Rosmonda:Jessica Pratt
Enrico II: Dario Schmunck
Leonora:Eva Mei
Arturo:Raffaella Lupinacci
Clifford:Nicola Ulivieri
Direttore:Sebastiano Rolli
Maestro del Coro:Fabio Tartari
Orchestrae Coro Donizetti Opera
Libretto di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti
Fondazione Donizetti di Bergamo
Rosmonda d’Inghilterra ha avuto la sua prima assoluta al Teatro alla Pergola di Firenze nel 1834 ecco perché l’Opera di Firenze un mese fa ha deciso di riproporla con ottimo cast e ottima orchestra e di cui vi abbiamo dato conto nel nostro precedente articolo. Per non ripetersi nei dettagli principali cercate sempre sul trilloparlante Rosmonda d’inghilterra a Firenze. Vediamo in questo articolo di sottolineare gli aspetti più peculiari dell’esecuzione bergamasca.
Molto interessante vedere l’opera con scene, costumi e luci ciò che non era avvenuto a Firenze in rappresentazioni in forma di concerto. A Bergamo le scene si riducevano a due pareti mobili con due porte che alternativamente si avvicinavano e allontanavano creando claustrofobia tra i personaggi. Bellissimi i costumi di Massimo Cantini Parrini dal sontuoso curriculum basti citare le sue realizzazioni in tre importanti film: Il racconto dei racconti e con Gabriella Pescucci, I miserabili e La fabbrica di cioccolato.
Costumi da vedere dalla prima fila di platea per l’attenzione al dettaglio e ai materiali.
La scena era quasi sempre semioscura per una vicenda che non ha momenti di pace o redenzione ma vive di vendetta, tradimento e intrigo.
Jessica Pratt si rivela la grande cantante che è, nella versione adottata a Bergamo si è per fortuna ripristinato la parte con “eco di Arturo” dell’aria di sortita di Rosmonda. Invenzione già presente nel libretto di Coccia rende giustizia alla cantante che ha modo di esprimersi in una lunga aria con Raffaella Lupinacci come pertichino fuori le scene in un intreccio di voci femminili bellissimo e raffinato.
Il mezzosoprano Raffaella Lupinacci è quindi più impegnata in queste repliche e ha il suo momento di gloria nell’aria del secondo atto, cantata con rara sensibilità, sbalzando le frasi fino allo svettante si acuto. Elegantissimo il suo costume e il trucco sugli occhi come una maschera tale da rendere affascinante il personaggio.
Eva Mei nella replica di Domenica si è sentita male prima della recita a causa di una labirintite. Con grande spirito di devozione ha deciso comunque di cantare a lato della scena immobile facendo interagire sul palcoscenico una controfigura muta. Nel secondo atto un poco ristabilitasi ha cantato in scena. La voce non è ampia, ma abbastanza incisiva. Nel ruolo della Regina offesa è risultata credibile con quella dose di cattiveria che ha cercato di trasmettere nei due finali d’atto. Nel primo un odio malcelato, nel secondo l’uccisione di Rosmonda a cui avrebbe dovuto seguire una lenta CABALETTA “TU! SPERGIURO D’ISUMANO”!!! La Fondazione Donizetti avrebbe voluto ricostruire la versione fiorentina ma Donizetti nello trasformare Rosmonda in Leonora di Gujenna, stralciò il conciso finale originario per aggiungervi questa matura cabaletta che potete ascoltare a 2 ore e 25 minuti di questo video.
La versione napoletana che avrebbe avuto come Leonora la grande Giuseppina Ronzi de’ Begnis non andò in scena per lo scoppio di un’epidemia di colera. In mancanza del finale di Firenze ormai perso la cosa più logica sarebbe stato terminare l’opera con la cabaletta originale napoletana: invece si è deciso assurdamente di comporre qualche accordo di musica nuova sui due versi del libretto fiorentino creando una finale antistorico e un anticlimax notevole. La maggior parte del pubblico era inconscio di questa arbitraria manipolazione.
Completavano il cast Nicola Ulivieri in ottima forma e dall’autorevole canto e Dario Schmunck l’unico cantante nuovo rispetto a Firenze. Le sue debolezze sono parse evidenti fin dalla prima aria con un canto dal fiato molto corto, da frasi spezzate e dalla incapacità di sostenere arcate sonore un poco più ampie. Schmunck rovinò già dieci anni fa le recite di Pia de Tolomei alla Fenice di Venezia con Patrizia Ciofi.
Buona la direzione del giovane direttore Sebastiano Rolli che aveva sotto mano però un’orchestra un gradino sotto quella fiorentina. Molti archi in meno non hanno permesso quella morbidezza di suono richiesta. Solo tre percussionisti durante l’ouverture non hanno permesso di dare rilievo a piatti e gran cassa dal suono quasi inudibile a scapito del tamburo militare. A parte questa nota di colore, l’accompagnamento è sempre stato rispettoso delle voci, e il Maestro Rolli sa la partitura a memoria non avvalendosi di partitura. Ottima prova e ottima dedizione.
Due opere precedentemente eseguite dal maestro Rolli saranno a breve disponibili in DVD Maria de Rudenz e Torquato Tasso. La prossima edizione del Festival Donizetti vedrà in scena Pigmalione e Il Borgomastro di Sardaam mentre il tetro Donizetti inizierà una lunga fase di ristrutturazione.
Fabio Tranchida