Don Pasquale: Alessio Verna
Norina: Maria Mudryak
Ernesto: Pietro Adaini
Malatesta: Pablo Garcia Ruiz
Il notaio: Camillo Grasso

Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Direttore: Christopher Franklin
Regia: Andrea Cigni
Maestro del coro: Dario Maccagnola

Nell’ambito della stagione As.Li.Co. 2015/16 abbiamo assistito ad un’importante allestimento dell’ultimo capolavoro buffo di Gaetano Donizetti: Don Pasquale. Fautori di questo successo sono stati sicuramente il regista Andrea Cigni e il direttore d’orchestra Christopher Franklin che ha eseguito la brillante partitura integralmente,senza omettere neanche una battuta. Ciò ha permesso un ascolto dettagliato dell’opera, con le complesse e variate cabalette, come quella che conclude il primo atto tra Norina e Malatesta e che sembrava mai terminare. Un impegno notevole anche per i cantanti che tuttavia hanno raccolto il frutto in numerosi applausi al termine di ogni brano: Donizetti sapeva come strappare l’applauso e la costruzione equilibratissima di ogni brano (tra cui l’immenso finale secondo) è stata messa in luce in questa esecuzione.

Christopher Franklin, artista americano, si è mostrato subito capace direttore nel dipanare una sontuosa orchestra nella sinfonia-capolavoro, dove gli schemi rossiniani sono stati ormai superati in una fantasmagoria di temi in gran parte tratti dall’opera, che nella ripresa non lasciano spazio a lunghe ripetizioni ma portano ad una concentrazione di energia che sfocia nell’ascolto in fortissimo del tema di Norina. Simile procedimento tornerà nell’ouverture di Stuarda e Devereux. Ciò che ha piacevolmente sorpreso è la capacità da parte di Franklin di espandere le chiuse dei temi in un sottile gioco di attese e rubati dando interesse al materiale musicale. Bravissimo quindi il direttore, musicale e attento ai particolari, ovvero a ciò che fa la differenza.

Alla recita domenicale è stato protagonista Alessio Verna, un Don Pasquale avaro, taccagno, solo attento al suo interesse personale: Verna è un giovane baritono di Alessandria di grande capacità attoriale,  tanto da parere proprio un settantenne afflitto da mille mali, ma anche di notevole capacità vocale. Ne è un esempio “Un foco insolito” cantato con esagerata passione e con precisione di accenti. E poi tutti i controcanti nei duetti con i sillabati che si fanno diabolici nel duetto con Malatesta del terzo atto. Un non plus ultra di difficoltà e velocità che colpiscono sempre e che anche domenica hanno scatenato la scintilla di una comicità indiavolata.

Il personaggio meglio caratterizzato è stato sicuramente il divertentissimo Malatesta, in versione gay, dal cappottino blu cobalto, con fiore rosa shocking e rossetto. Urla e mossette, tutto un campionario collaudato per far ridere il pubblico. Divertente l’entrata a caccia di farfalle e il seguente duetto con Norina. Bene la sortita “Bella siccome un angelo” anche se abbiamo trovato sempre piccoli problemi nella chiusura delle frasi. Non c’era nel canto di Pablo Garcia Ruiz quella rotondità tipica delle voci baritonali. Avrà modo il giovane cantante spagnolo di perfezionare la linea di canto e inspessire il registro basso.

Maria Mudryak è risultata un’ottima e credibilissima Norina, piena di entusiasmo e voglia di ridere. Ha affrontato con naturale sicurezza una scrittura insidiosa dalle ampie frasi e dalla coloratura impervia. Inizia brillante nell’agire e soave nel canto, fino alla trasformazione in una perfida e autoritaria sposa, con conseguente cambio anche nei colori della voce, in perfetta sintonia al ruolo. La Mudryak ha giocato vocalmente proprio nelle due facce di questa medaglia con una voce ampia e sicura, con l’eccezione di alcuni acuti finali inficiati da qualche vibrato che comunque nulla tolgono bravura della cantante.

Pietro Adaini è un giovanissimo cantante siciliano di bella presenza perfetto quindi per il ruolo del dolce innamorato di Norina. Mezzi vocali adeguati al ruolo e spigliatezza hanno caratterizzato la sua performance, divertente il duetto con Don Pasquale ma le sue doti sono state messe in mostra soprattutto nella grande aria “Cercherò lontana terra”, che insiste sui La b acuti così come la cabaletta. Quindi non altezze stratosferiche ma acuti che ben caratterizzano un giovane con la sua passione, ben espressa da Adaini, buon tenore che deve ancora giungere a perfetta maturazione bilanciando al meglio le ampie arcate vocali ma già dagli interessanti risultati.

Bravissimi i caratteristi tra cui un cieco notaio e i tre servi che dopo il matrimonio cambiano livrea. Coro che ha piccola parte ma ben esaltato dalla regia fino a farlo intervenire nella stessa platea lanciando banconote da mille lire (ma c’era Donizetti al posto di Verdi!).

Regia superlativa nata dalla collaborazione di 8 teatri francesi e di OperaLombardia, un impegno notevole dalla costruzione di una doppia cassaforte, al giardino fiorito dove si cala Norina da una altalena multicolore. Ottime e ben realizzate le idee, come la casa di Don Pasquale trasformata in una sala ricchissima dopo gli “interventi” della sposa tanto da ospitare anche una pelle di orso bianco. Mille le trovate tante da non poterle elencare tutte, una regia che non perde colpo fino al rondò finale, testamento del nostro amato Donizetti: “Quella cara bricconcella lunga più di noi la sa”.

Fabio Tranchida

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