Dramma musicale in tre atti di Leonardo Vinci
Teatro Goldoni di Firenze
Didone (soprano) Roberta Mameli
Enea (tenore) Carlo Allemanno
Iarba (contralto) Raffaele Pé
Selene (soprano) Gabriella Costa
Araspe (mezzosoprano) Marta Pluda
Osmida (contralto) Giada Frasconi
Orchestra del Maggio Musicale fiorentino
Direttore Carlo Ipata
Regia Deda Cristina Colonna
Scenografia Gabriele Vanzini
Costumi Monica Iacuzzo
Prima rappresentazione in tempi moderni In coproduzione con il Teatro Verdi di Pisa
Domenica 8 gennaio , (con repliche il 10 e il 12) al teatro Goldoni di Firenze è andata il scena la Didone abbandonata di Leonardo Vinci, composta dal musicista di scuola napoletana negli anni 1725-26 e rappresentata la prima volta a Roma al teatro delle Dame il 14 gennaio 1726. Il Teatro delle Dame noto anche come Teatro Alibert si trovava precisamente all’angolo tra le odierne via D’Alibert e Margutta quindi nel pieno centro storico e ospitò numerose prime per tutto il ‘700 avendo come rivale l’altrettanto importante Teatro Capranica.
All’epoca l’opera Didone abbandonata fu interamente eseguita da voci maschili quindi di soprano e tenore, a causa delle interdizioni papali nei confronti delle cantanti. Il libretto di Pietro Metastasio, musicato da moltissimi musicisti dell’epoca, segna l’inizio della collaborazione e del rapporto di amicizia fra il librettista e l’autore, collaborazione destinata ad un grandissimo successo.
Didone, regina di Cartagine, viene presentata nel momento di abbandono da parte di Enea, destinato a partire dall’amante per fondare Roma, perseguitata dal pretendente Jarba, ingannata e tradita dalla sorella Selene, innamorata dell’eroe e dalla confidente Osmida, abbandono e dolore che si concluderanno nel suicidio nel rogo del palazzo, sua tomba.
Tutti gli interpreti sono stati di grande preparazione e qualità: Roberta Mameli, (Didone) per la chiarezza e capacità interpretative, Carlo Allemano, tenore dalla vocalità scura, presenza imponente e disinvolta. Notevoli le tre voci femminili: Gabriella Costa (Selene), soprano dalla vocalità limpida, perfetta nelle agilità e nella trasparenza, Marta Pluda (Araspe), Giada Frasconi (Osmida), espressività e agilità vocale.

Il contraltista Raffaele Pé, si è imposto per la morbidezza e il colore della voce, per capacità recitative e presenza scenica, che lo rendono eccezionale. Lo avevamo sentito di recente a Milano in una serata tutta dedicata a Vivaldi e anche stasera l’ottima qualità della sua voce, l’uniformità di registro sono stati evidenti.
Ottima l’orchestra del Maggio Fiorentino, in questa opera composta di non molti elementi, secondo quanto richiesto dalle composizioni barocche, si distinguono le sonorità dei fiati. Molto professionale il clavicembalo, tiorba e violoncello, con funzioni di basso continuo, Regia interessante basata sui contrasti di luce, pochi sono gli elementi ma ben giocati. Un indiscusso successo, lunghissimi applausi per un teatro adatto all’opera barocca tutto esaurito.
Giuseppina Giacomazzi