiste una superba incisione Naïve), Scarlatti e Galuppi. Lo stesso Donizetti sembra che abbia compiuto un’opera su questo soggetto nel 1817 giovanissimo. Il Museo Donizettiano di Bergamo conserva la scena e duetto tra Aristea e Megacle, con basso continuo. Si tratta di uno degli episodi più famosi e intensi del libretto.

La storia prende spunto da una vicenda della vita di Clistene, tiranno di Sicione.  Ce la racconta Erodoto, il V libro delle “Mytologiae” dell’umanista Natale Conti, ma ne troviamo riferimenti anche nel Torrismondo e nell’Aminta del Tasso, nel Pastor Fido del Guarini e nel libretto “Gli inganni felici” di Apostolo Zeno.
Il libretto di Metastasio racconta di una frode sportiva fra due amici, di  amori contrastati, e dell’agnizione finale che consente di risolvere felicemente la trama.

Foto Luciano Romano

L’odierna esecuzione, in due atti,  è in forma semiscenica con libera drammatizzazione  e prevede  accanto ad ogni cantante un attore che racconta  e sostituisce i recitativi (anche se ne rimangono due accompagnati, uno di Megacle nel primo atto e uno di  Licida nel secondo). Gli attori, a differenza dei cantanti, presentano costumi  greci antichi.

I cantanti eseguono pertanto solo le arie: David Ferri Durà (tenore) è Clistene, ma, nonostante la chiarezza, rivela una  vocalità esile e una certa difficoltà nell’affrontare le agilità. Lo abbiamo ascoltato negli ultimi due anni al Festival di Martina Franca e quest’anno proprio in un recital di musica barocca vivaldiana e ci aveva abbastanza soddisfatto. Cinzia Forte (soprano), è Aristea, voce di un buono spessore omogenea e trasparente , buone la  preparazione e capacità interpretative, la migliore dell’eterogeneo gruppo.
Manuela Custer (contralto), è Argene, ma non sempre  convincono interpretazione e vocalità. Il contralto è esperto del repertorio barocco ma l’abbiamo sentita anche in Donizetti come protagonista de La Zingara. Daniela Cappiello (soprano) è Licida e rivela  maggiore disinvoltura e capacità di affrontare le agilità nella seconda parte dell’opera e un certo contrasto fra il registro acuto e basso.  Gaia Petrone (contralto) è Megacle, ottimi timbro e colore anche se con qualche difficoltà iniziale nelle agilità. Michela Antenucci (soprano) è Aminta, interprete riuscita  di un ruolo meno centrale nella vicenda, Raffaella Milanesi (soprano), è Alcandro, riscuote sentiti applausi nell’aria “Apportator son io del tuo maggior contento”, nella quale mostra sicurezza e buon registro acuto. La Milanesi compagna nella vita del basso Mirco Palazzi è espertissima del repertorio barocco e la sua prova è riuscita anche se la completezza del testo metastasiano le avrebbe dato più spazi per primeggiare.

Foto Luciano Romano

Coro e direzione non sempre rispondenti alle esigenze interpretative di un’opera barocca.
La scelta semiscenica  e dialoghi parlati al posto dei recitativi appare discutibile e soprattutto non motivata. I tagli operati non vengono motivati e spiegati  dal programma di sala. Un’operazione  con revisione e intermezzi fu eseguita  al San Carlo nel 2011 con la regia di De Simone per l’Olimpiade di Pergolesi e fu oggetto anche in quel caso di critica e perplessità.

L’impegno di rappresentare le opere che hanno costruito la grandezza del teatro San Carlo è lodevole e va perseguito, ma crediamo nella maggiore attinenza alla musica e al libretto. Ci auguriamo una grande apertura all’opera barocca che Napoli ha diffuso in Europa e nel mondo.

Giuseppina Giacomazzi