Santuzza: Chiara Angella
Turiddu: Paolo Bartolucci
Mamma Lucia: Erika Fonzar
Alfio: Alberto Gazale
Lola: Elena Lo Forte

Orchestra sinfonica e coro di Milano Giuseppe Verdi
Direttore: Zhang Xian
Maestro del coro: Erina Gambarini

 

Come è ricorrenza da alcuni anni oramai, il grande finale della stagione dell’orchestra Verdi di Milano è una serata particolare, in cui una compagine dedicata al sinfonico si presta per una sera alla musica operistica (in forma di concerto). La scelta dell’opera cade ovviamente su partiture che possano premiare le risorse che laVerdi ha in seno, ovvero gli strumentisti e il coro, ed il repertorio verista diviene una soluzione ideale. Non a caso, dopo il riuscito Andrea Chénier del 2012, va in scena una Cavalleria Rusticana. Dirige la padrona di casa, la direttrice musicale Zhang Xian.

Z. Xian
Z. Xian

Prima dell’esecuzione vi è stato un momento di omaggio a Pietro Mascagni, con interventi e video che ripercorrevano la sua carriera, facendo ascoltare gli stralci più celebri dalle sue opere. Ancor più d’effetto è stato poi, ad orchestra già schierata ma prima dell’ingresso della Xian, sentire la voce del compositore stesso introdurre (con molta ironia) la sua opera più celebre. Un lavoro di ricerca di materiali e registrazioni dunque che ha ben preparato il campo per lo spettacolo vero e proprio. Abbiamo esordito ricordando la straordinarietà dell’esecuzione operistica per una struttura abituata al sinfonico, ed in effetti le prime battute del preludio parevano tradire qualche imbarazzo, non fosse che il proseguo dell’esecuzione ha dimostrato tutto il contrario. O per meglio dire ha anzi offerto un punto di vista e una lettura piuttosto differente dall’usato. In particolare è stata evidente l’attenzione molto maggiore per i dettagli della partitura, trattata davvero come se si avesse di fronte la complessità di una delle prime sinfonie mahleriane, circa coeve. Il risultato sono stati una serie di preziosismi disseminati nel corso dell’opera e nei quali è stata evidente la mano di Zhang Xian. Innanzitutto per il suono pieno, rotondo ed omogeneo dell’orchestra, quindi per il piglio energico che abbiamo imparato a conoscere ed infine per il controllo ferreo che permette il cambio di tempo repentino e il ricamo di finezza. La risposta degli orchestrali è stata peraltro all’altezza della direzione. Fin qui niente di nuovo per chi ha avuto modo di sentire la Xian dirigere laVerdi, più interessante è stato invece l’elemento nuovo della serata: il rapporto coi cantanti e con l’azione scenica (nei limiti della forma di concerto). Anche qui, nonostante il direttore rimanga sempre di spalle rispetto ai cantanti, il risultato ci è parso molto riuscito e attento alle esigenze delle voci e del dramma. Soprattutto non si è verificato il temuto esondare del volume orchestrale (generalmente intenso nello stile della Xian) sui solisti vocali, mentre sono stati trascurabili i pochi momenti di scollatura.

C. Angella è Santuzza
C. Angella è Santuzza

La questione del coordinamento fra podio e proscenio ci porta a parlare di Chiara Angella, interprete di Santa e vera trionfatrice della serata insieme alla direttrice. E’ stata in effetti lei a mettere più in difficoltà la bacchetta per una tendenza ad allungare molto le frasi, tendenza tuttavia pienamente giustificata per salvaguardare la cantabilità, a volte un po’ negletta dalla “frenesia” della Xian. Molto efficace infatti è risultato l’uso della voce, specialmente nel registro più grave, per conferire tanto al canto quanto al declamato quei toni drammatici che sono propri di Santuzza. All’estremo opposto è stato invece poco brillante il tenore Paolo Bartolucci, con uno stile di canto piuttosto datato, alleggerito e manierato, nonché accompagnato da movimenti scenici estremamente statici. Non si è segnalato né per volume né per bellezza del timbro, sparendo nei momenti concitati e sforzando molto il passaggio di registro per andare a trovare un (pur bel) si bemolle nel finale. Funzionali i tre altri protagonisti: l’Alfio di mestiere di Alberto Gazale, la cui voce risente un po’ quando deve spingere e salire, la Lola di Elena lo Forte, dotata di timbro molto scuro, e la solida Mamma Lucia di Erika Fonzar, resa alquanto giovanile dalle mèches fucsia! Nel complesso un cast che non avrebbe sfigurato in tante produzioni, per quanto chiaramente alcune sinergie avrebbero richiesto maggior tempo di preparazione e prove che l’appuntamento settimanale non permette di fare. Chiudiamo la parentesi vocale citando doverosamente il nutrito coro diretto da Erina Gambarini, sempre sugli scudi e di grande effetto. La parte per coro, che già è molto raffinata in partitura, è stata ulteriormente impreziosita da alcune delle finezze direttoriali di cui parlavamo sopra, trovando sempre pronti i coristi de laVerdi.

Anche quest’anno è stato dunque un successo (artistico ma soprattutto di pubblico) l’esperimento operistico per concludere alla grande una stagione ricca, che guarda già al prossimo anno con la ricorrenza del ventennale. Fra gli highlights del 2013-14 dobbiamo citare indubbiamente l’Ottava di Mahler con Chailly, ma anche molto Strauss e Rachmaninov. Meritano insomma di essere riconosciuti i valori che nel corso degli anni questa istituzione sta costruendo, riuscendo ad essere fra le poche ad ottenere addirittura fondi aggiuntivi in anni di crisi. Se, come si usa fare, questo è il momento dei bilanci, è il caso di dire che siamo di fronte ad un bilancio decisamente positivo.

Alberto Luchetti

Pubblicità