Didone: Aurore Ugolin
Enea: Ruben Wilcox
Belinda: Deborah York
Seconda donna: Céline Ricci

Regia e coreografia: Sasha Waltz
Direzione: Christopher Moulds

 

Didone e Enea è un’opera di Purcell in tre brevi atti tratta dall’Eneide virgiliana (IV libro) e riscritta da Nahum Tate, rappresentata la prima volta a Chelsea (Londra) nel 1689 in un convitto per giovani gentildonne in occasione dell’incoronazione di Guglielmo III d’Orange e di Maria II Stuart.

La celebre opera, capolavoro assoluto di Purcell, viene riproposta per 3 sole repliche al teatro Costanzi di Roma (15, 17, 18 settembre) come anteprima del Romaeuropa Festival nella versione rappresentata nel 2005 alla Staatsoper di Berlino, con regia e coreografia di Sasha Waltz.

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Dido&Aeneas di Sasha Waltz è stato presentato in diversi teatri d’Europa e viene proposto a Roma in un’edizione rivisitata, adattata al teatro e che si avvale della collaborazione dell’Akademie für alte Musik e del Vocalconsort di Berlino. La regista così dichiara in un’intervista: “La strategia è quella di fondere e intrecciare diverse discipline e prospettive. Musica, canto, danza, immagine, teatro. Anche il coro è perennemente in movimento. È come se in scena tutti gli interpreti creassero un solo, grande corpo…” Una concezione teatrale vicina a quella wagneriana dell’opera “totale”. La danza domina la scena, offrendo emozioni che vanno al di là delle parole e della musica e gli interpreti sono sdoppiati, ridescritti dai ballerini costantemente al loro fianco, i quali registrano la loro interiorità nel movimento. Immagini, canto e danza raccontano e sottolineano un amore distruttivo. In apertura della scena, nel prologo, i ballerini sono immersi e danzano in una vasca d’acqua agitata, che richiama il mare, quel mare che è presenza costante nel viaggio di Enea e che accomuna le due città in rovina del racconto virgiliano: Cartagine e Troia. I corpi fluttuanti rimandano anche ai bassorilievi di epoca romana e all’inconscio.

La regista ha rispettato la struttura barocca dell’opera, coniugandola con la teatralità moderna e inserendo alcuni brani musicali di Purcell, in particolare nel prologo, andato perso. Teniamo infatti conto che di quest’opera ci sono pervenute solo tre versioni incomplete della partitura.

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Lo spettacolo è dinamico, vivo, coinvolgente e lo spettatore viene affascinato e continuamente sorprendente per le coreografie, la bellezza assoluta delle scenografie, dei colori, della musica e del canto, per il movimento e il cambiamento continuo delle scene che accompagnano lo svolgimento della storia virgiliana: l’arrivo di Enea con il figlioletto Ascanio, l’amore che lo avvince a Didone, l’operato delle streghe invidiose della felicità della regina, la necessità che si compia il fato, la partenza di Enea, l’impossibilità da parte di Didone di vivere senza quell’amore.

Alcuni momenti sono struggenti , come nel Lamento finale della regina prima del suicidio, procurato per consunzione, come per l’Isotta wagneriana: “When I am laid in earth”. La bellezza della musica e della voce della protagonista Aurore Ugolin si coniugano con la profondità meditativa delle splendide parole di Tate, parole sulla vita, la morte, l’incapacità di sopravvivere alla perdita dell’amore, l’amicizia verso l’ancella Belinda. I protagonisti sono numerosi, (12 danzatori e 51 interpreti fra strumentisti, solisti e coro) e tutti di alta professionalità. Spettacolo d’insieme dalle infinite sfumature, spettacolo costruito intorno ad un’opera, ma non teatro solo lirico. Le voci hanno un ruolo, ma non dominante. Lo stesso libretto di sala infatti non indica i nomi, ma solo i registri vocali dei protagonisti, forse per sottolineare la coralità dello spettacolo. Riferiamo comunque le voci: la bellissima Aurora Ugolin (Didone) rivela una voce intensa ed ombrosa, vicina ad una tonalità contraltistica, Ruben Wilconx è un Enea dalle qualità vocali intense e brillanti e da una forte prestanza fisica, quale si addice a un eroe. Belinda (Deborah York) ha una vocalità chiara e leggera. Tutti all’altezza del loro ruolo, tenendo conto che l’epoca in cui Purcell scrive sta da poco uscendo dal “recitar cantando”. Il coro è sempre presente, cosa inusuale in un’opera barocca.

Il direttore Christopher Moulds, che dirige l’ensemble di musica antica, restituisce in modo puntuale la sensibilità musicale dell’epoca. Uno spettacolo intenso e travolgente, che unisce al pubblico del teatro lirico quello dell’Europa festival. Un indubitabile successo.

Giuseppina Giacomazzi