Orfeo: Sonia Prina
Euridice: Maria Grazia Schiavo
Amore: Francesca Cassinari

Ensemble laVerdi Barocca
Maestro dell’ Ensemble vocale: Luca Dellacasa
Direttore: Ruben Jais

Siamo giunti purtroppo all’ultimo appuntamento della stagione in compagnia dell’affidabile orchestra barocca de laVerdi. Una conclusione in grande stile con un’eccellente realizzazione dell’Orfeo ed Euridice di Gluck, eseguito nella sua prima versione viennese andata in scena al Burgtheater nel 1762.

Il direttore stabile Ruben Jais ha per l’occasione sotto la sua bacchetta una compagine di musicisti e cantanti superlativi e preparati con la dovuta perizia. Se Jais è punto fisso di tutte le serate de laBarocca,c’è invece una novità per quanto riguarda la direzione del coro dell’Ensemble vocale, preparato questa volta da Luca Dellacasa (che è anche membro del  coro) e non, come di consueto, dal maestro Gianluca Capuano, impegnato a Francoforte. La qualità della formazione corale non ne ha in ogni caso risentito, e, come abbiamo spesso notato, la scelta di limitare l’organico a soli sedici coristi esalta le qualità di ciascuno facendone quasi sedici solisti (per perfezione di intonazione e cristallinità di suono d’assieme). Peraltro il coro è enormemente protagonista in questa partitura che rappresenta una vera e propria svolta per la storia dell’opera. Con grande efficacia è stato reso un preziosismo drammatico quale il richiamo che fa Orfeo alla sua bella Euridice durante il coro d’apertura (in tonalità minore in opposizione alla briosa sinfonia d’apertura), grazie anche ad un’orchestra mobilissima che alla parole “Piangendo” ha imitato proprio il pianto in musica.

Nella parte del protagonista Orfeo si è perfettamente calata Sonia Prina, al debutto nel ruolo. L’aria è strutturata come un ampio Rondò in cui le tre strofe aumentano progressivamente di intensità drammatica. Ciò è ravvisabile anche dalle tre prime parole delle strofe, rispettivamente “Chiamo”, “Cerco” e “Piango”, nelle quali la Prina ha fatto valere il suo colore brunito per tirar fuori la massima drammaticità. Nel brano più famoso dell’opera, “Che farò senza Euridice?”, la Prina è poi riuscita a scavare a fondo il personaggio aggiungendo, anche se si trattava di una rappresentazione in forma di concerto, espressioni e gesti che ne hanno amplificavato il canto. Notevoli per raffinatezza le variazioni nella ripresa, con un vero e proprio trionfo finale per lei.

Voce interessante anche quella di Francesca Cassinari nella non ampia parte di Amore. La sua aria su ritmi di danza (minuetto e giga) ha sortito, grazie al bel timbro dell’interprete, tutto il suo effetto musicale: ridare un barlume di speranza al povero Orfeo.

L’atto secondo si apre con il coro “Chi mai dell’Erebo” intervallato da danze, che patiscono un poco l’assenza di messa in scena. Rimane invece alla memoria l’intervento di Orfeo con la sua cetra (resa in orchestra dall’arpa) che cerca di placare le furie, ottenendo dal coro un implacabile e laconico “No” per risposta. Interessante anche l’orchestrazione con solo le 5 prime parti degli archi insieme ad arpa e clavicembalo, creando una sonorità cameristica di grande suggestione e che Jais ha saputo evidenziare. Tutto il secondo atto si è sviluppato così giustamente in un clima di grande attesa per l’entrata in scena di Euridice, che comparirà tuttavia effettivamente solo nel terzo atto. La dilatazione del tempo operata da Gluck con recitativi, interludi e cori non ha dunque intralciato ma anzi incrementato il pathos. Interprete di Euridice è stata l’applauditissima Maria Grazia Schiavo, soprano dal bellissimo colore, note levigate e incisiva fin dall’incipit di “Che fiero tormento”.

Segue il grande Ballo appena prima del finale, questa volta assolutamente degno di nota grazie ad una orchestra precisa e dai bei colori (ottimi legni ad esempio nel sottolineare le linee melodiche). Infine ecco il consueto coup de théâtre: Amore non permette che l’opera termini come il mito ci ha insegnato e riconduce tra i vivi Euridice proprio in tempo per intonare un terzetto tra Orfeo, Euridice ed Amore che insieme al coro concludono l’opera in lieto fine. Tutti i protagonisti in scena dunque per una conclusione musicalmente di alto livello.

Al termine Sonia Prina, protagonista assoluta di questa serata, ha ricevuto l‘acclamazione più sonora. Giustamente indossava un completo nero con pantaloni visto che il suo era un ruolo en travesti: in inglese d’altronde questo ruolo si dice in maniera ancora più evidente “breeches (o pants o trouser) role”! Come bis il direttore ci ha concesso la ripetizione del finale ultimo e tutto il pubblico ci è sembrato apprezzare questa regalia. Speriamo che per la prossima stagione altre opere del ‘700 vengano eseguite da laBarocca, visti i successi di questi anni.

Fabio Tranchida