Porgy: Morris Robinson
Bess: Kristin Lewis
Crown: Lester Lynch
Serena:  Mary Elizabeth Williams
Clara: Angel Blue
Sportin’ life: Chauncey Packer

Direttore: Alan Gilbert
Regia: Philipp Harnoncourt

Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
Esecuzione in forma semiscenica

 

Il primo tentativo di Gershwin verso la composizione di una vera e propria opera dopo i vari successi a New York e a Hollywood, riguardano un testo legato all’ebraismo dal titolo The Dybbuk. Purtroppo i diritti erano già stati comprati, e l’opera ebbe la sua prima a New York composta da David Tamkin, e quindi Gershwin si rivolse ad un romanzo per la sua “opera folk”.  Ci sono alcune differenze tra il romanzo e il libretto realizzato dallo stesso autore del testo e da George e Ira Gershwin suo fratello.

La storia verte su Bess procace giovane di colore amata un po’ da tutti, prima da Crown poi per un po’ di tempo da Porgy un mendicante storpio, l’unico che l’accetta. Ma alla fine lei sceglierà la compagnia dello spacciatore Sportin’ life e si allontanerà verso New York. Porgy termina l’opera con la volontà di raggiungerla nella grande metropoli, un finale aperto quindi ma venato di una certa malinconia.

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Tre ore di musica permettono uno sviluppo abbastanza vivace dei personaggi e sopratutto la presenza quasi fissa del coro che commenta e rende vivace ogni scena. In questa produzione il coro era il Coro della Scala e non una compagine di colore: per espressa volontà del compositore bisogna eseguire l’opera in forma di concerto o semiscenica se i componenti dell’opera non sono tutti di colore. Così è stato alla Scala, un allestimento essenziale che sfruttava molto bene le proiezioni video di Max Kaufmann e Eva Grün.

Il cast è risultato particolarmente affiatato. Morris Robinson basso-baritono ha interpretato con forza il ruolo complesso di Porgy reggendosi su una stampella per tutta la rappresentazione. Impegnativa la sua parte per quanto riguarda l’estensione vocale, ben risolta e qualche asprezza invece di essere difetto caratterizzavano il ruolo.

Kristin Lewis da poco ascoltata su questo palcoscenico come Aida ha cantato molto bene: voce non molto ampia ma ben proiettata ha giocato molto con il suo ruolo ambiguo quasi una Manon di colore accecata dalla ricca metropoli di New York nel finale. Dolcissima la Clara di Angel Blue che canta il motivo più famoso dell’opera, Summer time, una canzone di speranza , di futuro felice cantata a fior di labbra con colori seducenti. Summer time sarà inoltre un motivo guida che tornerà per tutti e tre gli atti. Un po’ alla Wagner diceva lo stesso Gershwin che riteneva Porgy and Bess un misto di Carmen e Maestri cantori! Lester Lynch e Chauncey Packer nei ruoli negativi tratteggiati dal compositore se la sono cavata bene anche come attori sempre pronti a cavare fuori il coltello o la droga e a prevaricare.

Il coro come dicevamo è stato molto impegnato e i risultati raggiunti dal maestro Casoni sono davvero da lodare.

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Alan Gilbert, newyorkese, ha questa musica nel sangue e ha esaltato grazie all’orchestra della Scala i ritmi travolgenti della partitura mirabile confine tra musica classica e jazz. Vedemmo questa opera sempre alla Scala nel 1996 in forma scenica e per fortuna il teatro ha deciso di rimetterla in cartellone in una edizione che ha avuto anche molto successo di pubblico, ultima produzione prima dell’atteso 7 dicembre.

 

Fabio Tranchida