IL RITORNO DI ULISSE IN PATRIA

 Claudio Monteverdi

 Ulisse- Furio Zanasi  (baritono)
Penelope-Lucile Richardot (mezzo-soprano)
Telemaco- Kristian Adam (tenore)
Minerva- Fortuna- Hana BlaziKova (soprano)
Tempo- Nettuno- Antinoo- Gianluca Buratto (basso)
Pisandro-Michal Czerniawski (controtenore)
Anfinomo-Gareth Treseder (tenore)
Eurimaco- ZacharyWilder(tenore)
Melanto- Anna Dennis(soprano)
Giove- John Taylor Ward (baritono)
Giunone- Francesca Boncompagni(soprano)
Iro- Robert Barth (tenore)
Eumete- Francisco Fernandez- Rueda (tenore)
Umana Fragilità- Carlo Vistoli (controtenore)
Amore- Silvia Frigato (soprano)
Ericlea. Francesca Biliotti (contralto)

Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Monteverdi Choir& Orchestra
Direttore John Eliot Gardiner-English Baroque Soloists
Regia: Sir John Eliot Gardiner e Elsa Rooke

Prima rappresentazione Teatro San Cassiano nel carnevale del 1640.

  

Il Ritorno d’ Ulisse in patria  fa parte di un unico progetto di John Eliot  Gardiner che ha visto l’esecuzione organica  delle  tre più celebri opere di Monteverdi :  L’Orfeo,Il Ritorno d’ Ulisse in patria, l’incoronazione di Poppea. Il Ritorno d’ Ulisse,opera in un prologo e tre atti su libretto di Giacomo Badoaro, amico del musicista , sicuramente intervenuto nella stesura del testo, insieme all’Incoronazione di Poppea,  sono stati creati da Monteverdi per un pubblico veneziano ormai   frequentatore dei teatri e rappresentato a Venezia, al teatro San  Cassiano nel carnevale del 1640, a differenza dell’Orfeo scritto nel 1607 a Mantova  per un  pubblico  e una committenza di  corte, L’opera monterverdiana è la prima opera in musica eseguita  per  un teatro pubblico.  Nonostante le differenze che intercorrono fra l’Orfeo e le altre due composizioni  che Gardiner  ha  rispettato nelle sue esecuzioni, risulta con evidenza la concezione monteverdiana del rapporto musica- testo: la musica deve servire il testo per veicolare sentimenti ed emozioni. La Fenice ha voluto celebrare il 450° anniversario dalla nascita di Monteverdi con l’esecuzione delle  sue opere non andate perdute. Del Ritorno d’ Ulisse si conserva una  sola copia manoscritta a Vienna e ben nove copie manoscritte del libretto: la prima in tre atti,(ma con tracce dell’originale in cinque), le altre in cinque. L’argomento è tratto dagli ultimi dodici dei 24 canti dell’Odissea, ma con alcune varianti: i proci sono ridotti a  tre ed Eurimaco non è più un loro capo, ma un giovane innamorato dell’ancella di Penelope, la  bella Melanto.

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L’esecuzione veneziana è in forma semi-scenica: l’orchestra, composta anche  da alcuni strumenti antichi, è in questa veste probabilmente più ampia dell’originale della quale però non ci sono pervenute indicazioni chiare di esecuzione. L’orchestra è sul palcoscenico e i cantanti sono in mezzo ai musicisti: i cantanti si spostano, passeggiano, sfiorano orchestrali  e direttore, vestono con abiti colorati contemporanei, ma originali e adeguati agli stessi personaggi, così come forse al San Cassiano: i protagonisti sono i cantanti e sono al centro di tutto.

 

L a direzione e le scelte di Gardiner si sono rivelate un sicuro successo: i protagonisti, numerosi,  quasi tutti gli stessi in ruoli differenti nelle tre opere,  ma tutti  di ottimo livello interpretativo e vocale , nel “recitar cantando” monteverdiano, nonostante la complessità.    Si sono distinti il basso Gianluca Buratto, dal timbro intenso e profondo, applauditissimo, soprattutto nel ruolo di Antinoo, ma ricoprendo anche quelli minori di Nettuno e del Tempo. Lucile Richardot è stata una Penelope calata perfettamente nel ruolo sia vocalmente che nella recitazione: perfetta donna fedele in attesa di un ritorno al quale per il dolore dell’abbandono non riesce più a credere.  Struggente il lamento  del primo atto, esaltazione del casto amore coniugale in contrapposizione a quello dell’ancella Melanto, vitale e sensuale.  Da notare  il commovente abbraccio iniziale dell’opera fra Penelope e Ulisse nel momento dell’addio, abbraccio che si ricongiunge al riconoscimento e alla gioia  del ritrovamento finale. Furio Zanasi è Ulisse, ruolo sperimentato da anni e perfettamente convincente. Adeguate le voci tenorili e quella del controtenore Carlo Vistoli,  dall’intensità coloristica, espressione della fragilità e dello smarrimento.  I temi complessivi dell’opera sono infatti non solo gli affetti umani, positivi ed eterni e negativi, quali quello del parassita Iro, ma gli eterni conflitti e sentimenti, dalla fragilità, al dolore, alla caducità, alla morte, all’amore  spesso dominante.

Alcuni momenti musicali sono intensissimi: l’incontro e il riconoscimento di Ulisse da parte del figlio Telemaco, l’amore di Melanto ed Eurimaco, la prova dell’arco, realizzata sul braccio piegato di Penelope da parte di Ulisse, lo sterminio dei Proci accompagnato da una sinfonia di battaglia.

La riproposizione dell’opera monteverdiana  alla Fenice è stata un successo, un omaggio alla città per la quale e nella quale fu scritta. Il pubblico entusiasta ha realizzato il “tutto esaurito”. Applausi lunghissimi, nonostante le quasi quattro ore attenzione e coinvolgimento non sono venuti mai meno. Ci auguriamo una  sempre maggiore diffusione e conoscenza della produzione di questo grande compositore del quale, purtroppo molto è stato perduto.

Giuseppina Giacomazzi