Carl Maria von Weber
Opera romantica in tre atti
Libretto di Friedrich Kind
CAST | |
Ottokar | Michael Kraus |
Kuno | Frank van Hove |
Agathe | Julia Kleiter |
Äennchen | Eva Liebau |
Kaspar | Günther Groissböck |
Max | Michael König |
Ein Eremit | Stephen Milling |
Kilian | Till Von Orlowsky |
Stimme des Samiel | Frank van Hove |
Direttore | Myung-Whun Chung |
Regia | Matthias Hartmann |
Scene | Raimund Orfeo Voigt |
Luci | Marco Filibeck |
Drammaturgo | Michael Küster |
Costumi | Susanne Bisovsky e Josef Gerger |
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
Nuova produzione Teatro alla Scala
Erano venti anni che Il Franco Cacciatore mancava dalle scene scaligere ma ci ricordiamo ancora l’interessante spettacolo di Pier’Alli con quell’enorme prato verde e le proiezioni fantastiche nel secondo atto. Dobbiamo precisare che la traduzione del titolo tedesco Der Freischütz non corrisponde al titolo universalmente noto in Italia: alla prima italiana a Firenze l’opera si chiamò Il Bersagliere e la traduzione letterale dal tedesco significa Il Franco Tiratore e ciò ha infatti nesso con l’opera. Già con il Faust di Spohr e Der Vampyr opera romantica di Heinrich Marschner l’opera tedesca aveva fatto i primi passi nel mondo del fantastico. Weber sarà il ponte con il suo Franco Cacciatore per opere come L’Olandese volante di Wagner, grande ammiratore di Weber, o opere come Undine di Lortzing e Hans Heiling sempre di Heinrich Marschner.
Il protagonista di queste serate milanesi in compagnia di Weber è stato il direttore d’orchestra Myung-Whun Chung, ospite stabile della Scala, che con la sua grande maestria ha istruito le masse orchestrali alla perfezione: l’intensa sinfonia che preannuncia molti temi dell’opera è apparsa fin da subito drammatica con tutti i sincopati a creare tensione. Le ultime frasi in tonalità maggiore arrivano proprio come liberazione del tetro minore precedente, una luminosità della tonalità maggiore acquisita qui nella sinfonia come alla fine dell’opera. Ottimi i corni impegnati in quasi tutti i numeri anche per contestualizzare il luogo di caccia e boschivo. Ottimi gli ottavini e flauti e tutti i fiati in generale nella famosissima scena della Gola del Lupo dove l’orchestra è davvero protagonista imitando tutte le forze infernali presenti. Un tour de force dove l’orchestra della Scala risulta vincente. Nelle scene con le due donne l’orchestra veniva utilizzata come prescritto da Weber in maniera cameristica con pochi archi e pochissimi fiati: un bellissimo effetto sonoro per aumentare l’intimità della scena e contrastare in maniera più evidente con la potente scena della Gola del Lupo.
Michael König è un bravo tenore che deve affrontare una parte davvero impegnativa e molto esposta, riuscendo con accenti drammatici nella sua grande aria del primo atto. Qualche asprezza è presente nella linea vocale ma ciò non pregiudica la riuscita del personaggio ben tratteggiato e molto sofferto nel suo stato di completa insoddisfazione. Il suo compagno malefico è Günther Groissböck ascoltato l’anno scorso come Barone Ox nel Rosenkavalier è già in quella occasione molto apprezzato. Günther Groissböck ha voce salda, sicura e con ottimo slancio tanto da riuscire vincente nelle due arie con carattere opposto che chiudono il primo atto: il Lied N°4 un inno bacchico pieno di energia e follia e l’Arie N°5 “Schweig, damit dich niemand warnt!” dove l’insidia infernale si fa molto presente. Il baritono è impegnato nella scena della Gola del Lupo con solo il parlato ma anche qui Groissböck risulta eccezionale nel descrivere il dialogo con Samiel il demonio e il conto delle sette pallottole fatate in un crescendo parossistico.
Julia Kleiter è una Agata riflessiva, capace di interiorizzare tutto il mondo che la circonda. Weber le affida in pratica due preghiere una nel secondo e una nel terzo atto che grazie ad una voce morbida e ben intonata riescono benissimo. Soprattutto la preghiera del terzo atto, così eterea e sospesa ben si adatta alla voce di Julia Kleiter. Agata si differenzia dal ruolo di Äennchen la sua amica omaggiata da ariette molto leggere cantate qui alla Scala da Eva Liebau, sempre attenta a rispettare i tempi quasi di danza delle sue arie e ad incoraggiare in tutti i modi Agata nonostante i presagi funesti. Eva Liebau non è certa seconda a nessuno nel cast e tratteggia una carattere leggero con la giusta levità. L’eremita, che come deus ex machina, risolve la vicenda per il meglio è il possente Stephen Milling che è capace di sostenere ampi intervalli che danno solennità alle sue frasi e a competere con i tromboni che sono alla base dei suoi interventi grazie a una voce robusta e potente. In realtà l’eremita non avrebbe dovuto apparire così all’improvviso me ne era prevista una scena con l’eremita e Agata ad inizio opera con il dono delle rose bianche che proteggeranno il soprano per tutta l’opera ma Weber decise di non musicare la scena presente nel libretto. La vicenda secondo il racconto originale aveva una altra conclusione: la settima pallottola fatata avrebbe colpito non il malvagio Kaspar ma proprio Agata in abito da sposa uccidendola e portando alla follia il Franco tiratore Max una vicenda quindi dalle tinte forti che librettista e compositore cercarono di edulcorare ottenendo un fine anche morale.
Ottimo il Coro della Scala sia dolce coro nuziale del terzo atto che nel coro incisivo e famoso dei cacciatori con quelle brillanti acciaccature. Importante e ben riuscito anche l’intervento nella Gola del Lupo ad evocare le presenze infernali.
Lo spettacolo che alle prime repliche ci era apparso un poco contrastante ci sta sempre più piacendo: vi è un contrasto forte tra i tronchi altissimi della scena e i luoghi dell’azione che sono strutture illuminata da dei neon che mal si associano all’ambiente boschivo. Mano a mano abbiamo apprezzato questa situazione così come i costumi femminili del coro più adatti ad un’opera comica che a un dramma così teso. Fiocchi enormi o fiori variopinti sulle teste delle coriste erano veramente eccessivi e distoglievano l’attenzione dell’azione scenica. Gli abiti maschili erano invece perfetti sia nel taglio che nei colori che rispettavano l’ambiente della caccia. Alla terza replica questi aspetti parzialmente negativi sono passati in secondo piano pensando alla bellezza della musica e del canto in una edizione scaligera veramente di qualità. Vi è ancora una replica il 2 novembre con la formula ScalaAperta con biglietti a metà prezzo: affrettatevi e buon ascolto.
Fabio Tranchida