Soprano: Giulia Semenzano
Contotenore: Filippo Mineccia
Tenore: Anicio Zorzi Giustiniani
Baritono: Marco Granata

Orchestra ed Ensemble vocale laBarocca
Direttore: Ruben Jais
Maestro dell’Ensemble: Gianluca Capuano

Il Messiah di Händel non è mai stato pezzo da suscitare reazioni fredde. A titolo d’esempio si pensi che la prima ebbe luogo a Dublino nella Great Music Hall, precisamente il 13 aprile del 1742, ed ebbe notevole successo, mentre le cose andarono in maniera del tutto opposta a Londra l’anno successivo, quando l’oratorio venne fortemente criticato per l’esecuzione di brani d’argomento sacro sulle assi profane di un teatro. Alcuni lo ritennero addirittura blasfemo, anticipando un’eterna polemica che arriva fino agli anni ’70 del secolo scorso con il caso di Jesus Christ Superstar (mutatis mutandis).

Non è dunque mai una mera ricorrenza riascoltare ogni anno questo capolavoro, ed è sempre proditoria laBarocca nel riproporlo. Unica pecca, oggi come nelle stagioni passate, è l’aver eseguito l’oratorio integralmente solo per quanto riguarda la prima parte, mentre le altre due sono state accorpate eliminando vari numeri. Il direttore Ruben Jais giustifica questa scelta evidenziando che l’esecuzione in periodo natalizio deve dare maggior risalto all’unica parte che abbia attinenza con la natività, ma sarebbe apprezzabile nelle prossime edizioni assistere ad una versione integralissima. Il pubblico è ormai pronto ad un ascolto completo e meditato.

L’esecuzione di quest’anno si è segnalata soprattutto per un grande equilibrio fra le forze in campo. Interessanti tutti e quattro i solisti: tutte voci non troppo ampie ma molto precise, che dunque ben si allineavano all’orchestra barocca di dimensioni giustamente contenute. Händel sottolinea bene il testo poetico con stilemi ben individuabili su cui la voce solista può mettersi in luce proprio nella cura del dettaglio. Il tenore Anicio Zorzi Giustiniani ad esempio ci regala nel primo accompagnato dell’oratorio un’ampio salto d’intervallo alla parola “cry” , raggiungendo l’acme della tensione drammatica alla parola “crieth” per poi sfoggiare una nitida coloratua nell’aria seguente, infiorettando “exalted”. Il basso Marco Granata è stato forse l’elemento meno convincente, per l’emissione leggermente stimbrata che non ha reso con la dovuta nettezza la parola “shake” della sua aria di tempesta. Molto meglio il controtenore Filippo Mineccia, ormai ospite fisso de laBarocca: voce anfibia ben intonata e dal seducente timbro mai falsettante. Le scelte di Jais esaltano poi le sue capacità, tanto nei tempi dilatati, che gli permettono bliriche espansioni, quanto in quelli vivaci, dove nemmeno il vibrante accompagnamento degli archi riesce a metterlo in difficoltà.. Sua è anche la lunghissima aria nella seconda parte, riguardante la passione di Cristo agnello sacrificale. L’ultima voce ad entrare in scena è quella del soprano, con l’aria “And suddenly there was with the angel”. Il soprano Giulia Semenzato ha mostrato una buona base tecnica, che le ha concesso di reggere la coloratura vorticosa del brano. Colore e morbidezza sono peraltro le sue due doti maggiormente da segnalare, come ci dimostra soprattutto il successivo duetto col controtenore, “He shall feed”, e l’aria lirica (quasi italiana) che apre la terza parte.

Perfetta la scansione ritmica di tutti i cori, preparati anche questa volta dal bravissimo Gianluca Capuano. Il suo ensemble vocale di soli 17 elementi punta tutto sul perfezionamento di una precisione davvero rara, come si può ravvisare anzitutto nei tanti fugati di difficoltà veramente diabolica. Sono proprio due fughe a concludere questo maestoso monumento sacro: “Blessing and honour” e l”Amen”, ancora una volta a confermare la perfetta padronanza della partitura e dello stile da parte di questa compagine.

Ben dosata rispetto alla leggerezza e definizione della parte vocale è stata anche l’orchestra. Sempre emozionante l’ascolto della Piva bucolica, con colori particolarissimi ed armonie cangianti che evocano l’arrivo dei pastori alla mangiatoia. Per l’ingresso dei timpani e delle due trombe naturali (intonatissime) a dare potenza bisogna attendere il finale primo con il celebre “Hallelujah”. L’ottima tromba è anche impegnata in una personale gara all’ultimo respiro, raffinatissima nel gioco caleidoscopico delle parti, con il basso. Vincitrice è risultata la tromba sul cantante. Immancabile il bis dell”Hallelujah” dopo i consueti auguri di Natale: così termina anche quest’anno il confronto sempre più affinato con un capolavoro della musica sacra occidentale. Esecuzione che ci ha soddisfatto pienamente sia dal punto di vista vocale che strumentale. Appuntamento il 6 gennao con un altro must de laBarocca: l’oratorio di Natale di Bach. Nel frattempo, buon anno!

Fabio Tranchida