Inès: Jessica Pratt
Sélika: Veronica Simeoni
Vasco de Gama: Gregory Kunde
Nélusko: Angelo Veccia
Don Pédro: Luca dall’Amico
Don Diego: Davide Ruberti
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore: Emmanuel Villaume
Maestro del Coro: Claudio Marino Moretti
Regia: Leo Muscato
Per inaugurare la stagione 2013/2014 il Gran Teatro La Fenice ha scelto un grand-opéra francese del compositore tedesco Giacomo Meyerbeer. Un’opera molto impegnativa, con un ottimo cast vocale purtroppo rappresentata in maniera alquanto mutila, tanto da perdere molto sia dal punto di vista musicale che drammatico. E’ vero che lo spettacolo durava comunque già 4 ore, ma per avere un’edizione completa l’opera sarebbe dovuta durare ben 5 ore (compresi gli intervalli). Un’ora di musica in meno è davvero troppo e ha arrecato un danno notevole: non solo sono stati tagliati i ballabili del IV atto ma anche interi brani di cruciale importanza quali svariati cori e il duetto capitale tra le due prime donne prima della catarsi finale!!! Veramente assurdo!!! Un direttore d’orchestra quale Emmanuel Villaume avrebbe dovuto avere più criterio nel limare la partitura e più rispetto del compositore di cui si onora il 150° dalla morte. Non capiamo perché i Maestri Cantori e il Crepuscolo degli Dei debbano venire eseguiti nella loro interezza e la trascinante e emozionante musica dell’Africaine ridotta a brandelli senza alcun rispetto come se Meyerbeer non fosse stato idolatrato per tutto l’800 fino alla Grande Guerra.
Già il titolo L’Africaine dovrebbe far capire che i curatori di questa edizione si sono basati sulla vecchia edizione Fetis ignorando la disponibilità della Edizione Critica intitolata giustamente Vasco de Gama curata da Jurgen Schlader nell’ambito della monumentale Meyerbeer Werkausgabe a cura del Meyerbeer-Instituit Schloss Thutnau. Alla fine di questo articolo potrete trovare l’elenco completissimo della partitura originaria.

Per fortuna La Fenice ha scelto degli ottimi cantanti tra cui ha spiccato certamente un tenore che ormai sta vivendo una vera e propria seconda rigogliosa giovinezza: l’americano dell’Illinois Gregory Kunde. Due i suoi momenti eccelsi: la grande stretta del finale I proposta integralmente (per fortuna e forse proprio per interessamento del tenore) e l’aria del IV atto “O paradis“, l’unico brano ad aver tenuto in vita il mito di quest’opera. In entrambi questi brani Kunde spiccava contro l’immane forza dei cori e dei comprimari, distinguendosi proprio per la forza e la bellezza della sua voce adamantina. Non di meno Veronica Simeoni (di cui ricordiamo anche l’ottimo suo Guillame pesarese) ha affrontato la difficile parte scritta per Constance Sasse (prima Elisabetta nel Don Carlos), che in realtà era un soprano drammatico a tutti gli effetti. Parte quindi alta per la Simeoni che non ha invece temuto alcuno scoglio (anche se l’avremmo volentieri sentita nel magnifico duetto con Ines nel V atto). Voce duttile con una gemma nell’aria “Sur me genoux, fils du soleil”, accompagnata da una raffinata orchestrazione “esotica” (Verdi terrà presente per l’aria del III atto di Aida).
L’altra protagonista femminile Jessica Pratt ha potuto brillare in questa edizione solo nei primi due atti, ma lo ha fatto in maniera davvero commovente con la sua aria introduttiva, tutta intessuta di echi, motivi raffinati e peregrini, nonché dotata di una cadenza studiata come una gara con il flauto (ricordiamoci che Meyerbeer aveva composto un’aria per due flauti e soprano nella incredibile Etoile du Nord, anch’essa in attesa di una edizione veramente completa e critica). Spiccava la Pratt anche nel Septuor del secondo atto dove il suo tema veniva ad essere il tema privilegiato e chiudeva in pianissimo questo atto.

Ultimo personaggio di rilievo è Nelusko, un carattere di selvaggio veramente ben ritratto in musica: la Ballata del III atto è la chiave di volta di tutta l’immensa partitura ed era estremamente famosa per i baritoni dell’800. Angelo Veccia, perfetto innanzitutto nel physique du rôle, si è dimostrato dotato di voce brunita e abbastanza potente ed è stato così capace di cavarne un personaggio a tutto tondo, facendo trapelare l’odio verso gli occidentali e l’amore represso verso la sua regina. Una gran bella voce di vero baritono. Personaggi di contorno ben assortiti tranne per il deludente Don Diego.
Raffinata la messa in scena pur nella sua semplicità. Fil rouge dell’allestimento la mappa dei territori allora conosciuti che è presente in varie misure in tutti e tre i primi atti. Notevole il vascello del terzo atto. Solo qualche velo per le scene indiane finali. Costumi curati e ricchi che suggerivano sia il fasto dei nobili portoghesi che l’esotico oriente indiano. Leo Muscato, da poco visto nei bei Masnadieri di Parma, ha anche qui realizzato uno spettacolo convincente. Peccato davvero per l’omissione di così tanti brani che ha reso delle volte non intellegibili gli avvenimenti sulla scena.
Ecco lo schema completo dell’opera nella versione critica. Un semplice confronto con la musica ascoltata evidenzierà le mancanze: con un # abbiamo indicato i brani del tutto omessi mentre con * quelli tagliati solo in parte:
Ouverture
ACTE Ier
N° 1er Scène et Romance
*N° 2 – Scène, Terzettino
*N° 3 – Morceau d’Ensemble et Finale
ACTE II
*N° 4 – Entr’acte et Scène Air du Sommeil
N° 5 – Scène et Air
N° 6 – Récit et Duo
*N° 7 – Final (Septuor)
ACTE III
#N° 8 Choeur de femmes
N° 9 Quatuor et Choeur de Matelots
N° 10 – Prière des Matelots
# Appel au repas du matin et Ronde Bachique
# Scène et Récit
N° 11 – Ballade
*N° 12 – Scène et Duo
#N° 13 – Récit, Septuor, Scène Finale
# Scène
Choeur des Indiens
ACTE IV
*Entracte et Marche indienne
N° 14 – Scène et Choeur
# Choeur des Sacrificateurs
N° 15 – Air
Scène et morceau d’ensemble
N° 16 – Cavatine
N° 17 – Finale
Duo
No. 18 – Finale
Choeur de femmes
ACTE V
#N° 19 – Entracte, Récitatif et Air d’Inès
#N° 20 – Duo
N° 21 – Scène et Cavatine de Sélika
N° 22 – Air de Sélika
#N° 23 – Choeur aérien
N° 24 – Dernière Scène
# Choeur finale
Come si può vedere il caratteristico III atto sul vascello è stato veramente fatto oggetto di tagli scriteriati tali da annullare il colore locale del popolo che viaggiava verso una terra sconosciuta. Le donne portoghesi inoltre sono state del tutto eliminate dall’atto. Anche del quinto atto abbiamo in pratica ascoltato il mero torsolo: si è salvata solo l’aria della protagonista Selika (e senza la completezza del Choeur aérien).
Come sempre notevole il libretto e programma di sala che accompagnava l’esecuzione. I programmi di Venezia sono penso i migliori sul territorio nazionale per attenzione alla parte sia musicale che letteraria. Forse anche i direttori dovrebbero leggerli prima di pensare all’allestimento!
Fabio Tranchida