Ospite de laVerdi questa settimana è stato il rinomato maestro Olli Mustonen, eccezionalmente nella doppia veste di pianista e direttore. Il programma proposto, tutto mozartiano, interessante e impegnativo, ha garantito due ore di superba musica.

Il Divertimento K136 che ha aperto la serata è stato composto nello stesso periodo del Lucio Silla,l’opera più rilevante composta per Milano e che proprio in questi giorni va in scena alla Scala. IlK136 si fa notare subito per la sua orchestrazione delicata e trasparente. Il rapporto unitario fra violoncelli e contrabbassi in orchestra (tre e tre) aggiunge un ulteriore particolarità al timbro.

Della piena maturità è invece il concerto K537 per pianoforte e orchestra. Olli Mustonen ci è parso dirigerlo in maniera un po’ meccanica, forse per l’impegno anche come solista, ma ciò che ci ha sorpreso maggiormente è stata l’impostazione di fondo proprio nell’esecuzione al pianoforte. L’impressione costante è stata quella di una dinamica eccessiva nell’affondo sui tasti. Non è sempre necessario recuperare il fortepiano storico, ma ci saremmo aspettati almeno un approccio più filologico al tocco. Detto questo, è stata senz’altro una prova brillante, che si avvicinava dunque più al gusto dell’Ottocento che a quello del Settecento. Anche la scelta nei timpani segue questo orientamento: anziché strumenti filologici in pelle di capra (per un suono più ovattato) abbiamo ascoltato strumenti moderni, che hanno reso ulteriormente esuberante e pomposo il suono d’assieme.

Segue la Serenata notturna n. 6 K239 in Re maggiore, propriamente erede del concerto grosso, con doppio ensemble che dialoga in un gioco di rimandi elegantissimo. Le molte corone scritte da Mozart permettono agli esecutori di giocare con il pubblico citando ad esempio il Concerto in sol maggiore per violino nonché temi riconoscibili della stessa serenata. Mozart stesso amava questi giochi di citazioni, come testimonia il finale secondo del Don Giovanni. Non abbiamo tuttavia ben compreso la scelta di impostare una leggera differenza di accordatura tra gli ensemble. Immaginiamo sia stata una scelta del direttore per creare una sorta di battimento, ma l’effetto finale è stato purtroppo un suono grigio e sporco.

Chiude la serata la Sinfonia 38 in Re maggiore K504, detta Praga dalla città della prima assoluta. La raffinata orchestrazione mozartiana della piena maturità, sempre varia ed eccellente nell’uso miracoloso dei fiati, ha permesso nella direzione vivace di Mustonen di valorizzare soprattutto la ricchezza melodica. A nostro avviso questo è stato il punto culminante del concerto: qui gli elementi discutibili nell’approccio interpretativo di cui abbiamo accennato sono parsi invece molto azzeccati, dando vita ad una esecuzione precisa, brillante, mai banale e quindi molto suggestiva.

Appuntamento al prossimo concerto il 13 e 15 marzo con Prokof’ev e il sempre amato Mozart, costante di questo mese all’Auditorium. Ospiti il pinaista Gabriele Carcano e il direttore Fawzi Haimor.

Fabio Tranchida