Corrado: Diego Torre
Medora: Jessica Nuccio
Seid: Ivan Inverardi
Guinara: Silvia Dalla Benetta
Filarmonica Arturo Toscanini
Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del coro: Martino Faggiani
Direttore: Francesco Ivan Ciampa
Regia: Lamberto Puggelli
Il Corsaro è tra le opere meno eseguite di Verdi insieme alla sfortunata Alzira: entrambe hanno una durata di circa un’ora e mezza ma per motivi diversi. Nel caso di Alzira, prima collaborazione con Cammarano, Verdi era troppo rispettoso del librettista per chiedere cambiamenti e quindi l’opera risultò così corta da rendere necessaria l’aggiunta di una sinfonia. Il Corsaro invece fu composto a partire dall’originale duetto tra Gulnara e Corrado, pezzo capitale dell’opera, ma poi Verdi se ne disinteressò e dovendo rifilare lo spartito all’editore Lucca invece che al fedele Ricordi compose il rimanente autografo con una certa trascuratezza e velocità, solo per adempire ad un contratto che gli era ormai scomodo. Verdi disertò la prima a Trieste contribuendo al fallimento di quest’opera, poiché il pubblico triestino ne fu veramente risentito. Ma abbiamo una spia che Verdi aveva fatto un buon lavoro nella composizione sopratutto nel ruolo del tenore e del soprano tanto che ci sono varie lettere indirizzate alla prima Gulnara, la Marianna Barbieri-Nini (prima Lady Macbeth) in cui Verdi dà molti consigli sull’esecuzione e sul modo di affrontare vocalmente e scenicamente il personaggio.
Un’opera scritta da Verdi, sebbene un poco controvoglia, è sempre un’opera di grande interesse. Il genio è difficile spegnerlo e infatti troveremo molti brani di particolare valore. La brevità può oggigiorno risultare un vantaggio infatti ci è parso quasi di vedere un film, con scene brevi, con repentini cambi di location e una trama senza sacche ma in un continuo divenire e sviluppo.
Merito anche del rodatissimo spettacolo di Lamberto Puggelli, da anni in circolazione, che ogni volta si ammira per le splendide scene, i ricchi costumi e per i movimenti di scena (Puggelli proveniva dalla prosa). Una lode particolare alle luci in continuo cangiare come nella splendida scena del carcere con il cordame a fare le sbarre e il rosso del tramonto a trasformarsi in un grigio e poi nero nella scena con Corrado captivo.
Il protagonista Corrado, il corsaro,,è un romantico tenore affidato alla prima dal grande Gaetano Fraschini. Fraschini fu molto amato da Verdi che gli affidò le prime nei ruoli di Arrigo, Stiffelio e Riccardo. Non è così scontato che il ruolo fosse appannaggio del tenore infatti solo nel 1831 la coppia Pacini – Ferretti decise di affidare il ruolo di Corrado ad un contralto en travesti e far vestire Medora da uomo. Verdi invece era proiettato verso il futuro e seguì con Piave il testo byroniano abbastanza da vicino. Diego Torre ha impersonato questa domenica il ruolo di Corrado con particolare successo grazie ad una voce dotata di squillo sufficiente ed un registro centrale ampio e corposo. Valida la prima cavatina di buona intensità e la granitica cabaletta dove il coro implementava la virulenza della scena. La voce di Torre si imponeva per la sua robustezza anche in questi momenti dove massa corale ed orchestrale avrebbero potuto fagocitarla.
Silvia della Benetta, dopo vari cambi, è stata prescelta per la parte di Gulnara, con un’esecuzione dagli esiti alterni: la cavatina “Vola talor dal carcere” è stata sufficientemente sbozzata ma la cabaletta “Ah conforto è sol la speme” non ha convinto per niente per i difetti evidenti nel registro acuto: li la voce si è fatta legnosa, con una coloratura aspra. La registrazione in studio con la Caballè rende giustizia a questa difficile parte che domenica invece è stata eseguita con molte difficoltà. Peccato poiché Silvia della Benetta ha proseguito il canto nei due importanti duetti con buoni risultati mostrandosi anche attrice drammatica nel monumentale duetto con Corrado dove lei novella Giuditta, o nuova Giaele, uccide Seid.
Più equilibrata la performance di Jessica Nuccio, una Medora intima e sofferente già votata fin dall’inizio all’infelicità. Uniformità della voce, patetico accento, volume contenuto: questi gli aggettivi adeguati alla sua meritevole voce. La sua parte soffre di recitativi poco sviluppati, tagliati con l’accetta (non sempre si può dire “la brevità, gran pregio”) e nel terzetto finale troppi sono i conflitti interni, dall’avvelenamento alla gelosia per Gulanara che poche parole non bastano a sviluppare il dramma. Verdi aveva fatto il possibile poiché nell’originale byroniano Medora moriva prima che Corrado arrivasse.

Interessante la prova di Ivan Inverardi, buon baritono nella parte del sultano Seid che in maniera originale si presenta con un inno ad Allah e gli viene concessa un’aria completa solo nel terzo atto: “Cento leggiadre vergini”, eseguita con la giusta baldanza anche se il timbro era poco rotondo e non privo di alcune asperità. Impressionante le doppia esclamazione “Trema! Trema!” che conclude il duetto con Gulnara dove Seid si impone come figura dittatoriale e malefica.
Francesco Ivan Ciampa ha infine scelto tempi scattanti, perfetti per quest’opera che è tutto un divenire. Non poteva giocare molto su un’orchestrazione di routine ma ottima è stata l’intesa coi cantanti. Peccato che Verdi non abbia creato una vera e propria sinfonia di quest’opera potendo sviluppare il tema della tempesta (come nella sinfonia di Guillame Tell) mentre ha dedicato al mare in tempesta pochi accordi di apertura. Ottima la prova del coro come sempre preparatissimo dal canto a cappella in apertura alla potenza nel concertato che chiude il secondo atto. Gli accenti “orientali” del coro femminile precedenti la cavatina di Gulnara ben sviluppati dal coro femminile aiutato in scena da una ballerina del ventre in bolerino rosso.
Su tutto ha vinto uno spettacolo collaudato, di rara suggestione dove i colori, rosa ,rosso, nero, dominavano e uniformavano il veloce succedersi delle scene regalandoci uno sviluppo telescopico della vicenda. Per fortuna il festival Verdi ormai quasi giunto alla conclusione della stagione 2015 crede anche in questi titoli che minori non sono. A breve sul sito del Regio di Parma le prossime tre opere della stagione 2016 di cui vi invitiamo a partecipare.
Fabio Tranchida