Venerdì 1 settembre,
Jesi, Teatro G.B. Pergolesi
STABAT MATER
musiche di G.B. Pergolesi, A. Vivaldi
soprano Emmanuelle de Negri
controtenore Damien Guillon
direttore Damien Guillon
Le Banquet Céleste
Il capolavoro di Pergolesi nella revisione critica di Claudio Toscani
Jesi, Piazza della Repubblica
STABAT MATER IN JAZZ
Arrangiamenti di Giuliana Soscia e Pino Jodice da Giovanni Battista Pergolesi
Giuliana Soscia & Pino Jodice Quartet
fisarmonica Giuliana Soscia
pianoforte Pino Jodice
contrabbasso Attilio Zanchi
voce, percussioni Giovanni Imparato
La versione jazz dello Stabat pergolesiano
Jesi, Piazza della Repubblica
JAZZIN’ AROUND BAROQUE
musiche di G.B. Pergolesi, C. Monteverdi, G. Caccini, H. Purcell, G.F. Händel, A. Caldara, W.A. Mozart, A. Sartorio,
A. Vivaldi
soprano Paola Quagliata
pianoforte Davide Corini
contrabbasso Luca Garlaschelli
batteria Nicola Stranieri
Si è inaugurato il primo settembre il XVII Festival dedicato a Pergolesi nella sua città natale. Una lapide ricorda ancora il luogo dove sorgeva la casa dove nacque anche se la casa vera e propria è stata demolita, mentre in cattedrale si può trovare il fonte battesimale con una riproduzione dell’atto del sacramento a perenne ricordo del cittadino illustre cresciuto musicalmente a Napoli e morto prematuramente a Pozzuoli. La sua tomba non si trova più purtroppo nel Duomo di Pozzuoli dopo i recenti restauri che hanno portato alla completa scoperta del tempio di Augusto ma è stata spostata in una chiesa minore del paese. Un bel monumento si trova invece a Jesi di fronte alla chiesa delle Grazie e nel marmo scolpito in epoca liberty si legge “Stabat” a ricordo della sua opera sacra più famosa che girò per tuta Europa.
Proprio questa sera si sono eseguite due versioni dello Stabat mater, la versione originale in edizione critica e una versione jazz molto interessante. La revisione critica di Claudio Toscani ha permesso di apprezzare ogni singola sfumatura del capolavoro realizzato forse per le chiese di San Luigi a Palazzo, San Nicolò della Carità o di Santa Maria d’ogni bene dei padri serviti tutte a tre logicamente a Napoli. Misteri insondabili in quanto sono pochissime le notizie di prima mano sulla biografia pergolesiana tanto che molti brani musicali sono ancora di dubbia autenticità e moltissimi in epoca antica gli furono attribuiti.
Vero protagonista della serata è stato il controtenore Damien Guillon nelle duplici vesti di cantante e direttore dell’ensemble Le Banquet Celeste. Sebbene come detto non sappiamo il vero luogo di esecuzione della prima siamo sicuri che i primi due esecutori furono due evirati cantori in quanto proibito era alle donne di cantare in chiesa (San Paolo docet). La voce del controtenore serve molto bene a dare quel senso di raffinata patina allo strumento vocale che ci può forse ricordare la voce anfibia del contralto maschile.
Damien Guillon risulta splendido nei passaggi spianati, nelle messe di voce e nei lunghi filati prescritti in partitura. Un poco affannosa e con mancanza di dettaglio risulta l’esecuzione della coloratura, comunque sufficiente. La voce e ben intonata e costruita con grande studio e attenzione. Il timbro di Damien Guillon si amalgama perfettamente con il soprano Emmanuelle De Negri in un intreccio indissolubile specie nel primo brano che apre la sequenza, nell’VIII brano “Fac ut ardeat cor meum” e l’ultimo brano XII “Quando corpus morietur” dove la purezza delle voce si produceva in note battenti fra loro nello strazio tragico dipinto coi suoni.
Molto brava quindi anche Emmanuelle De Negri, soprano dalla voce morbida e intonata che ha dato un ottima interpretazione di “Cuius animam gementem” illustrando al meglio la parola “pertansivit”. Buona la coloratura in “Fac ut ardeat” e come protagonista di “Vidit sum dulcem natum” riesce al meglio in questo difficile brano con un compatto registro acuto. Damien Guillon dirigeva con attenzione l’ensemble barocco con tempi sempre non troppo veloci per dare monumentalità a tutto lo Stabat mater, e creando particolare tensione in pause ampie e inaspettate. L’ensemble ha dato prova di se anche nel concerto vivaldiano RV 114 in Do maggiore eseguito con precisi dialoghi tre i due violini e con l’intelligente raccordo tra i brani di una ampia cadenza del cembalo. Successo da parte del pubblico per questa serata inaugurale.
Sono seguiti due concerti nella piazza antistante il teatro il primo dei quali era una rielaborazione dello Stabat mater di Pergolesi da parte di Giuliana Soscia e Pino Jodice che su suggerimento di Roberto De Simone, il grande regista partenopeo, hanno completato questa parafrasi dell’opera dove si potevano ascoltare delle citazioni in tutti i XII movimenti. Va detto che comunque tutti i brani avevano una propria fisionomia e un ampio sviluppo sfruttando gli strumenti moderni della versione jazz. Infine la serata è terminata con la proposta di una decina di arie barocche, da Caldara a Purcell, da Sartorio a Vivaldi tutte rielaborate sempre in versione jazz: protagonista il soprano Paola Quagliata vera virtuosa che in bilico tra cantante lirica e cantante jazz ha valorizzato i brani proposti. Dalle 21.00 alle 00.30 del mattino abbiamo quindi apprezzato momenti di grande musica ottimo preludio al Festival che prosegue in questi giorni. Speriamo che il prossimo anno venga eseguita almeno una delle varie opere liriche composte da Pergolesi. Segnaliamo due appuntamenti particolarmente interessanti tra tanti, l’opera Il colore del sole opera in un atto tratta dal romanzo omonimo di Andrea Camilleri con musica di Lucio Gregoretti e il concerto finale nella suggestiva cornice di Santa Maria di Portonovo gioiello bianco nel verde Conero.
Fabio Tranchida
Foto: Stefano Binci