L’incoronazione di Poppea  dramma e musica e prologo in tre atti
di Claudio Monteverdi

  Poppea/Fortuna : Hana Blazikova (soprano)
Nerone:Kangmin Justin Kim (controtenore)
Ottavia :Marianna Pizzolato  (mezzo-soprano)
Seneca:Gianluca Buratto (basso)
Ottone: Carlo Vistoli (controtenore)
Drusilla/Virtù/Pallade: Anna Denis (soprano)
Arnalta/Venere : Lucille Richardot (mezzo-soprano)
Amore/Valletto:Silvia Frigato (soprano)
Soldato primo/Liberto :Furio Zanasi (baritono)
Famigliari: Gareth Treseder (tenore)
Lucano:Zachary Wilder (tenore)
Damigella:Francesca Boncompagni (soprano)
Mercurio/Littore: John Taylor Ward (baritono)
Nutrice: Michal Czerniawski (controtenore)
SoldatoII: Robert Burt (tenore)

Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Monteverdi Choir &Orchestra
Direttore Sir John Eliot Gardiner- English Baroque  Soloists
Regia: Sir John Eliot Gardiner e Elsa Rooke

 

L’Incoronazione di Poppea fa parte di un unico progetto che ha visto l’esecuzione organica delle tre opere di Monteverdi rimaste: L’Orfeo e Il Ritorno d’Ulisse in patria in occasione del 450° anniversario della nascita del compositore.  L’opera fu composta a Venezia per il carnevale del 1643 e vide la prima rappresentazione assoluta nel teatro dei Santi Giovanni e Paolo ( nei pressi dell’omonima e famosissima chiesa) con libretto di Giovanni Francesco Busenello. Pertanto si tratta di un’opera in musica creata per un pubblico pagante , destinato a dare prestigio agli stessi teatri. Del teatro non abbiamo molte notizie ne immagini poiché già distrutto a metà ‘700  La partitura ha una storia complessa, fu ritrovata solo alla fine dell’800 e mostra in tutta la scrittura tagli e modifiche.

Dopo l’edizione di Alan Curtis (1989)  si sono susseguiti vari interventi  che hanno portato alla messa in dubbio della stessa paternità monteverdiana. Sono presenti infatti vari elementi di confusione e alla fine del ‘600 sul testo conservato alla biblioteca marciana di Venezia compare il nome “Monteuerde”. Dopo altre analisi e interpretazioni si è arrivati finalmente ad una riaggregazione e al riconoscimento di possibili aiuti di altri compositori, dei quali Gardiner ha tenuto conto operando delle scelte.  Il libretto di Busenello rivela una grande abilità di contaminazione fra storia romana e società  del tempo:  se  l’amore risulta trionfatore fra tutti i sentimenti, il libretto può offrire anche una chiave di lettura in senso antitìrannico e antimonarchico: la figura dissoluta del giovane Nerone e dell’amata Poppea, innamorata di Nerone, ma anche del potere, si prestano a tale messaggio¸valido per molti aspetti anche oggi. La musica, come nelle altre opere di Monteverdi è al servizio del testo e illumina e accompagna sentimenti ed emozioni.

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L’argomento è quello del ripudio di Ottavia da parte del giovane Nerone incapricciato di Poppea (che nella storia romana non esiterà a strangolare dopo solo due anni) e che sottrae  all’innamorato marito Ottone. Nerone è Imperatore incostante e sanguinario, ma neanche gli altri personaggi  brillano di moralità.  L’unica personalità morale è quella del filosofo Seneca, ma Nerone, contraddetto dal suo maestro, preferisce mandarlo a morte pur di non ascoltare la saggezza dei suoi consigli. Con la condanna di Seneca, unico personaggio positivo, Gardiner chiude il primo atto.

L’opera, come le altre due, è in forma semi-scenica: i protagonisti sono i cantanti che  nel “recitar cantando” si muovono sul palcoscenico  vicini all’orchestra e al direttore: passeggiano, toccano, sfiorano l’orchestra che è con loro. Monteverdi ha voluto la  centralità degli interpreti e Gardiner  si è attenuto a tale concezione. L’orchestra presenta comunque un numero di elementi ridotto, come l’opera richiede.

I cantanti sono quasi tutti gli stessi nelle tre opere che in successione sta presentando la Fenice, cambiano solo i ruoli. L’impegno in tal senso deve essere stato  particolarmente oneroso. Il  giovane protagonista coreano Kangmin Justin Kim  ci sembra avere più una voce da sopranista che controtenorile e in alcuni momenti sembra  avere dei toni lievemente affievoliti, ma regge la recitazione e risponde al ruolo dell’imperatore giovane- dissoluto, ma in questo momento innamorato.

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Anna Blazikova,  Poppea, ha qualche freddezza interpretativa.  L’ultimo famosissimo duetto “Pur ti miro…. Pur ti godo” si avvale di una tecnica di avvicinamento graduale fra i due giovani che risulta particolarmente scenografica per un finale.  Ottimo l’insieme del cast. Si distingue la splendida voce di Gianluca Buratto, un Seneca drammatico,unica voce morale all’interno di un contesto in disfacimento. Particolarmente intensa la scena finale con la quale si chiude il primo atto e in cui il filosofo accetta ed affronta la morte inflittagli dal suo discepolo con  quella “dignitas” propria dei grandi del pensiero.  Molti sono gli applausi a scena aperta. Degne di rilievo le voci del controtenore Carlo Vistoli , calda e suadente, nel ruolo di uno sconfitto dalla sorte, quella del controtenore Cnerniawski nel ruolo “en travesti” della nutrice e del mezzosoprano Marianna Pizzolato, molto conosciuta interprete rossiniana,  personaggio sconfitto nei sentimenti e nel potere perduto, in particolare nell’aria quasi attuale della requisitoria in favore delle donne.

Teatro quasi al completo nonostante le quasi quattro ore, molti gli applausi,  forse qualcuno in meno rispetto al trionfo dell’Ulisse”, ma consenso e ringraziamento al direttore Gardiner che ha reso omaggio a Venezia e a quanto la  splendida città della laguna ha dato all’arte e alla cultura nel mondo.

                                       Giuseppina Giacomazzi

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